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Vangelo di Marco 7,31-37

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!»

UDIRE E PARLARE

Questo è un miracolo che svela il valore e l’importanza dell’ascolto e della parola. San Paolo ricorda che non si può credere senza l’annuncio e senza l’ascolto. Il sordomuto guarito, non solo ci sente, ma proclama il miracolo, insieme con gli altri che sono con lui. La gratitudine, la testimonianza, l’annuncio esprimono la bellezza e la novità dell’incontro con Cristo e ne rendono partecipe il mondo. Quale altro scopo, quale altro compito più significativo di questo?

Vangelo di Luca 10,1-9

In quel tempo il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”.

LA LINGUA DEL VANGELO

La storia documenta che il cristianesimo si è diffuso a ondate di popoli: dapprima gli Armeni, all’inizio del quarto secolo, poi i Franchi, i Germani, gli Angli. Ecco i popoli slavi, ad opera di due fratelli, Cirillo e Metodio. Il Vangelo venne tradotto nella nuova lingua, attraverso un nuovo alfabeto detto appunto ‘cirillico’. Con la vita normale dei cristiani e con l’opera dei grandi evangelizzatori e missionari, il Vangelo corre le strade del mondo ed entra nel cuore e nella vita degli uomini.

Domenica 17 febbraio 2019 - VI del Tempo Ordinario, Ciclo C

Introduzione del celebrante
Il Signore apre davanti a noi la strada delle beatitudini. Gli affidiamo il nostro desiderio di vita e di felicità.

1. Signore Gesù, l’annuncio delle Beatitudini ci apre il cuore. Liberaci dalla tentazione del possesso, del potere, della vita superficiale e vuota,
Noi ti preghiamo: DONACI UN CUORE NUOVO SIGNORE

2. Signore Gesù, grazie per il Papa e per quanti proclamano l’annuncio della tua risurrezione; donaci di guardare e seguire chi vive le beatitudini,
Noi ti preghiamo: DONACI UN CUORE NUOVO SIGNORE

3. Signore Gesù, ti affidiamo l’Unione Europea e i singoli stati che la compongono. Sostieni i propositi di collaborazione, accoglienza, sostegno verso i più poveri,
Noi ti preghiamo: DONACI UN CUORE NUOVO SIGNORE

4. Signore Gesù, donaci fiducia e speranza in mezzo ai drammi e alla confusione del mondo. Concedici di vivere nella verità e nella pace,
Noi ti preghiamo: DONACI UN CUORE NUOVO SIGNORE

Conclusione del celebrante
Signore, tu ci accompagni sempre la tua grazia; purifica e sostieni la nostra domanda di vita e di felicità. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

Spunto per la festa:
Le strade facili per la felicità: la ricchezza, l’avere tutto e subito, la vita superficiale e senza impegno. Risultato? Inquietudine e vuoto, tristezza e limite, insieme con l’esperienza del limite e dell’insufficienza nostra o dei familiari. Gesù indica la vera via. ‘Beato l’uomo che confida nel Signore’. Cristo risorto è vivo e presente. Viviamo la nostra vocazione davanti a Lui, cercando il vero bene.

Vangelo secondo Marco 7,14-23

In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro».
Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti. E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

LA LIBERAZIONE CRISTIANA

Gesù opera una grande liberazione. Non esistono cose, cibi, contatti che rendano impuro l’uomo o la donna. La moralità, cioè la valutazione del bene e del male, non appartiene alle cose, ma al cuore dell’uomo: questo può essere buono o cattivo. “Il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro tutto è vostro – dice san Paolo - Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.” Gesù ci libera dal feticismo, dal formalismo e dalla superstizione, e ci affida alla nostra libertà.

Vangelo secondo Marco 7,1-13

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».

EUCARISTIA E CARITA’

I martiri di Abitene proclamano la fede nell’Eucaristia davanti ai persecutori: “Senza la Domenica non possiamo vivere”. Per quanti cristiani l’Eucaristia diventa principio di vita e di carità? Non un gesto formale che chiude il cuore, come Gesù rimproverava scribi e farisei, ma una partecipazione al sacrificio di Cristo, che si prolunga nelle azioni della giornata. Guardando Gesù e partecipando alla sua vita, il cuore si apre alla carità e alla misericordia. La grazia della sua presenza sacramentale ci sospinge alla immedesimazione con Lui.

Vangelo secondo Marco 6,53-56

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono.
Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse.
E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.

DAVANTI A GESU’ E A MARIA

A Lourdes vengono portati i malati perché, dopo lo sguardo di Maria nella grotta delle apparizioni, incontrino Gesù nella Messa e nella grande processione eucaristica. Toccare il Signore e venire da Lui benedetti, produce il conforto di sentirsi voluti e amati, trovando così lo scopo della vita. I volontari e i familiari che accompagnano i malati sono la mano e il cuore di Cristo. Rinasce un mondo di carità e speranza, di accoglienza e pace.

Vangelo secondo Luca 5,1-11

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

UNA PESCA NUOVA

 

Non solo nei paesi di pescatori questa pagina di Vangelo appare viva di colori come uno spezzone di film. La folla sulla spiaggia, le due barche, e la prua di una che diventa un pulpito per Gesù. La pesca sovrabbondante dopo una notte vuota. La reazione stupefatta di Pietro e degli altri pescatori. Gesù carica le spalle e il cuore di Simon Pietro con quel nuovo incarico. E infine, le barche ormeggiate sulla riva, mentre i pescatori lasciano tutto e lo seguono. Realismo di fatti accaduti e inizio di una storia nuova con una lunga traversata e un’immensa pescata per tutti i mari del mondo.

Quelle barche, quelle reti, quei colpi di remo; quelle bracciate, quegli sguardi, quei passi segnano anche il nostro destino. Ci offrono il senso vivo di un’appartenenza, la bellezza di uno scopo, l’intensità di un compito.

Cosa siamo chiamati a fare nella vita, se non metterci dietro a quell’Uomo, guardarlo, ascoltarlo, seguirlo? Chiamati ad annunciare ad amici, familiari, colleghi, alla gente in strada e in autobus, in treno e in metropolitana, giovani e pensionati, sani e malati, chi Lui è: Uno che rimette in moto l’intera storia, e la nostra vita. Uno che conquista le persone e le valorizza al massimo. Uno che dà lavoro, con sovrabbondante ricompensa. Gesù Cristo, il Signore.

Giornata mondiale del malato

Introduzione del celebrante

Rivolgiamo al Signore Gesù la nostra preghiera con la stessa fiducia di Pietro: “Sulla tua parola, o Signore, getterò le reti”.

  1. Signore Gesù, tu ci inviti a prendere il largo, superando delusioni e paure. Donaci fiducia e decisione nelle piccole e grandi imprese della vita,

Noi ti preghiamo: DONACI FIDUCIA O SIGNORE

  1. Signore Gesù, ti ringraziamo e ti preghiamo per quanti guidano la barca della Chiesa: il papa, i vescovi, i sacerdoti, i diaconi e tante persone responsabili; rendili saggi e forti, pieni di fede, speranza e carità,

Noi ti preghiamo: DONACI FIDUCIA O SIGNORE

  1. Signore Gesù, Dio della vita, illumina e conforta i fratelli che vivono situazioni di difficoltà, come in Venezuela e in altre nazioni. Donaci la grazia di accompagnare e sostenere i malati e i sofferenti,

Noi ti preghiamo: DONACI FIDUCIA O SIGNORE

  1. Signore Gesù, ti affidiamo la nostra comunità; donaci di crescere come comunità di fede, sostenendoci insieme come figli e fratelli,

Noi ti preghiamo: DONACI FIDUCIA O SIGNORE

Conclusione del Sacerdote

Signore Gesù come Pietro mettiamo ai tuoi piedi la nostra domanda e le nostre attese. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

Spunto della domenica

Nella traversata del mare della vita, il Signore naviga con noi nella barca della Chiesa. Egli rilancia il nostro coraggio e la nostra opera, senza che restiamo sommersi dalla fatica, dalla delusione per la mancanza di risultati, dal senso di indegnità, dalla cattiveria del mondo. Con Gesù si può ricominciare a prendere il largo: speranza, iniziative familiari o di lavoro, o di carità e comunque di vita.

Vangelo secondo Marco 6,30-34

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

LA SORGENTE

Gesù accoglie i suoi al ritorno dalla missione. Non sta a misurare il risultato, che dev’essere stato clamoroso come notano altri evangelisti, ma li introduce in un’esperienza di riposo e di preghiera. E’ quanto Egli fa continuamente, ponendosi ogni volta in faccia al Padre, dal quale ricava la propria identità ed energia. E’ il fondamento della vita, che riguarda non solo i preti, i consacrati e i cosiddetti ‘operatori pastorali’. Il ritorno alla sorgente rinnova la persona e ridona slancio alla missione.

Vangelo secondo Marco  6,14-29

In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!».
Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

ALLA RICERCA DI GESU’

C’è una ricerca di Gesù viva e cordiale, e ce n’è una perversa, come quella di Erode che teme Gesù come antagonista e nello steso tempo ne cerca i miracoli. Il cammino di conoscenza di Gesù si realizza quando il cuore si apre e la vita desidera cambiare. Allora riconosciamo i testimoni del Signore e accogliamo la parola che provoca e corregge. Erode, schiavo della lussuria, viene condotto alla perversione del delitto. Giovanni Battista, che aveva preannunciato Gesù, ne anticipa anche il martirio.