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Vangelo secondo Luca 12,1-7

In quel tempo, si erano radunate migliaia di persone, al punto che si calpestavano a vicenda, e Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli:
«Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze.
Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. Vi mostrerò invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui.
Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri!».

UN ABBRACCIO

Gesù ci consegna l’abbraccio del Padre. E’ un abbraccio che sperimentiamo nella cura e nell’amore di Gesù per noi, che viviamo, siamo sottoposti a prove, fatiche, contraddizioni. Quanto vale un passero? Eppure Dio lo guarda. E noi non siamo passeri, ma figli. Per questo Gesù ci invita a guardarci attorno. Chi vediamo vivere con il cuore pieno di desiderio del Cuore di Cristo, aperto alla Sua grazia? Questo è il buon lievito per il pane che risponde alla fame di vita e alla sete di felicità

UN PRETE CON I MALATI DI CORONAVIRUS

Un prete in corsia nelle settimane più drammatiche del coronavirus. Non è un normale cappellano di ospedale. Ha lasciato in sospeso gli studi e l’insegnamento di scienze bibliche all’Università San Damaso di Madrid e ha dato la sua disponibilità al vescovo. Dapprima avrebbe dovuto collaborare con una squadra di guardia notturna al telefono. Mercoledì 1 aprile gli viene chiesto di sostituire l’anziano cappellano dell’ospedale San Francisco de Asis. Comincia l’avventura che si protrae per cinque settimane di fuoco. Deve vivere isolato dai sacerdoti con cui abita e ogni giorno, bardato come un palombaro, entra in ospedale pronto a ‘dare la vita per l’opera di un Altro’. Dopo aver studiato e commentato il libro di Giobbe, su cui aveva curato una visitatissima mostra per il Meeting di Rimini del 2018, incontra ora Giobbe sofferente nei padiglioni del coranavirus: si chiama Rocio, Eusebio, Antonio, Mariano, Florentino, Fernando, Sara, Justa, Rosa… e anche i due sacerdoti malati, uno di origine italiana. Incontra medici e infermieri. Percorre un tratto di settimana santa, la Pasqua e il tempo pasquale fermandosi nella stanza di chi lo ha fatto chiamare o di chi incontra casualmente. Entra e guarda. La realtà lo ferisce e lui si lascia ferire. Il mistero del dolore, dell’abbandono, della morte lo avvolge e lo sospinge a un dialogo con se stesso, con gli altri e con Dio. Irrompono le domande sul senso della vita, sul valore delle persone e delle cose. La sua persona si specchia sui due sacerdoti che soffrono – uno di loro muore, mentre l’altro guarisce. E’ l’imprevisto, l’imponderabile, il non misurabile. La realtà con la quale si imbatte giorno dopo giorno lo fa più religioso, cioè lo pone costantemente di fronte a un Altro.

Ecco dunque questo diario, un racconto serrato come se noi percorressimo col protagonista i corridoi dell’ospedale ed entrassimo con lui nelle stanze. La potenza di una scrittura limpida e sincera ci pone di fronte ai fatti. Se ne esce meno padroni della realtà, più affidati al Mistero di Dio che ci accompagna in vita e in morte. Riscopriamo il valore della carità, del sacramento dell’unzione e della confessione, o semplicemente di una compagnia gratuita accanto a chi soffre. Il nostro amico prete, dopo cinque settimane, è tornato a Giobbe e ai suoi studi biblici. Si considera un ‘testimone privilegiato’: Dio gli si è presentato più vicino e partecipe al destino dell’uomo.

Ignacio Carbajosa, Tesstimone privilegiato, Diario di un sacerdote in un ospedale COVID, Ed Itaca, Castel Bolognese 2020, pp 128 € 12,00

Angelo Busetto

 

Domenica 18 ottobre 2020 – XXIX, TEMPO ORDINARIO, Ciclo A

GIORNATA MISSIONARIAIntroduzione del celebrante
Rendiamo grazie a Dio per il dono della fede, della speranza e della carità. A Lui affidiamo la nostra preghiera per tutti gli uomini.

Ripetiamo insieme: SALVACI O SIGNORE

1. Signore Dio nostro Padre, ti affidiamo la tua Chiesa, con tutti i fedeli battezzati. Rendici consapevoli del dono della fede e del compito missionario che ci affidi davanti al mondo,
Preghiamo: SALVACI O SIGNORE

2. Signore Dio nostro Padre proteggi i popoli oppressi da violenza e ingiustizia, in particolare i cristiani perseguitati e quanti soffrono a motivo della loro fede,
Preghiamo: SALVACI O SIGNORE

3. Signore Dio nostro Padre, sostieni la vita dei missionari e dei cristiani che testimoniano nel mondo la tua presenza e il tuo amore; donaci di collaborare alla missione della Chiesa con la preghiera e con la condivisione dei beni,
Preghiamo: SALVACI O SIGNORE

4. Signore Dio nostro Padre, ti affidiamo le famiglie e le comunità cristiane, perché si realizzino come luoghi di educazione alla fede. Rendici attenti e solidali in questo periodo difficile per il nostro mondo,
Preghiamo: SALVACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante
Noi siamo tuo popolo o Signore. Accogli la nostra preghiera, tu che ci salvi e sempre ci riedifichi. Per Cristo nostro Signore.

Spunto della domenica
I poteri della terra non salvano l’uomo, e spesso lo disorientano e lo opprimono. Cristo ci chiama a una libertà più grande. Mentre rispettiamo l’autorità costituita e le leggi dello Stato, riconosciamo che al di sopra di ogni potere umano c’è Dio e solo l’obbedienza a Lui realizza il nostro destino e ci rende felici. Manteniamo la libertà di vivere e professare la fede, come speranza per noi stessi e per ogni uomo, in una prospettiva missionaria. Le nuove generazioni e chi ci avvicina, lo possano incontrare attraverso “l’operosità della nostra fede, la fatica della nostra carità, la fermezza della nostra speranza”.

Vangelo di Luca 11,47-54

In quel tempo, il Signore disse: Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito». Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.

PROFETI E TESTIMONI

Quante volte abbiamo visto cristiani, preti o laici o religiosi, perseguitati in vita e poi riabilitati e proposti ad esempio! Santa Teresa d’Avila viene ostacolata per l’impostazione profondamente umana che dà alla vocazione monacale, vissuta con serietà e vero amore a Gesù. Anche oggi può capitare di non riconoscere quei maestri e testimoni della fede, seguendo i quali la vita potrebbe (o avrebbe potuto) fare un balzo. Cerchiamo e guardiamo quei ‘profeti’ del passato e del presente con i quali Gesù illumina la nostra vita.

Vangelo secondo Luca 11,42-46

In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».
Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».

DAL FORMALISMO ALLA CARITA’

C’è un filo di fariseismo nella nostra vita? La formalità, l’apparenza, la bella figura e magari il cuore distante e diffidente? Rischiamo di dimenticare o trascurare anche le azioni di carità più doverose, come un’attenzione e una cura verso familiari anziani, una dedizione più paziente ai piccoli, una disponibilità più attenta ai colleghi di lavoro. Gesù usa una spada tagliente verso i farisei, ‘giusti’ solo in modo formale. Permettiamo al Signore di levigare un po’ anche la nostra vita.

 

EDUCARE UOMINI VIVI

L’educazione è un passaggio di umanità da persona a persona. Non si regge con precetti e regole, ma con lo sguardo e l’attrattiva. Si imposta attraverso un rapporto, che esprime attenzione e simpatia, e arriva a sprigionare le energie anche nascoste di un ragazzo e di un giovane. Occorre credere nel cuore dell’uomo, così come Dio l’ha fatto, pieno di desiderio e di possibilità. Assecondare l’innato desiderio di essere felici e quasi provocarlo perché si desti e diventi operativo: l’io infatti si ridesta nell’incontro con l’altro. Secondo un’espressione ricavata da Josef Jungmann “l’educazione è introduzione alla realtà totale”, come dire introduzione alla vita. Su questa direttiva si è svolta la missione educativa di don Giussani. E’ quindi impegnandosi con la realtà concreta, vivendo intensamente le circostanze della vita, che la personalità fiorisce e si evolve. Occorre sorprendere lo spunto di verità e di novità che può sbocciare anche nel ragazzo più discolo, e che può rinnovare un’intera classe di scuola apparentemente irrecuperabile. Nella pazienza del tempo, e nel rischio della libertà, la presenza di un adulto – genitore o insegnante – che ama la vita e si impegna con essa, porta frutto. Tutto questo e altro ancora, viene proposto in questo libro, documentato da esperienze di vita.                                        Un utile contributo all’evento voluto da Papa Francesco per il 15 ottobre, che prenderà l’avvio alle ore 14,30 sul canale Youtube di Vatican Media. 

Julian Carron, Educazione. Comunicazione di sé, San Paolo, Milano 2020 ,pp 94 € 5,00

Angelo Busetto

Vangelo secondo Luca 11,37-41

In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro.

UN GESU’ CHE NON TI ASPETTI

Come il fariseo del Vangelo, anche tu inviti a casa tua Gesù per criticarlo? Lo preghi, vai a messa, leggi il Vangelo, per vedere se corrisponde alla tua immagine e alle tue aspettative? E’ più giusto e più bello invece andare alla scoperta del sua identità, farci invadere dal suo cuore, dalle sue intenzioni, dalle sue opere. Su questo puoi misurare e vagliare le azioni, correggere pretese e manie. Permettiamogli di occupare nella vita tutto lo spazio che si merita.

Vangelo secondo Luca 11,29-32

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

DOVE RICONOSCERE GESU’

Dove cercare e riconoscere il Signore? Sempre da un’altra parte rispetto a dove siamo, in una circostanza diversa da quella che viviamo? In una Chiesa diversa da quella che ci è data? Gesù ci invita ad aprire gli occhi e a riconoscerlo nel presente: la vita che ci è donata, la compagnia della Chiesa che ci fa strada, i santi che illuminano il cammino. Possiamo scoprire la presenza e l’azione di Gesù negli ultimi due beati, un vecchio e un giovane, Padre Marella e Carlo Acutis.

Vangelo secondo Matteo 22,1-14

In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

UNA FESTA DI NOZZE

Quando diventiamo cristiani, scopriamo di essere invitati a una festa di nozze. Dio è il Padre che ci dona il mondo e la nostra stessa persona e ci invita alla festa di nozze del Suo Figlio Gesù. C’è qualcosa di meglio nella vita? I nostri affari, impegni, divertimenti, soldi, capricci? Quando pretendiamo la felicità dalle nostre piccole o grandi imprese, si crea una voragine nel cuore. E’ l’esperienza di sempre. Meglio rispondere sì all’invito. E’ più facile rispondere quando constatiamo la nostra povertà e il nostro bisogno.

Vangelo secondo Luca 11,27-28

In quel tempo, mentre Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!».
Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».

BEATI CON MARIA

Nei Vangeli la parola Beati non si trova solo nelle otto beatitudini, ma viene riferita anche a singole persone. Sono beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano. E’ beata Maria, che Elisabetta, Madre di Giovanni Battista saluta così: “Beata tu che hai creduto nell’adempimento delle parole del Signore!”. Maria crede alla Parola che diventa carne in lei. Domandiamo di partecipare alla sua beatitudine, in questo mese di ottobre, ascoltando e vivendo la parola di Dio attraverso i misteri del Rosario.