'I cristiani sono l'anima del mondo'. La prima volta che udii questa espressione fu un lampo di luce. Insieme con altri giovani amici, sacerdoti e laici, eravamo presi dalla responsabilità per la missione della Chiesa nel mondo. Non ci corrispondeva l'immagine allora imperante di una Chiesa proiettata alla conquista e al dominio del mondo. Sul versante opposto, ci affascinava la proposta di immergerci nel mondo come lievito nella pasta; tuttavia vedevamo alcuni amici, che si erano lanciati in questo tentativo, spegnersi nell’insignificanza o catturati dall’ideologia. Ci attraeva la possibilità di entrare nel mondo con la libertà della fede, con un volto e un cuore dominati dalla passione di Cristo. Un principio vitale, attivo ma non aggressivo, vivace ma non prepotente, attraente ma non propagandistico ci veniva presentato da un vivace sacerdote che, in un convegno missionario, proponeva la nuova immagine della missione non in termini di conquista o di colonizzazione, ma come presenza discreta ed efficace sulle orme di Cristo. Il nucleo ardente del suo discorso traeva origine da un manoscritto scoperto nel 1436 a Costantinopoli in una pescheria, usato come carta da imballaggio insieme con altri scritti già noti, denominato ‘A Diogneto’. L’autore ignoto di questo testo, il cui contenuto aveva cominciato a diffondersi dalla seconda metà dell’Ottocento, racconta la vita dei primi cristiani a un certo Diogneto, al quale ‘interessa molto conoscere la religione dei cristiani’; lo invita a ‘purificarsi da tutti i pregiudizi che gli invadono la mente’, a sbarazzarsi dalle ingannevoli consuetudini e a diventare un uomo nuovo, discepolo di una ‘dottrina nuova’. Così scrive: A dirla in breve, come è l'anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani. L'anima è diffusa in tutte le parti del corpo e i cristiani nelle città della terra. L'anima abita nel corpo, ma non è del corpo; i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo…
E prosegue: I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini…. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini, e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. Mettono in comune la mensa, ma non il letto. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. Queste parole precise e intense continuano a segnare una direzione e diventano realtà nella vita di tanti cristiani. Nel mondo di tutti, i cristiani – singolarmente presi o in famiglie e gruppi, fraternità e comunità – vivono una novità che cambia il rapporto con le persone, le cose, gli avvenimenti, nella consapevolezza di essere scelti e amati per testimoniare il Signore nel mondo. E’ una strada aperta anche oggi per tutti i seguaci di Gesù, ciascuno nella fedeltà alla propria vocazione, qualunque essa sia e dovunque conduca, consapevoli di un bene che viene ricevuto per essere donato. Una prospettiva di vita attraente come il sole a mezzogiorno e vivace come le onde che vengono a lambire la spiaggia: così i cristiani sulla spiaggia del mondo.