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GESU’ E PILATO: UNA STORIA PASQUALE

UNA STORIA E TRE PROTAGONISTI: GESU’, PILATO, IL ROMANZIERE

Càpita di trovarsi in mano questo libro, e di mollarlo appena dopo poche pagine, sconcertati e forse scandalizzati dalla sua impostazione. Gesù viene presentato come un uomo smarrito, in cerca della sua identità; il racconto si svolge audacemente in prima persona, a partire dalla sera della condanna, e rievoca l’infanzia, i sogni e i fatti, anche quelli mai raccontati dal Vangelo e nemmeno registrati dagli apocrifi. La voglia di chiudere il libro prevale.

Chi è l’autore di queste pagine? Il suo nome spunta da qualche rivista e giornale. Eric-Emmanuel Schmitt è nato nel 1960 in Francia. Il suo primo amore non è stato la letteratura, ma la musica e la filosofia. Verso i trent’anni, un fatto gli cambia la vita. Di famiglia anticlericale e di formazione atea e poi agnostica, in un viaggio nel deserto del Sahara, ‘quella notte sotto le stelle’ lo rivolta. Comincia a credere in Dio, e in un’altra notte legge di seguito i quattro Vangeli, trovandoli veri anche in forza delle loro dissomiglianze. Si appassiona a Gesù, ma il suo sguardo non si rassegna alle frasi religiose ripetute e alle immagini oleografiche abituali. Ecco allora questo ‘romanzo’ in cui Gesù è immaginato ‘diverso’, come un ragazzo e un uomo che non sa di essere il Messia e si trova coinvolto in una vicenda che lo supera, ed egli vi si immerge, arrivando all’ultima frase registrata sulla croce: “Padre mio, perché mi hai abbandonato?”.

Fin qui il primo spezzone del libro. Segue un racconto con il doppio di pagine, dove il protagonista, che parla ancora in prima persona, è Pilato, il quale scrive una serie incalzante di lettere “all’amico Tito”. La sorpresa prosegue. Il primo contatto di Pilato con Gesù avviene attraverso la moglie che, dopo un pomeriggio trascorso con Gesù, si ritrova guarita dal flusso di sangue che la tormentava.

Il linguaggio di Pilato nelle lettere è raffinato, elaborato, pronto a registrare i fatti esteriori e i moti dell’anima. Entriamo nel vivo della condanna di Gesù, sulla falsariga del racconto evangelico. La parte più sorprendente ed emozionante corrisponde ai giorni che seguono la morte e sepoltura di Gesù, fino e oltre la scoperta del sepolcro vuoto. Qui Pilato agisce come un detective privato, indagando a tutto spiano su una scaletta di ipotesi successive. Prima l’indagine in casa di Giuseppe d’Arimatea, che potrebbe avere nascosto il cadavere di Gesù, poi in casa di Caifa, poi da Erode, e via esaurendo tutte le vie della ricerca, in un una tensione progressiva. Lasciamo al lettore l’emozione di percorrere i vari livelli della inutile investigazione di Pilato, fino alla conclusione.

Il libro tuttavia non finisce con le lettere di Pilato. C’è ancora una terza parte, che è un ‘racconto del racconto’, Diario di un romanzo rubato. Il nostro autore narra di avere subìto un furto atroce. Gli sono stati rubati i due computer e i dischetti della prima stesura dell’intero romanzo. E intanto l’editore preme. Si butta allora in una affannosa riscrittura, quella che poi viene data alle stampe e che mi ritrovo tra le mani. Ci viene riservato ancora un estremo colpo di coda, che sbuca improvviso nell’ultima pagina e che lasciamo lettore come sorpresa finale.

La perfetta coincidenza della lettura di questo romanzo con l’ultimo scorcio della Quaresima e con la Settimana Santa fino al giorno di Pasqua, ha reso il libro ancora più appassionante e realistico, nonostante alcuni risvolti improbabili e favolistici.

Eric-Emmanuel Schmitt, Il Vangelo secondo Pilato, ed San Paolo, Milano 2013, prima edizione buc pp 348 € 9,00