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12 febbraio 2023, VI Domenica Tempo Ordinario anno A

Introduzione del celebrante

Gesù ci dona un diverso criterio di giustizia e di carità. Gli domandiamo la grazia di accompagnarci a viverlo, insieme con tutto il popolo cristiano.

  1. Signore Gesù, donaci la grazia di accogliere e vivere la legge nuova della giustizia e dell’amore, per cambiare il nostro cuore e trasformare le nostre azioni secondo la tua misura,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, ti affidiamo Papa Francesco, il nostro vescovo e tutti coloro che vivono e operano per rinnovare il volto e la missione della Chiesa nel mondo. Donaci nuovi apostoli e testimoni,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore, ti affidiamo i giovani, perché scoprano l’amore vero, nel desiderio e nella decisione di formare una famiglia benedetta dal sacramento del Matrimonio, nella compagnia della Chiesa e con il sostegno della società civile,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, guarda i drammi e le speranze del nostro mondo: salvaci dalla guerra, risveglia la solidarietà verso le popolazioni colpite dal terremoto, verso chi soffre per malattia, povertà, ingiustizia,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante

Accogli Signore la nostra preghiera. La tua grazia ci sostenga nell’operare il bene e nell’annuncio del messaggio della salvezza. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli Amen

UNA VITA PIU’ UMANA

Gesù ci offre un di più di umanità, di verità e di dignità della vita. Egli ci invita a vivere come figli e fratelli. Non in forza di regole che ci opprimono, ma come persone attratte da un bene più grande. Rispetto della nostra dignità personale (‘se il tuo occhio ti scandalizza…’); rispetto di Dio (‘non giurare…’): rispetto del prossimo (‘l’offesa al fratello, il desiderio cattivo…’). Ogni giorno possiamo scegliere tra il bene e il male (prima lettura). Ogni giorno i suoi comandamenti ‘ci custodiscono’: una sapienza più grande e più efficace per la vita.

 

Vangelo secondo Marco Mc 7,1-13

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».

QUANDO LA LEGGE E’ LA CARITA’

Quando la legge diventa formalismo, uccide. Quando la prescrizione prevale sulla carità, diventa violenza. Non si può rifiutare ‘il comandamento di Dio’ che è la carità, per ‘osservare la nostra tradizione’ e il nostro legalismo. Lo si può osservare nelle nostre comunità, se il legalismo mortifica i rapporti; nei luoghi di lavoro, se le competenze bloccano le collaborazioni; nei luoghi di accoglienza e negli ospedali, se le regole impediscono la vicinanza… Gesù ci riconduce alla fraternità, alla familiarità, all’amicizia.

Vangelo secondo Marco 6,53-56

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono.
Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse.
E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.

TUTTA QUELLA GENTE

Quanto è grande il bisogno e il desiderio di Gesù!? Alora, adesso e sempre. Un bisogno vero, vasto, profondo, di verità e bellezza, di bene e salvezza, riscontrati in un Volto amico, un uomo paziente, un Dio misericordioso. Lo riscontriamo attraverso tante testimonianze di persone che rendono presente e operativa la loro fede in Gesù l’amore a Lui, attraverso tutta la vita: dai trenta viaggi degli amici in Palestina, all’accoglienza del grido dei giovani drogati. Vale anche per noi, persone di ogni giorno.

Vangelo secondo Matteo 5,13-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

IL SALE E LA LUCE

Sale della terra e luce del mondo è Gesù. Egli ci dona la sua sapienza, la sua parola, la sua vita perché anche noi diventiamo sale della terra e luce del mondo. Come può essere? Come la luce del sole si riflette sulla luna e illumina le strade della terra e le onde del mare, così la vita di Gesù e la luce del Vangelo possono trasformare la nostra vita e renderla utile, rispondendo al bisogno di verità, di pace, di fraternità che c’è nel mondo. Ricerchiamo e diffondiamo le testimonianze di bene che ci circondano.

 

Vangelo secondo Marco 6,30-34
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
IN DISPARTE CON GESÙ
Di ritorno dalla missione a cui Gesù li aveva inviati, gli amici apostoli possono trovare ristoro in Gesù. Non l'attivismo o la compiacenza per il lavoro svolto, ma il ritorno alla sorgente della vita. Non siamo i propagandisti di noi stessi, ma i testimoni di Colui che ci dà la vita e salva il modo. Occorrerà ancora ripartire, illuminati e ristorati dalla Sua Compagnia.

Vangelo secondo Marco 6,14-29

In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!».
Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

 

OLTRE LA PERVERSA INGIUSTIZIA

 

Leggiamo sempre con tanta amarezza quest’episodio di gratuita e insana crudeltà, riversata sul Battista, uomo integerrimo e primo annunciatore di Cristo. Una ingiustizia perversa invade il mondo, moltiplicata con immane proporzione. Dopo tante tragedie del passato, la storia è attraversata dalla guerra in Ucraina; il viaggio del Papa in Congo richiama altre guerre e violenze in Africa. Che cosa possiamo fare? Possiamo convertire il nostro cuore e le nostre azioni alla pace e alla riconciliazione; possiamo pregare con decisione e fiducia.

Vangelo secondo Luca 2,22-40

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

GESU’, VIA DI SALVEZZA

Gesù, disceso dal cielo del Padre nella terra degli uomini, inizia il suo ritorno al Padre presentandosi al tempio con Maria e Giuseppe. Tutta la sua vita è un cammino per riportare al Padre l’umanità perduta, come agnello che porta su di sé il peccato di tutti. Lo riconosce il vecchio Simeone: questo Bambino svela i nostri pensieri, che ci inclinano alla caduta o ci aprono alla via della risurrezione. Gesù è luce, è rivelazione, è giudizio, è misericordia, è via di salvezza per tutti.