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La memoria di don Giussani:                                      un carisma presente

Una coincidenza perfetta. Ogni anno il vescovo Adriano celebra la Messa in prossimità dell’anniversario della morte di don Luigi Giussani. Quest’anno la celebrazione è avvenuta nel giorno preciso dell’anniversario, festa della Cattedra di San Pietro. Una coincidenza che fa emergere il rapporto di Giussani con la Chiesa e in particolare con i Papi che hanno accompagnato e sostenuto il suo carisma, Paolo VI e Giovanni Paolo II. Lunedì 22 febbraio la Cattedrale di Chioggia si è riempita al massimo della capienza secondo i contingentamenti del Covid, con persone di Chioggia e Sottomarina, e anche di Pellestrina, Portoviro, zone del Polesine e altri paesi della diocesi. All’inizio della celebrazione è stata proposta l’intenzione generale di questa celebrazione: “Nelle difficili circostanze che siamo chiamati a condividere con fratelli tutti, chiediamo al Signore una coscienza vigile e grata del dono ricevuto nell’incontro con il carisma di don Giussani per servire sempre meglio la Chiesa, nel riconoscimento che ogni istante che passa è abitato da Cristo presente, perciò non c’è niente di inutile e tutto è segno di una indistruttibile positività’.
Il vescovo Adriano nell’omelia a commento del Vangelo della festa, sottolineava la fede di Pietro nel Figlio di Dio che rivela il Padre nell’unità dello Spirito Santo. E’ la fede vissuta nell’unità della Chiesa fino ad oggi. Don Giussani ha ricevuto questa fede, sottolineando l’incarnazione del Figlio di Dio e la sua presenza di risorto tra noi. Fedele alla tradizione e nello stesso tempo innovatore, l’ha trasmessa in modo efficace alla generazione tumultuosa del suo tempo. “Per conservare il messaggio bisogna renderlo accessibile, comprensibile, desiderabile ad ogni generazione”. E’ quello che don Giussani ha svolto, in un rapporto continuo tra autorità e libertà.

Le intenzioni della preghiera dei fedeli esprimevano la vitalità attuale del carisma di don Giussani, pregando per la missione della Chiesa e ringraziando per le molte vocazioni sacerdotali, religiose, missionarie che hanno trovato origine dal carisma vissuto in Comunione e Liberazione.

Opportuno e doveroso quindi il ringraziamento finale del responsabile diocesano, Lorenzo Cuppoletti, che ha espresso la totale disponibilità del movimento alla missione della Chiesa diocesana secondo le indicazioni del vescovo Adriano.

Vangelo secondo Marco 9,2-10

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

UNA VITA TRASFIGURATA

Dalla prima alla seconda domenica di Quaresima, un bel salto: dal deserto delle tentazioni al monte della Trasfigurazione. Gesù mostra in anticipo ai tre amici più cari la sua vita trasfigurata, cioè la bellezza della sua umanità immersa nel mistero di Dio. E’ quello che Gli accadrà con la risurrezione. Intanto c’è il passaggio dentro la vita di ogni giorno. C’è l’esperienza del dono totale: Gesù muore in croce e risorge; ad Abramo viene chiesto e ridonato il figlio. Camminando con Gesù, la vita viene trasfigurata: lavoro, amicizia, famiglia, persino la sofferenza. Con lui è più umano e più bello vivere.

 

Vangelo di Matteo 5,43-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”.

UN’ALTRA LOGICA

Occorre finirla con la logica che spegne il nostro cuore: la logica del contraccambio, del minimo sforzo, della pretesa. Dio ci sospinge a imitarlo e ce ne dona la forza. Domandiamo la logica della gratuità, della semplicità, della fraternità, dove non vince il calcolo, ma il dono di sé. Sperimentiamo che questo ci rende lieti, perché la nostra esigenza più profonda è quella di essere amati e di amare: secondo la misura del Padre nostro che sta nei cieli.

Vangelo di Matteo 5,20-26

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!”

IL CAMBIAMENTO DEL CUORE

Dove punta il Signore? Al buon funzionamento della società, alle buone maniere che rendono formali i rapporti e spengono i sorrisi? Gesù mira al cuore, e desidera il cambiamento del nostro giudizio su cose e persone. Egli sospinge alla fraternità, che dà valore al dono deposto sull’altare e semplifica i rapporti intrigati e complicati che conducono a logoranti guerre fraterne. Solo un cuore convertito al suo amore rende felici noi e cambia il volto della terra.

 

Vangelo di Matteo 7,7-12

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.”

CHE COSA DOMANDIAMO?

Quanto ci lamentiamo col Signore che non ci ascolta? Il Signore vuole collaborare con noi a fare il bene e si concede a noi come la vera ‘cosa buona’ della vita. Ci insegna a domandare il suo Regno, a fare la sua volontà, ad accogliere la sua misericordia e a donarla. Ci invita a chiedere il cibo per ogni giorno, la liberazione dal male, il superamento delle tentazione. Su questo, Egli garantisce la sua risposta. E noi, perché chiediamo altro?

 

Vangelo secondo Luca 11,29-32

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

IL SEGNO DA RICONOSCERE

Per ogni generazione, e per noi oggi, il segno che cerchiamo abita dentro la nostra vita e viene riconosciuto dal nostro cuore. Come gli abitanti di Ninive hanno riconosciuto Giona che li chiamava a conversione nella loro città, così noi troviamo Gesù presente nella vita, riconoscibile dentro le circostanze. Di giorno in giorno la Quaresima ci segnala la sua presenza. Ma noi, quale calendario usiamo, dove puntiamo gli occhi, dove rivolgiamo il desiderio del cuore? Da che cosa ci lasciamo richiamare?

 

Vangelo secondo Matteo 6,7-15

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

VITA DA FIGLI

Con un colpo solo, Gesù scardina la religiosità formale e ci dona la coscienza di essere figli. Figli amati che si fidano della volontà buona del Padre nei nostri riguardi e sanno lodare e ringraziare in ogni circostanza. Figli che si abbandonano ogni giorno alla sua Provvidenza e accolgono e trasmettono la sua misericordia, lottando contro il male, a partire dal proprio cuore. Vivere da figli, come Gesù insegna e come ha vissuto e mostrato personalmente, è un’altra vita.

Domenica 28 Febbraio 2021, II di Quaresima, Anno B

Introduzione del celebrante
Signore Gesù, in questa Eucaristia tu conduci anche noi sull’alto monte, e presenti la nostra preghiera al Padre.

1. Signore Gesù, tu ci hai scelti e chiamati a stare con Te davanti al Padre, come i tre apostoli sul monte: donaci di seguirti nella gioia e nella fatica,
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

2. Signore Gesù, donaci un cuore attento e aperto per incontrarti e seguirti attraverso chi ci indica la strada: il Papa, il vescovo, i sacerdoti,
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

3. Signore Gesù, salva il nostro mondo: dona speranza ai popoli e alle famiglie in questo tempo difficile; in ogni ambiente sia rispettata la dignità della donna, e sia riconosciuto il dono dei figli,
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

4. Signore Gesù, insegnaci a pregare. Donaci di riscoprire la Domenica, giorno della festa e della comunità; rinnova il desiderio del sacramento della Confessione,
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante
Signore Gesù, accogli la nostra preghiera e trasfigurala con la tua grazia, per presentarla al nostro Padre che è nei cieli. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

Spunto della domenica
UNA VITA TRASFIGURATA
Dalla prima alla seconda domenica di Quaresima, un bel salto: dal deserto delle tentazioni al monte della Trasfigurazione. Gesù mostra in anticipo ai tre amici più cari la sua vita trasfigurata, cioè la bellezza della sua umanità immersa nel mistero di Dio. E’ quello che accadrà compiutamente con la risurrezione. Intanto c’è il passaggio dentro la vita di ogni giorno. C’è l’esperienza del dono totale: Gesù muore in croce e ad Abramo viene chiesto e ridonato il figlio. Camminando con Gesù, la vita è già trasfigurata: il lavoro, l’amicizia, la famiglia, persino la sofferenza. E’ più umano e più bello vivere.