Vai al contenuto

Sabato 23 novembre 2019 San Clemente Romano papa e martire II.o sec., San Colombano abato sec VI-VII

Vangelo secondo Luca 20,27-40

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.

LA VITA SPALANCATA

Non esistono immagini umane capaci di tradurre la realtà della vita dei risorti. Anche l’amore umano vissuto nel matrimonio è insufficiente a esprimere la condizione dei beati del cielo, che Gesù definisce ‘uguali agli angeli’ e ‘figli della risurrezione, figli di Dio’. Siamo creati dall’amore immenso di Dio Padre, Figlio, Spirito Santo che ci rende partecipi della sua stessa vita. Tutta la realtà umana va vissuta nella prospettiva dell’eternità gloriosa, promessa e mostrata agli uomini da Gesù risorto.