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Lunedì 8 aprile 2019 San Dionigi vescovo di Alessandria, m. 264

Vangelo di Giovanni 8,12-20

In quel tempo, Gesù parlò [ai farisei] e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».
Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera». Gesù rispose loro: «Anche se io do testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove sono venuto e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. E anche se io giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera. Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me».
Gli dissero allora: «Dov’è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio».
Gesù pronunziò queste parole nel luogo del tesoro, mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora venuta la sua ora.

GESU’ E IL PADRE

Il continuo rimando di Gesù al Padre, dice che Egli non è l’eroe solitario che avanza con la sua forza. Gesù è il Figlio che vive attivamente la sua figliolanza, riferendosi sempre al Padre, dal quale è stato mandato nel mondo e dal quale continua ad essere generato e amato. Dentro questa figliolanza egli può far fronte ai suoi avversari con libertà e vivacità e può andare incontro alla sua ora. Con le dovute proporzioni, vale per ogni cristiano: solo un’appartenenza vissuta ci salva.