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Martedì 26 febbraio 2019, San Porfirio di Gaza, vescovo, 347-420

Vangelo secondo Marco 9,30-37

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

LA VIA DI GESU’

Ai suoi discepoli, in confidenza segreta, Gesù rivela che la sua vita troverà compimento nel venire ‘consegnato’ e ucciso e nella conseguente risurrezione. Ma quelli marciano in a direzione opposta, inseguendo un’immagine umana di messia e di potere. Gesù ha pazienza e continua ad educarli attraverso fatti, mostrando un bambino da accogliere. Qui inizia la scala che conduce a Gesù e arriva al Padre. Una via semplice e umana, possibile a tutti. Occorre solo decidere di percorrerla.