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Vangelo secondo Matteo 9,14-15

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».

IL PIANTO E LA GIOIA

Il digiuno è sempre qualcosa di intrigante per chi lo pratica e anche per chi lo rifiuta. Perché digiunare? Il precetto della Chiesa non si misura sulla forza della legge, ma nasce dal rapporto con Cristo. Quando sei colpito da un dolore profondo come la morte di un amico - e di un Amico come Gesù - allora non hai proprio voglia di mangiare: basta anche solo uno sguardo al Crocifisso. Ma subito riconosci Cristo risorto, e allora la vita cambia.

Dove nasce speranza

La chiamava ‘mia Regina’: Adeodato, il figlio che Agostino aveva avuto prima della conversione, amava la nonna Monica fino alla venerazione, attratto dal suo affetto e sapienza, dalla sua fede e determinazione. Monica, fedele cristiana, seguiva con passione e dolore le vicende del figlio Agostino che emergeva per intelligenza e oratoria nella cittadina di Ippona, a Cartagine, a Roma,   disperdendosi in compagnie goderecce, in filosofie insufficienti e in forme religiose equivoche.  Finalmente, a Milano città imperiale, dove la fede e l’eloquente energia di Ambrogio guidava il popolo cristiano, Agostino incontra il cristianesimo e si fa battezzare. In un romanzo che racconta la ‘vita avventurosa di Agostino’ si intravvede il rapporto discreto ma profondo di Monica con la Chiesa e in particolare con il vescovo Ambrogio. In quei tempi le donne, mentre tessevano i vestiti della liturgia cristiana liberata da Costantino, andavano costruendo la chiesa domestica nelle case. La preghiera assidua, la vicinanza discreta, l’affetto incondizionato, il consiglio silenzioso accompagnavano figli e nipoti, sostenevano le celebrazioni e le tante forme di carità della comunità.

Quasi per l’intero corso di due millenni della storia d’Occidente, le donne non hanno goduto di una posizione significativa nella società, se non per il nome di qualche principessa o regina e di qualche rara artista e studiosa. In questo contesto, nella Chiesa alcune donne emergono attraverso varie direttrici: badesse di monastero, con competenza anche verso monasteri maschili; sante martiri dei primi secoli, venerate e celebrate, e sante mistiche, analfabete o studiose: nomi noti e dimenticati, Agnese e Lucia, Ildegarda e Caterina, Maria Goretti e Gianna Beretta Molla.

Pope Francis poses for a photo as he attends a meeting with African women, judges and prosecutors, on human trafficking and organized crime, at the Vatican, Thursday, Dec. 12, 2019. (AP Photo/Gregorio Borgia)

Tuttavia, la storia non procede solo per grandi nomi e imprese. Donne madri, spose, sorelle, amiche hanno amato, custodito, protetto, consigliato, soffrendo e godendo per mariti, figli, nipoti, bambini e anziani. Nel giro delle famiglie patriarcali, nel contesto del paese e del circondario, nel rapporto con monasteri e conventi, ecco donne ostetriche, donne che allattano i figli degli altri, donne consigliere, donne catechiste. Madri e sorelle ‘spirituali’ costituiscono il buon terreno per la fioritura di famiglie cristiane, per vocazioni al sacerdozio e alla consacrazione. Donne sante accanto a santi uomini, come Chiara e Francesco, Francesca de Chantal e Francesco di Sales; moglie e marito santi insieme come i genitori di Teresa di Lisieux e i coniugi Beltrame-Quattrocchi.

Oggi, quando il terreno della società sembra sfaldarsi e irrigidirsi nell’individualismo, e le comunità cristiane sembrano smarrirsi e disperdersi, le donne offrono cuore e cura, pazienza e vigilanza. Negli ultimi decenni esplode il fenomeno di donne che lavorano fuori casa e donne studiose, teologhe, responsabili di comunità. Al di là delle problematiche sui ministeri e sulle responsabilità istituzionali, oggi in modo più palese la Chiesa respira con due polmoni, ama con un intenso battito del cuore, ragiona con l’intelligenza di quanti la costituiscono, uomini e donne. La Chiesa consiste nelle persone, con le doti e i carismi di ciascuno, nell’armonia di una orchestra che naviga in una grande barca nel vasto mare. Ogni cristiano, ogni uomo o donna è pieno di gratitudine verso la donna dalla quale ha ricevuto la vita, verso tante donne che lo amano, lo accompagnano e lo custodiscono. Nella poesia e nella prosa della vita, nella bellezza e nella sofferenza, da bambini o da grandi, da sani o malati, è grazia di Dio che una donna ti sia accanto.

don Angelo Busetto

 

Vangelo secondo Luca 9,22-25

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?».

DI CHE COSA E’ FATTA LA QUARESIMA

La Quaresima è fatta del cammino di Gesù verso la croce e la risurrezione. In parallelo, la nostra Quaresima ci mette in cammino dietro a Gesù portando la croce della vita per essere salvati dalla sua risurrezione. Non siamo chiamati a diventare padroni del mondo, nemmeno del nostro piccolo mondo familiare o sociale. Siamo chiamati a seguire Gesù: conoscerlo, pensarlo, amarlo; affidando a Lui i nostri desideri e le nostre opere. Solo così salviamo noi stessi.

Vangelo secondo Matteo 6,1-6.16-18

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

UNA BUONA RIPARTENZA

Punto di partenza della Quaresima è il tuo cuore segreto, le tue intenzioni profonde, la tua decisione davanti a Dio. Questa è l’origine della verità con te stesso e della lealtà verso il prossimo. La preghiera, la carità, la correttezza verso Dio e verso il prossimo non si riducono a un atteggiamento esteriore e formale, ma sorgono da un cuore desideroso del proprio bene e attivo per il bene altrui. L’inizio della Quaresima ci mette nella posizione giusta, anche attraverso il digiuno e l’astinenza.

Introduzione del sacerdote
Camminiamo insieme nella speranza è l’invito di Papa Francesco nella Quaresima di questo anno del Giubileo. Uniamoci uniamo alla preghiera di tanti nostri fratelli nel mondo per domandare la conversione dei cuori e la pace nel mondo. Il Signore Dio accolga la nostra preghiera.

1. Signore Gesù, ti ringraziamo per il dono di questo tempo di Quaresima nel quale ci unisci alla tua vittoria contro satana e contro il male. Donaci di vincere ogni tentazione per il bene nostro e dei nostri fratelli e sorelle,
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

2. Signore Gesù, ti preghiamo per la salute di Papa Francesco e ti affidiamo la tua Chiesa perché tutti i cristiani possano donare al mondo la testimonianza della pace, della misericordia e dell’accoglienza in questo anno del Giubileo della speranza
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

3. Signore Gesù, ti affidiamo i governanti della terra: dona ad essi lo spirito dell’unità e della fraternità, un’intelligenza aperta e un cuore libero per camminare con decisione sulla via della pace per tutti i popoli
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

4. Signore Gesù, partecipando alla vita della Chiesa, nella preghiera e nella carità, rendici partecipi del dolore e delle gioie gli uni degli altri, fiduciosi nel bene della preghiera e nella grazia dei sacramenti,
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del sacerdote
Presentiamo davanti a te o Signore la nostre domande, insieme con il pane e il vino, fiduciosi nella salvezza che si compie nel sacramento dell’Eucaristia. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli

QUARESIMA DELL’ANNO DEL GIUBILEO
STORIA DI UNITA’ E DI SPERANA

Quaresima del Giubileo della speranza: la lunga storia iniziata da Dio con il suo antico popolo, prosegue ora nella nostra vita. Uniti a Gesù possiamo riconoscere il male con le sue diaboliche tentazioni, e superarlo con la sua grazia. Domandiamo di rinnovare il senso di appartenenza a Cristo nella Chiesa, con la pratica della preghiera, della carità, della presenza missionaria nei nostri ambienti di vita, partecipando con cuore aperto e accogliente al dramma di tanti fratelli e sorelle.

Vangelo secondo Marco 10,28-31

In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».
Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».

LA PROMESSA

Dopo il ‘giovane’ uomo ricco che se non segue Gesù e se ne va triste, ecco lo slancio di Pietro e la risposta sovrabbondante di Gesù: il centuplo quaggiù, più le persecuzioni. Quindi la vita eterna. La promessa di Gesù comincia a realizzarsi sulla terra. Il suo dono riempie la vita: la sua presenza ci accompagna e possiamo riconoscerla in tutte le persone che, consapevoli o inconsapevoli, percorrono insieme con noi il cammino. E poi quell’infinito al quale il cuore anela.

Vangelo secondo Marco 10,17-27

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

LA BUONA MORALE

La buona morale, quella che porta frutto e conduce alla felicità, non consiste appena nell’osservanza dei comandamenti. Lo sguardo di Gesù verso quel (giovane) uomo e l’affetto per lui accende anche in noi una scintilla. Gesù dice di privarci di quella ricchezza che sembra costituire la base della vita e che invece ci incatena. Liberi dalle cose che ci trattengono, si apre per noi la strada della sequela di Gesù: “Vieni! Seguirmi!”. Andargli dietro - anche zoppicando – questa è la buona morale.

Vangelo secondo Luca 6,39-45

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».

UN CAMMINO RESPONSABILE

In queste domeniche Gesù ci fa da maestro, mostrandoci la via da seguire. Impariamo a riconoscere il suo insegnamento e ad accogliere la sua Grazia. Riconosciamo le guide vere nel nostro tempo e nel nostro mondo, per diventare a nostra volta guida e sostegno in famiglia, nel lavoro, nella vita sociale. Con senso di responsabilità e senza orgoglio e pretesa. La Chiesa è un’esperienza di comunione, di valorizzazione dei doni di ciascuno, senza disprezzo o esclusione. Il tempo del Giubileo è propizio.