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PREGHIERA DEI FEDELI
4 Febbraio 2024. Domenica V.a, Tempo Ordinario, Anno B
Giornata della vita: “La forza della vita ci sorprende”

Introduzione del celebrante
Im questa Giornata della vita ringraziamo il Signore Gesù che si presenta nella nostra comunità e ci dona la gioia della Sua Presenza. Ci rivolgiamo a Lui con fiducia

1. Signore Gesù, ti ringraziamo per la vita nostra, dei nostri figli e nipoti: per vita delle persone che vivono, lavorano e pregano con noi. Donaci di guardare tutte le persone come un dono di grazia,
Preghiamo: SIGNORE DELLA VITA, ASCOLTACI

2. Signore Gesù, ti domandiamo che si realizzi per tutti noi e per i nostri fratelli il messaggio dei nostri vescovi per questa giornata: “La forza della vita ci sorprende”. Donaci di sorprenderci per ogni vita che incontriamo, guardando ogni persona con amore e benevolenza,
Preghiamo: SIGNORE DELLA VITA, ASCOLTACI

3. Signore Gesù, ti affidiamo la vita nascente, la vita dei bambini, dei poveri, anziani, malati e di chi sta loro vicino; sostieni e rinnova la carità e la speranza, la dedizione e l’amore verso il prossimo,
Preghiamo: SIGNORE DELLA VITA, ASCOLTACI

4. Signore Gesù, invochiamo da te la pace per i paesi in guerra; dona saggezza e carità a quanti hanno un potere politico, economico, sociale, perché ricerchino il bene di tutti; conforta le persone ferite e oppresse,
Preghiamo: SIGNORE DELLA VITA, ASCOLTACI

Conclusione del celebrante
A te, Padre della vita, consegniamo i nostri bisogni e le nostre domande, per noi e per tutti. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

UNA VITA SALVATA E LANCIATA
Il Vangelo di Marco presenta Gesù che entra nella nostra vita, nelle nostre case, e ci incontra anche nella condizione di bisogno e di malattia. Gesù viene a consolarci con la Sua Presenza nella Chiesa, attraverso la Parola e i Sacramenti, attraverso la carità e la fede delle persone. Questo ci salva dall’oppressione che vive Giobbe (IIa lettura) e ci apre alla missione come Paolo (IIa lettura). Scopriamo il senso e il valore della vita, nostra e altrui, da proteggere e sostenere.

Vangelo secondo Marco 5,21-43

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: «Chi mi ha toccato?». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

TOCCARE GESU’

Un racconto dettagliato, pieno di particolari vivi che dalla memoria di Pietro passano a Marco che li trascrive. Colpisce l’intercalarsi dei due episodi con le due donne - salvate l’una dalla malattia, l’altra dalla morte – che entrano in contatto con Gesù: una gli tira la veste, l’altra viene presa per mano. Il rapporto con Gesù non è fatto solo di pensiero e di desiderio. Tocchiamo Gesù e siamo da Lui toccati nel corpo della Chiesa e nell’azione dei sacramenti.

Vangelo secondo Marco 5,1-20

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro.
Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre.
Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione - gli rispose - perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese.
C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare.
I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.
Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.

LA LEGIONE DI SATANA

Verrebbe da domandarsi se tutti quegli ‘spiriti impuri’, che possiamo identificare come demoni, sono precipitati dalla rupe nel mare. Chissà quanti loro ‘colleghi’ continuano a girare per il mondo. Si danno un gran daffare a incatenare nel male la nostra umanità come quel poveretto del Vangelo,   corrompendo i cuori, producendo perversità di guerre e distruzioni. Contrariamente al comportamento dei mandriani, chiediamo a Gesù di non abbandonare il nostro territorio e il nostro cuore, e di liberarci dall’opera di satana.

Vangelo secondo Marco 1,21-28

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

UNA PRESENZA AUTOREVOLE

A chi guardiamo nella vita? Chi riconosciamo come presenza autorevole, come paragone e orientamento per le scelte importanti e quelle di ogni giorno, come sostegno e compagnia nelle decisioni e nelle azioni? Anche senza accorgerci, rischiamo di cadere in una mentalità di disperazione e di morte e di disperderci in scelte inutili e dannose. Riconosciamo in Gesù il Maestro che ci salva dal male profondo: lo troviamo nella parola del Vangelo, nell’autorità di maestri veri come Tommaso D’Aquino, nell’esperienza di chi vive nella sua amicizia.

Vangelo secondo Marco 4,35-41

In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

CHI E’ COSTUI?

“Lo presero con sé, così com’era, nella barca”. Certo non vestito da pescatore: un’annotazione di realismo di chi ha visto Gesù salire sulla barca. Gesù si addormenta stanco a poppa, cullato dalle onde. A un certo momento le onde diventano cavalloni e l’acqua si rovescia nella barca. Lo svegliano. Gesù si alza e comanda al vento e al mare ed essi, docili, si calmano. “CHI è Costui?”, si domandano i discepoli. Continueranno a domandarselo per tutta la vita, fino a vederlo risorto da morte.

Ratzinger-Benedetto: volto, mente, cuore

Conoscere dall’interno dell’anima e dalle azioni compiute l’immagine di una persona è un’impresa purificante e rasserenante. Ratzinger-Benedetto XVI, pur guardato da molti con profonda ammirazione, è stato fatto oggetto di uno smaccato disprezzo da chi si è lasciato catturare da slogan e preconcetti. E’ dunque doverosa e piacevole avventura percorrerne la vita lungo tutte le tappe: l’infanzia serena e fruttuosa, il tempo della preparazione al sacerdozio nel contesto del dramma nazista, i passi del giovane sacerdote al suo primo impatto con il mondo, la bellezza e il travaglio degli studi, l’emergere dell’insegnante di teologia, chiamato al Concilio Ecumenico come ‘perito’ teologo al seguito del cardinale Frings, nominato arcivescovo di Monaco e dopo appena cinque anni chiamato da Giovanni Paolo II a ricoprire la carica di prefetto della Congregazione della Fede. Infine papa per otto anni ed emerito per altri dieci. Fresche e belle le pagine dell’infanzia e degli studi, nel contesto del rinnovamento teologico che pervadeva in particolare la Germania e la Francia. Ricca di informazioni e carica di fermento la descrizione del ‘periodo conciliare’, nell’intreccio dei teologi e dei vescovi che lanciano la Chiesa nel mare aperto del mondo. Le pagine del pontificato passano in rassegna con una serrata documentazione avvenimenti, discorsi, pronunciamenti e in modo particolare i viaggi nel mondo. Protagonista è un uomo semplice, intelligente, sincero. Semplice perché tutto aveva in mente fuorché la ‘carriera’ ecclesiastica. Intelligente per la capacità di entrare nei problemi rintracciandoli dentro la loro storia, e di esprimere giudizi e valutazioni sul presente e sul futuro. Ratzinger con occhio acuto entra a svelare la temperie del tempo moderno nella grandiosità delle nuove scoperte e nell’equivoco della sua vuota superficialità. Non elude i problemi e le questioni difficili o scabrose: valuta con audacia gli equivoci e i valori della teologia della liberazione ed è il primo papa a affrontare il dramma degli abusi da parte di ecclesiastici. Riconosce errori della Chiesa e suoi personali, come a proposito di alcune scorrette interpretazioni di suoi pronunciamenti sulla libertà religiosa e sulla vita e la persona. L’autore di questa ragionata biografia, avendo partecipato in vario modo, come studioso e giornalista, alla vicenda di Ratzinger, trova buon gioco a presentarne l’immagine autentica, liberata da caricature ed evidenziata con linearità e schiettezza. Significative le ultime pagine sulla rinuncia al ministero papale e sul tempo trascorso come ‘papa emerito’, che fanno risaltare l’autenticità di un uomo e di un papa vissuto nella fede in Cristo e nell’amore alla Chiesa. Fino all’ultima parola pronunciata sul letto di morte: “Gesù ti amo”.Andrea Tornielli, Benedetto XVI, il teologo, il Pontefice, l’uomo, Piemme, Milano novembre 2023, pp 330 € 19,90
Angelo Busetto

 

Luoghi dell'Infinito

I passi della Memoria
C’è anche la foto a tutta pagina della famiglia Ulma, con i sei bellissimi bambini, il padre, e la madre che porta in grembo il settimo, distrutti dalla follia nazista per aver dato rifugio ai perseguitati. Ci sono gli spartiti delle musiche composte su carta igienica nei campi di concentramento e c’è la lunga fila – disposta su due pagine – dei bambini orfani armeni deportati in Turchia nel 1929. Dolcezza e dramma si combinano insieme nelle pagine di Luoghi dell’Infinito del mese di gennaio dedicato alla pace e imbruttito dalla guerra. Riaffiorano memorie finora eluse, come quella dei pellerossa d’America vittime di un vasto genocidio contraffatto da distorte narrazioni e dai vecchi film western. Si arriva all’estremo Oriente del Giappone che ha perseguitato e costretto alla latitanza per 250 anni i cristiani che hanno mantenuto la fede e celebrato il battesimo senza alcun sacerdote, e l’altro Giappone divorato dalla bomba atomica, come a segnare il tempo con un drammatico cippo distinto in p.A. (prima della bomba atomica) e d.A. (dopo la bomba atomica). La Palestina, infiorata dalla presenza dei Frati Minori di San Francesco, innalza il Memoriale di Gerusalemme non solo con il ricordo dei milioni di ebrei uccisi nella Shoah, ma anche con il riconoscimento dei tanti Giusti tra le Nazioni che si opposero all’annientamento di un popolo. Nell’isola Tiberina sulle acque del Tevere, la basilica di San Bartolomeo all’Isola è stata scelta da Giovanni Paolo II per ricordare chi ha perso la vita ‘in odium fidei’ nei nostri tempi. E’ un emozionante viaggio nella Memoria, che non potrà essere cancellato nemmeno con la distruzione di statue e la cancellazione di nomi. Siamo fatti dal nostro passato, e il brivido della memoria del male, insieme con l’ebbrezza del bene fiorito dalle sue ceneri, apre davanti a tutti un passo di vita nuova.
a.b.

 

Vangelo secondo Luca, 10,1-9

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

UNA STORIA CHE CONTINUA

Timoteo e Tito, discepoli di Paolo e suoi continuatori, appartengono alla terza generazione cristiana: Paolo ricorda la fede della madre e della nonna di Timoteo. Questo è il primo cenno del passaggio del cristianesimo da una generazione all’altra. Tuttavia è bello notare che la fede cristiana non passa solo di generazione in generazione, ma soprattutto per l’azione missionaria e la testimonianza dei cristiani, che dalla casa escono al lavoro e vivono nella società, provocando incontri che rigenerano la vita.

Vangelo secondo Marco 16,15-18

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro:
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.
Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

UNA SOLA COSA

Il Vangelo propone la missione lanciata da Gesù, che Paolo ha svolto con l’annuncio del Vangelo e il primo impianto della Chiesa in molti paesi costieri del Mediterraneo: Asia Minore, Grecia, Italia e forse Spagna. La liturgia ricorda la sua conversione mentre andava a Damasco; Paolo la racconta tre volte! Gesù si identifica con i cristiani che Paolo perseguita: Cristo risorto vive nella Chiesa e opera nei cristiani. Oggi preghiamo perché i cristiani di tutte le ‘confessioni’ si riconoscano ‘una cosa sola’ in Gesù.

Vangelo secondo Marco 4,1-20

In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva.
Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato».
E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».

TERRA BUONA

Il Signore non è un seminatore sbadato che getta la semente sulla strada, sui sassi e sui rovi. Egli getta la sua parola e dona la sua presenza a tutti. Noi possiamo essere estranei come un terreno asfaltato; possiamo essere pieni di pregiudizi come un terreno sassoso; pieni di intrighi con un groviglio di rovi. Possiamo essere terra buona, aperta, accogliente. Allora la potenza della sua parola, la ricchezza della sua presenza sorprendono, attecchiscono, fioriscono. E la vita diventa bella e porta frutto.