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Pubblicata per la prima volta la tesi di laurea del 1954

ALLE RADICI DEL PENSIERO E DEL METODO DI DON GIUSSANI

Fin dove si allargano le radici da cui sorge una pianta che invade il terreno, produce straordinari frutti e fa crescere tutt’intorno un’abbondanza di altre piante? La vita di don Luigi Giussani germoglia dapprima nell’ambito della famiglia, con la fede semplice e profonda della madre e con il padre socialista amante della musica; cresce in sapienza e disciplina nel seminario della diocesi di Milano a Venegono, dove sbocciano i primi frutti del suo insegnamento e della sua scrittura teologica. Il 23 giugno del 1954 Giussani, con la discussione della sua tesi di teologia ottiene il voto massimo ‘magna cum laude’; nell’ottobre dello stesso anno comincia l’insegnamento della religione al Liceo Berchet di Milano. E’ interessante ricercare nella produzione teologica dei primi dieci anni di vita sacerdotale le tracce di quel pensiero e di quel metodo che Giussani svilupperà lungo tutta la sua esistenza, soprattutto dal 1957 quando scende definitivamente a valle per dedicarsi alla gioventù. Ben presto si trova attorniato da gruppi che danno nuova vita alla Gioventù dell’Azione Cattolica milanese e che, attraverso vari e laboriosi passaggi, confluiscono nel movimento di Comunione e Liberazione.

Perché Giussani sceglie di lavorare sul pensiero di Niebuhr, pastore e teologo protestante luterano nato nel 1892 a Wright City, nel Missouri? L’ecumenismo aveva appassionato Giussani seminarista che nel corso degli studi teologici era stato scelto a presiedere il gruppo ‘S.Giosafat pro unità delle Chiese’; giovane insegnante aveva pubblicato in riviste teologiche articoli sulla Madonna e sull’Eucaristia nella dottrina dei protestanti e degli ortodossi. Il lavoro ampio e impegnativo della tesi si colloca nel contesto degli studi riguardanti il protestantesimo e l’ortodossia. Giussani viene attratto dagli scritti di Niebuhr che negli anni seguenti alla prima guerra mondiale, in contraddizione con l’ottimismo del mito americano, reagiva alla condizione drammatica degli operai delle grandi fabbriche di Detroit. Con robustezza di pensiero, soprattutto nell’opera La natura e il destino dell’uomo, Niebuhr analizza il grave contrasto tra una visione teologica ideale e la condizione esistenziale del vivere, sia a livello individuale che sociale; da qui prende le mosse il suo percorso sulla storia della salvezza, dalla Genesi fino all’opera salvifica di Gesù, analizzando il problema umano nella sua origine, nella condizione storica e nel destino finale; l’uomo scopre una affinità con il divino, in quanto ‘imago Dei’, ma nello stesso tempo sperimenta la ‘inevitabilità del male e del peccato’. Secondo la visione di Niebuhr la salvezza non arriva a toccare la radice dell’umano e non ne trasforma la struttura; potrà realizzarsi solo dopo, in ambito escatologico.

E’ a questo livello che Giussani scopre il ‘fondo luterano’ del suo interlocutore, per il quale la salvezza portata da Cristo si riduce a semplice annuncio, che non incide nella struttura della condizione umana. Nell’analisi critica che conclude la sua indagine, Giussani è severo e preciso nel denunciare il limite della concezione teologica di Niebuhr. Purtuttavia, il sacerdote ambrosiano mostra grande apprezzamento per ‘il suo autore’, e molti elementi del pensiero del teologo americano rimangono impressi nella sua forma mentis e lo accompagneranno nel cammino di annuncio cristiano e di metodo educativo. Prima di tutto, il richiamo a riconoscere l’apertura del cuore umano all’infinito, cioè il ‘senso religioso’; modificando il dettato del teologo americano, Giussani precisa che il Verbo non solo ‘si è manifestato nella Carne’, ma ‘si è fatto Carne’: non è solo annuncio, ma fatto reale; il mistero infinito di Dio non viene determinato dalle leggi della storia, ma si comunica ‘dall’intimo di un avvenimento particolare’ che ha Dio stesso per protagonista; l’incarnazione di Cristo è il fondamento di quella tensione all’unità della Chiesa che freme nel cuore di Giussani.

Come dichiarava il Cardinal Parolin nella presentazione di questo testo all’Università Gregoriana di Roma, lo sguardo sul mistero e sul senso cristiano della vita, acquisito da più fonti negli studi teologici e personalmente sperimentato, continuano a fiorire nel carisma di don Luigi Giussani.

Luigi Giussani, Il senso cristiano dell’uomo secondo Reinhold Niebuhr, a cura di Monica Scholz-Zappa. Prefazione di S.E.Mons. Mario Delpini, San Paolo 2024, pp 244 € 20,00

Angelo Busetto

Vangelo secondo Matteo 5,27-32

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio».

CHIARO COME IL VANGELO

Non dovremo cavarci gli occhi, ma potremo volgerli a cose vere e belle. Non ci taglieremo la mano destra, ma la useremo per l’amicizia e la carità. Come vivere il matrimonio? Gesù segue la via della verità e della pienezza. Il matrimonio non si limita al sentimento, all’istinto, alla superficialità; non si butta via come un oggetto consumato, che non serve più. L’amore attraversa tutte le dimensioni della persona, e anche quando è vissuto nel sacrificio, ottiene la gioia più grande.

 

Vangelo secondo Matteo 5,20-26

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: ‘Non ucciderai’; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: ‘Stupido’, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: ‘Pazzo’, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

LEALTA’ NELLE RELAZIONI

La prima lealtà è con se stessi e consiste nel non continuare a covare rancore nel cuore. E’ la prima grazia da chiedere al Signore. La seconda lealtà e la seconda grazia è cercare un rapporto diretto con la persona che ci ha offeso o che abbiamo offeso, senza consumarsi in recriminazioni e lamentele che corrodono il cuore. L’altro, come reagirà? Non possiamo calcolare la misura del cuore dell’altro, ma possiamo chiedere per tutti un cuore più grande e più lieto.

Si è conclusa la 46esima edizione del Pellegrinaggio notturno alla Santa Casa di Maria. Un luogo dove le ferite diventano domanda, un'alternativa all'individualismo dell'uomo contemporaneo Matteo Rigamonti10.06.2024La strada della speranza è sempre percorribile. Anche in un mondo dilaniato dalle guerre, anche quando la vita mette alla prova. Possono testimoniarlo i 60mila “pellegrini di speranza” che, nella notte tra sabato 8 e domenica 9 giugno, si sono messi in cammino per la 46esima edizione del Pellegrinaggio Macerata-Loreto, eccezionalmente partito dal Centro Fiere di Macerata, dove nel 1993 fu accolto Giovanni Paolo II, che per l’occasione aveva presieduto la celebrazione della messa.
Al via c’è chi deve sostenere un test a settembre e vuole affidarlo alla Madonna, chi sta compiendo una scelta vocazionale per cui chiede protezione e consiglio e chi porta nel cuore amici e familiari o situazioni e nodi intricati da sciogliere. C’è anche chi va semplicemente per ringraziare. Quasi tutti partecipano a gruppi, quelli più numerosi sono riconoscibili da vessilli che recano la scritta della località di provenienza o della comunità di elezione.
Il gesto paradigmatico del cammino incomincia in pullman, dove si iniziano a cogliere i tratti del composito “popolo di Dio” che, da ogni angolo d’Italia, si mette in viaggio fin da prima della partenza. Pellegrini improvvisati e altri in abbigliamento tecnico quasi da sherpa. Alcuni arrivano dall’estero: Portogallo e Romania, Svizzera e Perù. Alla lettura del messaggio di Davide Prosperi, presidente della Fraternità di CL, segue un primo istante di silenzio. Poi c’è chi ride e scherza in compagnia, chi termina di scrivere le intenzioni sui foglietti da portare al braciere e chi inizia ad alleggerire lo zaino del superfluo. Qualcuno prova a dormire, chi non riesce crollerà al ritorno.
Una volta arrivati, sulla spianata del Centro fiere, i pellegrini consumano gli ultimi panini da viaggio, mentre sulle colline di Macerata scende il Sole. Le guide, intanto, stanno già introducendo al senso del pellegrinaggio, mentre su tutti vigila la cordiale attenzione di don Giancarlo Vecerrica, oggi vescovo emerito della Diocesi di Fabriano-Matelica, che nel 1978 ha avuto il merito di riproporre alla sua gente un’esperienza della tradizione ancora presente nel ricordo di molti ma ormai quasi abbandonata.
A ispirarlo, insieme ai suoi amici, e a tenere vivo il fuoco di quel primo slancio ideale – lui al cammino continua a partecipare alle soglie degli 84 anni –, così come è per gran parte dei mille volontari che animano il pellegrinaggio, è il carisma di don Luigi Giussani che di quell’amicizia ha sempre riconosciuto semplicità e fedeltà, insieme all’intelligenza nel saper reinventare un gesto, supremo esempio di vita cristiana, dove c’è tutto: pianto e speranza, sofferenza e offerta, fatica e perdono, l’io e il popolo. Un gesto che offre a chi sceglie di aderirvi la possibilità di ridire il suo «sì». Anche di fronte a situazioni di dolore. Una proposta e una scelta, come ha ricordato Prosperi nel suo messaggio, «non scontata» e «carica di significato», «affermazione di un giudizio nuovo e di una speranza possibile».        Il Santuario Pontificio della Santa Casa di Loreto, del resto, meta del pellegrinaggio, è il luogo dove Maria è nata, vissuta e dove ha ricevuto l’Annuncio a cui ha risposto il suo personale «fiat». Come ha fatto a dirlo con sicurezza, dopo che l’Angelo «se ne partì da lei»? E «Come è possibile tutto questo?» (Lc 1,34), recita il titolo di questa edizione.

A introdurre la risposta le parole di don Giussani in un video di quel giugno ‘93, quindicesima edizione del cammino, quando poi il Santo Padre consegnò la croce ai giovani, gesto che da allora si ripete sempre in apertura, insieme a tante novità, come la fiaccola della pace, quest’anno portata dalle Fiamme Gialle nei 250 anni dalla loro nascita.
«La memoria della Madonna è quella che rende più facile il cammino verso il Signore in qualunque momento della vita», diceva don Giussani, provando a rendere «affettivamente percepibile» persino la «solitudine» che quel giorno provò la Vergine, insieme a una certezza: «Tutte le genti mi diranno beata». Parole che risuonano con la medesima forza carica di promessa, il «centuplo quaggiù», e rivolta a chiunque, senza precondizioni di credo o appartenenza. Inclusiva, la Macerata-Loreto, lo è per definizione.
A seguire, le testimonianze di Luca Trippetti, da Como, volontario dell’associazione Frontiere di pace, che porta cibo e solidarietà alle parrocchie colpite dalla guerra in Ucraina, e quella del patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, sul dramma e la speranza che insieme abitano la Terra Santa. Due voci che hanno contribuito a precisare il senso del pellegrinaggio, che, come ha ricordato introducendole Ermanno Calzolaio, presidente del comitato organizzatore, «ci mette in moto verso un luogo dove le ferite diventano domanda». Insomma: «non una camminata senza senso, ma un andare dietro alla croce lasciando fare al Mistero».
E poi altre semplici ma efficaci testimonianze: dalle universitarie di Messina alle prese con le sfide di ogni giorno al racconto di viaggio di un amico di lunga data del pellegrinaggio, come è il giornalista Giorgio Paolucci, sulle orme del santo medico Takashi Nagai, in Giappone, aprendo ulteriormente l’orizzonte al mondo. Bellissimi quadri che, insieme al canto e alla preghiera del Rosario, oltre che alla delicatezza con cui vengono assistite le persone con disabilità e i più fragili durante il percorso, hanno contribuito a sfidare con una proposta i pellegrini. Come ha fatto anche Papa Francesco nel suo messaggio esprimendo «apprezzamento per l’impegno nella promozione dei valori universali della pace e della solidarietà» e auspicando che l’evento «susciti sempre più il desiderio di conoscere Cristo, specialmente attraverso l’incontro cuore a cuore nella preghiera, per testimoniarlo all’uomo contemporaneo».

Una sfida attualissima che giunge, anzi deve giungere, come ha sottolineato nell’omelia della messa mons. Rino Fisichelladelegato di Francesco per il Giubileo del 2025, a scalfire l’«individualismo» e «l’autonomia» della «cultura di oggi che provano a inficiare le nostre menti». «Dove sei?», chiede Dio ad Adamo, «dove ti sei nascosto?», ha incalzato i fedeli Fisichella. «È questa la domanda cui dobbiamo rispondere oggi, ognuno di noi». Senza avere «paura di cambiare la vita e diventare discepoli del Signore, seguendo fino in fondo quanto ci chiede» e facendo in modo così che «ogni casa possa diventare luogo di rivelazione di Dio». Poi un ulteriore invito: «Nessuno resti afono, muto, abbiate il coraggio di annunciare il Vangelo, di invitare altri a partecipare». Ma sempre «con gioia». Perché è questo che «il mondo attende: una parola di amore che tocchi il cuore e la mente di ciascuno».

Buon cammino, verrebbe da concludere. Ma il cammino è appena iniziato: «Domani – aveva promesso il vescovo di Macerata, Nazzareno Marconi, – sarà un'alba più luminosa, non solo alla Casa, ma dentro i nostri cuori». Un’alba nuova della fede che, ha ricordato, «cammina sempre a braccetto con la speranza». A maggior ragione alla viglia del grande Giubileo dedicato proprio ai «Pellegrini di speranza».

--- dal sito di CL ---

Vangelo secondo Matteo 5,17-19

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.
In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

PIENO COMPIMENTO

Grandioso che Gesù sia venuto a portare a compimento - pieno compimento - la storia iniziata da Dio con il Suo popolo. Gesù porta a compimento la nostra umanità, i nostri ideali, i nostri desideri. E’ proprio così? Accade quando ideali e desideri cominciano a imboccare la via della verità; quando i desideri accettano di essere purificati e i ideali convergono nell’amore a Dio e al prossimo. In Gesù, tutto quel che noi siamo e desideriamo essere, trova compimento.

16 giugno 2024 - XI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO, Anno B

Introduzione del celebrante

Gesù ci sorprende con la sua parola che ci fa riconoscere l’opera di Dio in noi e nel mondo. Domandiamo di accogliere e fruttificare con la Sua Grazia la semente che di giorno in giorno Lui getta nella nostra vita.

  1. Signore Gesù, fin dalla nascita e dal battesimo tu hai posto in noi la semente della tua presenza, e la fai crescere nella vita della Chiesa: donaci di collaborare con la tua grazia,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù porta a compimento il tuo disegno di bene nel mondo, attraverso le opere della pace e della fraternità; fa germogliare la semente di bene che hai posto nel cuore di ogni persona,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, mentre si apre l’estate, ti affidiamo i ragazzi e i giovani, il lavoro e il riposo di tante persone, la fatica e la gioia dei malati e anziani,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù donaci la sapienza per valutare quel che succede nel mondo e l’energia per affrontare tutte le situazioni, sostieni la nostra speranza in tutte le vicende della vita,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante

Signore Dio Padre, a te affidiamo l’opera del tuo Figlio Gesù nella storia del mondo e nella nostra vita. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen

IL SEME CHE CRESCE

Questo Vangelo ci sorprende, perché dice una verità alla quale non badiamo: l’opera che Dio svolge nel mondo. E’ la vita nostra e degli altri, è il Battesimo e la vita della Chiesa: un gran campo, con tante piante che crescono, a nostra disposizione. Prima di domandarci che cosa possiamo fare noi, impariamo a riconoscere quello che Dio realizza, nella natura, nelle persone, nei santi e in tanti che fanno del bene. Siamo collaboratori dell’opera di Dio senza ostacolarla o sostituirla con le nostre invenzioni.

 

 

Vangelo secondo Matteo 10,7-13

In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni.
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti.
Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi».

UNA CHIESA DI PERSONE

Il calendario generale dei santi segna la memoria di Barnaba: protagonista della Chiesa negli Atti degli Apostoli, introduce nella comunità Paolo convertito, garantendone la sincerità. La diocesi di Chioggia celebra la festa dei patroni Felice e Fortunato, commercianti di Vicenza, martiri ad Aquileia; il capo dell’uno e il corpo dell’altro, da Aquileia sono passati ad Alberoni, e quindi a Chioggia. Venerare i cristiani che hanno proclamato e vissuto la fede, dai primi secoli ad oggi, manifesta una Chiesa fatta di persone vive, sincere, decise.

Vangelo secondo Matteo 5,1-12

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi».

PROMESSA DI BEATITUDINE

Arriva il momento in cui Gesù annuncia la sua promessa di beatitudine, cioè di felicità: una proposta di vita che, partendo da questo mondo, arriva al Paradiso. Gesù riparte dal punto in cui noi siamo: la condizione di oggi, che trova compimento nel Regno. Egli non perde nulla di quello che noi siamo e desideriamo, ma lo accoglie, lo purifica e lo esalta. Le beatitudini sono il ‘ritratto’ stesso di Gesù, che Egli vuole trasfondere nella nostra esistenza quotidiana.

Vangelo secondo Marco 3,20-35

In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».
Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni».
Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa.
In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».
Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».

GESU’ TRA NOI

Gesù entra nella scena del mondo: in casa, tra la folla, nella vita di chi crede e chi non crede, di chi si considera amico o nemico. Egli ci incontra oggi nella confusione e incertezza di tante situazioni. Quando ricerchiamo la sua Presenza? Quanto domandiamo di fare la sua volontà? Quanto ricerchiamo amici e fratelli per camminare verso di Lui? Non vinciamo da soli il male interiore e le tentazioni esteriori. Ricerchiamo persone di fede, per essere accompagnati a vivere nella verità e nella carità. Sempre desti e pieni di desiderio.