Sabato 2 settembre 2017, Sant’Alberto abate di Pontida m. 1096
Il Sabato è attesa: attesa del riunirsi delle persone nella comunità eucaristica attorno al Signore Gesà che ci raduna.
Vangelo secondo Matteo 25,14-30
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».
OGNI GIORNO
Le parabole degli ultimi tre giorni vanno in progressione: i servi cattivi approfittano dell’assenza del padrone, le ragazze superficiali non hanno olio per il corteo dello sposo, e infine due servi fanno fruttare i talenti mentre il terzo li sotterra. Quanti modi di usare dei beni di Dio! Conclusione? La vita è dono e responsabilità ogni giorno, dall’alzata del mattino fino al riposo della notte. Un’impresa bella, utile a noi e al prossimo, che il Padre della vita ci consegna ogni giorno.
Venerdì 1 settembre 2017 Santi Egidio ed Arcano da Sansepolcro sec X
Fare attenzione allo Sposo già arrivato: stasera ore 21-22- adorazione silenziosa in Cattedrale.
Vangelo secondo Matteo 25,1-13
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».
VIGILANZA PER LO SPOSO
Non ci sono solo i servi imbroglioni, come nel Vangelo di ieri. Ci sono anche le ‘vergini stolte’ che non si procurano abbastanza olio per l’attesa dello sposo. Che vuol dire? Fare le cose con superficialità, senza fede e amore, senza attenzione e pazienza, magari con la pretesa che altri vengano in soccorso. Quanti esempi possiamo elencare? La preghiera senza metodo; la carità episodica; l’uso del tempo distratto e vuoto. E chissà altro. Se tu devi preparare il matrimonio di tua figlia, quanto ti impegni?
Giovedì 31 agosto 2017 San Domenico del Val, chierichetto, martire, Spagna 1243-1250 – San Raimondo Nonnato, religioso Spagna 1200-1240
Vangelo secondo Matteo 24,42-51
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.
Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni.
Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti».
MEMORIA E APPARTENENZA
Che cosa permette al servo di essere vigilante, continuando a svolgere il suo compito anche in assenza del padrone? Non appena la ‘coerenza con i propri valori’, ma una ‘memoria viva’ del padrone. ‘Il Figlio dell’uomo’ verrà, anzi viene, è qui e sostiene il tuo lavoro e la tua missione. La tua casa e la tua vita sono un dono e un compito a te affidati. Crescono se non ti stacchi dall’origine, ma se mantieni viva la coscienza di appartenere al Signore della vita.
Mercoledì 30 agosto 2017 . Beato Alfredo Ildefonso Schuster, Cardinale Arcivescovo di Milano 1880-1954
Vangelo secondo Matteo 23,27-32)
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».
IL TEMPO GIUSTO
Il tempo giusto è non quello di cui abbiamo nostalgia, ma quello che viviamo. Possiamo ben immaginare come avremmo vissuto e come ci saremmo comportati in un tempo diverso. L'occasione buona invece è quella che si presenta alla soglia di ogni giornata. Occorre vigilare per riconoscere Colui che ci viene a sorprendere, affinché non venga trattenuto alla superficie della vita ma raggiunga tutto il nostro essere. È assai meglio lasciarci abbracciare da Cristo, piuttosto che subire i suoi 'guai'!
29 agosto 2017 – Martirio di San Giovanni Battista
Questo Vangelo spiega tanti aspetti della nostra società. E dopo Giovanni, viene Gesù, croce e gloria!!
Vangelo secondo Marco 6,17-29
In quel tempo, Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.
PRECURSORE DI GESU'
Una pagina che fa inorridire. Ma il potere, che si piega alla lussuria e fa fuori gli avversari scomodi, annienta se stesso e crea i martiri. Il destino di Giovanni Battista cammina in parallelo con quello di Cristo; dopo aver gioito per la sua nascita, ne prefigura la morte e anche la gloria. Giovanni Battista, definito da Gesù ‘il più grande tra i nati di donna’, ritrova la fisionomia di ‘precursore’ di Gesù non solo con l’annuncio al fiume Giordano, ma anche con la forma della sua vita.
Lunedi 28 agosto 2017 – Sant’Agostino vescovo e dottore della Chiesa, 354-430
Dopo il Vangelo di ieri, nella memoria oggi di S.Agostino, ti puoi domandare:
questo tempo di estate ti ha fatto crescere nella conoscenza e nell'amore a Gesù?
Vangelo secondo Matteo 23,13-22
In quel tempo, Gesù parlò dicendo:
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi.
Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: “Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso».
MAESTRO E TESTIMONE
Nel giorno della memoria di Sant’Agostino, il Vangelo lancia i ‘guai’ contro i maestri falsi e ipocriti, che traviano la gente e la inducono a perdizione. Agostino è stato un grande maestro per il popolo dell’Africa settentrionale del suo tempo e continua ad esserlo per tutto il popolo cristiano. Non solo per l’acuta e vasta intelligenza, ma anche perché parla con la sua vita e sperimenta su di sé quanto comunica agli altri. Maestro, dottore, e testimone.
Omelia – Domenica 27 agosto 2017, XXI dell’anno liturgico A.
27 agosto 2017 Domenica XXI del tempo ordinario anno A
Ciao!! la domenica ci è donata per riconoscere Cristo e seguirlo...
Vangelo secondo Matteo 16,13-20
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
QUINTA DIMENSIONE
Pur riconoscendone la grandezza, tendiamo a circoscrivere Gesù al nostro livello. Siamo disposti a riconoscerlo come grande uomo, un genio, una persona eccezionale: pur di non farlo uscire dal cerchio dell’umano. Invece c’è una dimensione di Gesù che ci sorpassa, una quinta dimensione che spacca il quadrato umano. Possiamo intuirla dalla densità delle sue parole, dalla sorpresa delle sue azioni, dalla grandezza dei suoi miracoli. Il cammino di Pietro e degli altri che gli sono vissuti accanto conduce alla soglia del pieno riconoscimento. Per superare questa soglia occorre un’apertura del cuore verso l’alto, da dove penetra la luce di Dio e ci affascina la dolcezza di un amore inesprimibile. Riconoscendo e accogliendo la piena identità di Gesù, diventiamo interamente suoi. Allora ‘il Cristo, il Figlio del Dio vivente’ può affidarci tutto se stesso, la sua missione e il suo potere in cielo e in terra. Da questo orizzonte sorge il sole che si irradia a illuminare e a salvare il mondo.
Sabato 25 agosto 2017, Sant’Alessandro, Bergamo sec IV; Beati Luigi Beltrame Quattrocchi 1880-1951 e Maria Corsini 1884-1965, sposi
Oggi, ultima giornata del Meeting di Rimini. Puoi seguirlo andando su:
Meeting Rimini 2017
Vangelo secondo Matteo 23,1-12
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
SERVI E AMICI DELLA SUA PAROLA
La Parola che annunciamo non è il piedistallo del nostro monumento celebrativo. Non serve a proclamare la nostra bravura, ma ad annunciare Colui che ce la dona. Siamo partecipi di una grande storia e discepoli di un grande Maestro. Possiamo e dobbiamo annunciarlo con umiltà, e desiderarlo con tutta la vita. Questa è la grandezza del prete, del genitore, del catechista, del cristiano. Pur non vivendo all’altezza della parola che annunciamo, possiamo almeno tendervi con tutto il nostro desiderio.