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Vangelo secondo Luca 13,18-21

In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

GRANELLO E LIEVITO

E’ cominciato così, come un piccolo seme, come un pugno di lievito. Un seme vivo, un lievito potente che hanno continuato a crescere e a espandersi, fiorendo in altre piante e lievitando in altre paste. Cosa è necessario perché il mondo cambi, perché la storia prenda la direzione della vita e della verità? Occorre che singoli uomini e donne, comunità e gruppi di comunità siano realmente presenti in famiglie, paesi, città, a partire dal cuore di ciascuno.

Vangelo secondo Luca 6,12-19

In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.

SCELTI DA GESU’

Prima di scegliere i Dodici, Gesù passa la notte in preghiera. Chi arriverà a scegliere? Gente brava, intelligente, quotata… Invece spuntano persone qualunque, alcuni pescatori, un esattore delle tasse, alcuni con precedenti ‘rivoluzionari’, altri anonimi e un traditore. Circa i due apostoli di oggi non sono rimaste testimonianze particolari, se non una frase di Giuda Taddeo figlio di Giacomo e una lettera a lui attribuita. Nel seguito della storia, Gesù continua a chiamare persone dello stesso tipo, fino a noi, a me...

USCIRE IN MARE APERTO VERSO L’ORIZZONTE INFINITO

Racconta il missionario di aver visto nella sacrestia della chiesa dei Gesuiti a Lima, in Perù, una statua di sant'Ignazio di Loyola con lo sguardo rivolto verso un orizzonte lontano, al di là di tutto, e nello stesso tempo con l'espressione decisa dell'avventuriero; Ignazio è proteso all'orizzonte infinito, oltre le 'Indie" dove arriveranno i suoi missionari.
È lo sguardo che nei giorni scorsi ho trovato riflesso in un altro personaggio, Sammy Basso, che ha lanciato la sua freccia oltre la morte dopo aver vissuto con pienezza una vita che avrebbe potuto chiuderlo nel carcere della sua malattia. Le parole e le immagini del suo 'testamento', riprese al suo funerale nell'omelia del vescovo di Vicenza Giuliano, hanno attraversato tutti i telegiornali e sono riecheggiate in una miriade di social. Con uno slancio di speranza e un filo di ironia Sammy ha sdoganato la parola ‘morte’ che da tanto tempo è tenuta bloccata alla frontiera dei mass media come un migrante indesiderato. La morte fa paura, dice Sammy, perché abbiamo paura dell'ignoto. E aggiunge: “Da quando Gesù e morto sulla croce, la morte è l'unico modo per vivere realmente, l'unico modo per tornare finalmente alla casa del Padre e vedere finalmente il Suo Volto.” E dunque, per Sammy e per chi condivide il suo cuore, la morte è lo svelamento e il compimento dell'amicizia incontrata e vissuta con il Signore in questo mondo. Un abbraccio dopo lo sguardo da lontano, come lo sposalizio dopo il fidanzamento.
Il Paradiso non è tanto un luogo, quanto piuttosto il realizzarsi di una relazione di amore fra Dio e noi. L'ho riscoperto come una novità nei giorni in cui una persona cara stava lasciando la riva di questo mondo per approdare al porto di Dio. Mi sono fatto accompagnare da un libro di Ratzinger che per lungo tempo avevo snobbato; parla dei novissimi, le ultime cose che conducono alla fine della vita terrena e aprono al dopo. La fine della nostra vita non conduce a un cambiamento di ‘luogo’, per andare ad abitare nel ‘luogo' dove Lui vive e che chiamiamo Paradiso. Il ‘cielo’ – dice Ratzinger – non è un luogo senza storia, ma una realtà personale, un essere con Cristo e in Cristo, come attesta San Paolo. Il ‘cielo’ è lo sviluppo di quello che abbiamo desiderato in vita, consapevolmente o inconsapevolmente. In vita, quando abbiamo desiderato vedere il Signore Gesù come lo vedevano i suoi primi amici, Lui ci è sempre scappato via, senza comparirci davanti come accadde alla Maddalena nel giorno di Pasqua. Con la morte noi arriviamo a Lui e Lui ci corre incontro ad abbracciarci. E sarà gioia immensa e gioia vera: niente affatto una noia perpetua come qualcuno si inventa, ma un giro di ballo senza fine, con tutte le danze del tempo e dell'eternità. La morte è un'uscita in mare aperto, che si spalanca sull'orizzonte divino. Un fiorire di vita con tutti gli amici e amiche che ci attendono nel cuore di Dio.
Grazie a Sammy, ai Santi e a tutte le anime buone che l’hanno intravisto e l'hanno testimoniato.

Vangelo secondo Marco 10,46-52

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

UN GRIDO DI SALVEZZA

Nel cieco che incrocia Gesù e grida a Lui, ritroviamo il bisogno di salvezza di tante persone nel mondo. E’ anche il nostro grido e il nostro bisogno, e anche noi possiamo diventare tramite – e non ostacolo - dell’incontro con il Signore che salva. E’ preziosa la nostra vita, la vita di coloro che vanno dietro al Signore e possono condurre a Lui il grido di tanta gente. Risvegliamo la coscienza della nostra chiamata e della responsabilità della fede cristiana da vivere con gioia in tutti gli ambienti.

Vangelo secondo Luca 13,1-9

In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

LA PAZIENZA DELLA CONVERSIONE

Dio ha pazienza con noi, e ci dona tutto il tempo della nostra vita: tanto o poco, quello che ci serve e ci basta. Vuole per noi la salvezza, che consiste nel mantenere con Lui, mentre viviamo sulla terra, quel rapporto filiale che troverà compimento nella gloria del Paradiso. I passi della giornata, le intenzioni e le opere, sostenute dalla sua Grazia, siano dirette a dargli gloria facendo il bene e cercando il bello: come un albero che rinfresca l’atmosfera.

“HO TROVATO DIO PERCHE’ ERO FELICE”

Un libro fresco come la vita che racconta. Dorothy Day lo scrive per il fratello John, il più piccolo della famiglia, fermandosi alla grande svolta del 1928, quando si convertì al cristianesimo e ricevette il battesimo. Nata a New York nel 1897, nella stessa città morì nel 1980. Per la prima parte della vita, Dorothy può venire considerata la tipica rappresentante delle donne e degli uomini di buona volontà che sono stati affascinati dal marxismo per il desiderio di soccorrere i poveri, in particolare la classe operaia dei lavoratori, bistrattati in America come nel resto del mondo. Entrando nel merito della ideologia marxista, ella non ne sopportava i principi sui quali si fonda, cioè l’ateismo, la totale abolizione della proprietà privata, la violenza come metodo. Intelligenza vivacissima e carattere intraprendente, fin dai quattro anni è presa dall’attrattiva della lettura: tanti libri, da Le mille e una notte alla Bibbia, e infine tutti i grandi autori riconosciuti in quel torno di tempo, come Scott, Dickens, Stevenson. Quando la famiglia si trasferisce in California, attraverso un’amica entra in contatto con i metodisti; in un successivo trasferimento a Chicago spunta il primo incontro con il cattolicesimo. Varie vicende, nelle quali si immerge con tutta se stessa, la rendono partecipe della condizione operaia, coinvolta nelle lotte per la rivendicazione dei diritti degli operai: lei, cattolica, in combutta con i comunisti! I suoi amici marxisti gridano al tradimento quando nel 1928 lei si fa cattolica, tanto più che aveva avuto un bambino senza essere sposata.                                                                                                                      Eppure è proprio nella fede in Cristo e nella adesione libera e totale alla Chiesa cattolica che Dorothy ritrova la verità di se stessa e vive un’esperienza di felicità. Sorprende sentirla dire di essere certa dell’origine divina della Chiesa cattolica proprio perché questa - nonostante difetti ed errori - ancora permane e vive. La sua è una personalità dirompente, e molte pagine di questo libro lo manifestano con originale profondità. Commuove sul finale la concretezza della sua fede nell’Eucaristia.

Dopo il racconto documentato in questo pubblicazione, la sua vita procede con l’avvio del Catholic Worker, un movimento di impegno sociale che si diffuse ampiamente. Papa Francesco il 24 settembre 2015, nel discorso pronunciato davanti al Congresso degli Stati Uniti d'America, l'ha indicata, insieme a Abraham LincolnMartin Luther King e Thomas Merton, quale esempio degli uomini e donne di quel paese; lo stesso papa firma la prefazione a questo libro. Di Dorothy Day è stata proposta la causa di beatificazione nel 1983; dopo qualche contestazione, è stata riavviata nel 2000. Una donna da conoscere, una cristiana da cui imparare a vivere e professare la fede.

Dorothy Day, Ho trovato Dio attraverso i suoi poveri, Dall’ateismo alla fede: il mio cammino interiore. Libreria Editrice Vaticana 2013 pp 228, € 17,00

Vangelo secondo Luca 12,54-59

In quel tempo, Gesù diceva alle folle:
«Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?
Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo».

SAPER VALUTARE

Come siamo attenti al tempo che fa, annusando l’aria e ascoltando e guardando le previsioni, così possiamo imparare a ‘giudicare ciò che è giusto’ osservando il mondo intorno a noi. Senza lasciarci spegnere da passività, rassegnazione, delusione rispetto a quel che ci circonda. Tutto invece possiamo sottoporre a valutazione, con un opportuno discernimento che ci permette di decidere e di muoverci. A questo ci chiama la vita.

Vangelo secondo Luca 12,49-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

QUALE FUOCO??

Il fuoco nelle vene, e lo slancio del cuore: ne abbiamo bisogno, per non appiattire il nostro cristianesimo nell’abitudine e nel facile irenismo. Quando si è innamorati, come si vive? Quando si è presi da un maestro convincente e trascinatore, come ci si muove? Inoltre, la condizione di sofferenza, tristezza, disperazione, vuoto e dissipazione di tanti fratelli e sorelle, rinnova l’urgenza della missione per l’annuncio di Cristo e richiama a una testimonianza senza confini.

Vangelo secondo Luca 12,39-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

SPALANCATI ALLA VITA

Ci è stata data in consegna la vita, con i doni e le fatiche che essa comporta, con il rinnovarsi di una nuova chiamata e con le persone e le circostanze che incontriamo. Che cosa c’è di più bello e interessante se non l’essere spalancati a quello che ci viene donato ogni giorno? Non appena appisolati, o perduti nelle distrazioni che ci assalgono da ogni parte. Concentrati invece sull’essenziale: la Sua presenza che ci chiama e ci fa compagnia.