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25 Giugno 2023, Domenica XII del Tempo Ordinario, Anno A

Giornata per la carità del Papa

Introduzione del celebrante
Uniti in questa assemblea liturgica, insieme con i santi che ci accompagnano in questi giorni nel calendario cristiano, san Luigi Gonzaga, san Giovanni Battista e i Santi Pietro e Paolo, presentiamo al Signore la nostra preghiera.

  1. Ti ringraziamo, Signore Dio Padre, che ci sostieni ogni giorno con la tua Provvidenza. Donaci di riconoscerci come tuoi figli amati e di condividere il nostro bene con i fratelli,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Ti ringraziamo Signore Gesù, per papa Francesco, il nostro vescovo e tutti coloro che partecipano alla missione della Chiesa. Donaci di collaborare alla missione di carità del papa, ‘rendendoci partecipi delle gioie e dei dolori degli altri, animati da affetto fraterno’,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Ti ringraziamo Spirito Santo, per il dono del Battesimo e di tutti i sacramenti: rendici chiari testimoni di fede e di carità nei drammi e nelle attese del nostro mondo

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Dio nostro, ti affidiamo le iniziative dell’estate con i giovani e i ragazzi. Rendi fruttuoso il tempo del lavoro e il tempo della vacanza,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante
A te, Signore Dio nostro, Padre, Figlio es Spirito Santo, presentiamo le nostre preghiere, confidando nella vostra Provvidenza. Per Cristo nostro Signore

UNA STRADA NELLA TEMPESTA

Il Signore ci mette a vivere nel mondo con il dono della fede e della speranza. Ci chiama ad essere testimoni di vita, di pace, di fraternità, di fiducia e di speranza in mezzo alla confusione che attraversa il cuore e la vita delle persone: ciascuno con la propria personalità, la propria vocazione, il proprio compito, non in modo solitario ma insieme. Ci sostengono la compagnia della Chiesa, la parola del Vangelo e i sacramenti di vita: una strada aperta nella tempesta.

 

Vangelo secondo Matteo 6,7-15

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

PREGHIAMO COSI’

Gesù arriva al punto. Se la preghiera degli scribi e dei farisei è fuori posto, come pregare, e soprattutto che cosa chiedere? Gesù va alla sostanza della vita. Prima di tutto, il riconoscimento di Dio come ‘Padre nostro’, l’avvento del suo regno e l’attuarsi della sua volontà. Per quanto riguarda la vita di ogni giorno, il pane da mangiare, il perdono da ricevere, la tentazione da superare, e la liberazione dal male. C’è tutto. E’ la strada per un cuore nuovo e un mondo nuovo.

Vangelo secondo Matteo 6,1-6.16-18

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

PREGHIERA, MORTIFICAZIONE, CARITA’

La preghiera è rapporto di amore e dialogo con Dio, e non ostentazione pubblica. Anche quando viene praticata in comunità, si esprime con discrezione e semplicità. Così pure la mortificazione, attraverso la quale miriamo a un rapporto più libero con il Signore. Allo stesso modo nella carità verso il prossimo si esprime la nostra risposta all’amore di Dio. Tutto questo è stato praticato da San Luigi Gonzaga, morto per aver soccorso i fratelli colpiti dalla peste.

Vangelo secondo Matteo 5,43-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

FRATELLI PERCHE’ FIGLI

Gesù fa fare un passo alla nostra vita morale. Il prossimo da amare non è solo il vicino, amico o parente. Il prossimo da amare è anche il tuo nemico, anch’egli figlio del Padre che è nei cieli. Questo tipo di amore ci fa riconoscere come fratelli in quanto figli dello stesso Padre. Non sappiamo quanto e come possa cambiare il cuore del nemico, fino a renderlo amico. Sappiamo che cambia il nostro cuore, modellandolo sul ‘cuore’ perfetto del Padre nostro celeste.

Vangelo secondo Matteo 5,38-42

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.
E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due.
Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».

COME GESU’

Queste parole di Gesù riportano a Lui nei giorni della Passione, abbandonato senza resistenza e opposizione alla violenza dei persecutori. Sorgono due domande: come sia possibile vivere così; a quale conseguenza conduca questo atteggiamento. Guardando quello che è successo nella storia di Gesù, scopriamo che Dio Padre non lo abbandona, ma attraverso la passione e morte lo accompagnato alla vita nuova della risurrezione.  Quante altre volte la partecipazione alla Passione e Morte di Cristo ha condotto a una Vita nuova?

 

Vangelo secondo Matteo 9,36-10,8

In quel tempo, Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!».
Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.
Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».

LA VITA, UNA MISSIONE

In questo ‘tempo ordinario’ della liturgia, Gesù ci guarda e ci segue con ‘compassione’, cioè con attenzione e amore. Egli vuole raggiungere tutti e per tutti consegna la sua vita fino alla croce (2.a lettura). Gesù coinvolge nella sua missione altri ‘operai’, a partire dai dodici apostoli; il cerchio si allarga, cominciando dalle ‘pecore perdute’ più vicine, fino a raggiungere anche noi. A nostra volta, siamo chiamati a renderci responsabili gli uni degli altri, in famiglia, in comunità, nella società.

FRATELLO DEI MALATI

Accanto a Brescello, il paese di don Camillo, si stende lungo l’argine del Po la località di Boretto, chiaramente individuabile dall’imponente cupolone della Chiesa. In sagrestia il giovane parroco mostra il librone dei battesimi: il 12 ottobre 1880 nasce e viene battezzato Artemide Zatti. E’ un tempo difficile, e in campagna si soffre la fame. L’intera famiglia – padre e madre e sette figli – raggiunge uno zio in Argentina. Qui cerca subito la parrocchia, tenuta dai salesiani. Si apre un nuovo destino per Artemide, giovane di 19 anni, che ben presto domanda di partecipare alla vita dei salesiani. Nella casa di Bernal, vicino a Buenos Aires, il giovane viene colpito dalla tubercolosi. Verrà trasferito a Viedma, località della Patagonia, dove c’è aria buona. In modo inspiegabile, la malattia svanisce e Artemide si trova a prestare servizio a poveri e malati, che soccorre personalmente anche con le medicine della farmacia. Nel territorio viene costruito un ospedale che diventa la casa della totale dedizione di ‘don’ Zatti, il quale non è prete, ma il fratello coadiutore che si prende a carico la salute dei poveri abitanti del circondario, in ospedale e fin nelle case che raggiunge in bicicletta.

Questo libretto, scritto in modo agile e preciso, racconta tanti episodi della sua ‘impresa sanitaria’, unita all’avventura economica di chi confida strenuamente nella provvidenza. Zatti attira l’attenzione e la stima dei superiori e di tutto un popolo. Quando si tratta di decidere chi andrà a Roma alla canonizzazione di don Bosco il giorno di Pasqua del 1934, viene scelto lui. In seguito Zatti vivrà il dramma della demolizione dell’ospedale per iniziativa della diocesi che ha bisogno di nuovi locali per i propri servizi. L’opera ospedaliere viene trapiantata altrove. e la personalità di Zatti cresce in dedizione e apprezzamento. Muore a 71 anni nel 1951. La fama della sua santità non si spegne, finché il 9 ottobre 2022 viene proclamato santo da papa Francesco.  Il libretto, che fa parte di una diffusa collana di santi, costituisce un primo bellissimo approccio – per ragazzi e adulti - a una sorridente figura di cristiano, semplice e attraente.

Enzo Bianco, Artemide Zatti. Parente dei poveri, Elledici 2022, pp 40 € 1,90

Angelo Busetto

 

Vangelo secondo Luca 2,41-51

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore.

UN CUORE CHE AMA

Chi ha vissuto un dramma simile, può immaginare l’angoscia di Maria. In questi giorni partecipiamo al dramma della bambina smarrita a Firenze e con lei, di tanti bambini perduti. Ci domandiamo se Maria è ancora in trepidazione per tanti altri figli – piccoli e grandi – che perdono la strada. Un Cuore vivo il suo, ardente. Un Cuore Immacolato, cioè libero da ogni egoismo e capace di amare interamente. Un Cuore al quale affidarsi e affidare i fratelli vicini e lontani.

Vangelo secondo Matteo 11,25-30

In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

UN AMORE PIU’ GRANDE

Il Cuore di Cristo si rivela a noi con un Amore più grande, tenero e accogliente. Un Amore che non si consuma nell’istinto, ma ci ama gratuitamente nella nostra piccolezza e povertà, accoglie il nostro povero amore, e ci accompagna nella fatica del vivere. Un Amore che dona tutto di Sé, manifestando così l’Amore con il quale Dio stesso ci ama. Il Cuore di Cristo ci sospinge ad accogliere ed amare gli stanchi e oppressi che incontriamo nel nostro cammino.

Vangelo secondo Matteo 5,20-26

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

IL CAMMINO DELLA GIUSTIZIA

Giustizia e moralità: parole sfuggenti, altalenanti. A Gesù non basta la giustizia secondo la misura degli ‘scribi e farisei’, bloccata alla formalità dei gesti esteriori e non rispettosa della dignità altrui. Non basta la moralità di chi porta l’offerta all’altare, ma non si riconcilia con il fratello con il quale è in discordia. Per costruire un mondo di giustizia e di pace, occorre trovare un accordo con chiunque ci cammina accanto. In ciascuna di queste proposte, Gesù ci lancia nell’iniziativa personale.