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Vangelo secondo Matteo 13,47-53

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Terminate queste parabole, Gesù partì di là.

LA RETE DEL GIUDIZIO

Molto efficace l’immagine della rete, che Gesù doveva avere sotto gli occhi, per descrivere la cernita che Dio compierà nel giudizio finale. Gesù rilancia questo giudizio alla saggezza dello ‘scriba divenuto discepolo del regno dei cieli’. Anche noi possiamo distinguere ciò che vale e ciò che non vale, quel che è bene e quel che è male. Sarà cosa opportuna questo ‘esame di coscienza’ in questi giorni, come premessa alla confessione richiesta per ottenere l’indulgenza plenaria del Perdon d’Assisi.

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CRISTIANI E MUSULMANI - VOLTI DI DONNE
Testimonianza di Piccola Sorella Giuliana
Cattedrale di Chioggia - 30-07-2018

Vangelo secondo Matteo 13,36-43

In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».
Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».

LA DENSITA’ DELL’ISTANTE

C’era bisogno di spiegare una parabola già così evidente? Gesù si piega alla domanda dei discepoli e disegna il panorama della storia e della sua ultima conclusione. Nasce in cuore un desiderio: vivere ogni giorno, vivere il momento presente nella prospettiva finale, e quindi nello specchio dell’eterno. Navighiamo dentro la ‘densità dell’istante’ e ogni scelta, ogni azione vibrano del loro pieno valore. Veramente è il caso di dire. “Chi ha orecchi, ascolti”.

Conoscere e vivere. Una testimonianza dal vivo. Piccola Sorella Giuliana racconta: Volti di Donne - Cristianesimo e Islam, Cattedrale a Chioggia ore 21, stasera lunedì 30 luglio. Introduce il giornalista Andrea Tornielli

Vangelo secondo Matteo 13,31-35

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».

IL PICCOLO E IL GRANDE

Gesù, dopo la moltiplicazione dei pani, racconta del piccolissimo granello di senape che diventa più grande degli altri ortaggi fino ad ospitare gli uccelli. Il Regno di Dio, piccolissimo al suo sorgere nel mondo e nel cuore di una persona, diventa grande come una vita intera. Allo stesso modo, un pugno di lievito fermenta tutta la pasta. Non abbiamo timore se la nostra fede è piccola o se siamo pochi: la potenza di Dio, nel terreno del mondo o nella pasta del cuore, lo fa crescere.

Vangelo secondo Giovanni 6,1-15

In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano.
E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

UN MIRACOLO 'IN PROGRESS'

Ce lo godiamo il racconto di questo miracolo, fascinoso e famoso. La folla che segue Gesù, la distesa di erba, la domanda di Gesù, quasi un trabocchetto che Filippo tenta di evitare; il ragazzo con il cestello ben fornito; e finalmente la fantastica distribuzione del pane a tutti, con la raccolta finale dei pezzi avanzati: una meraviglia! Uno spettacolo da godersela. Fossimo una delle 5000 e più persone che ne sono state partecipi, che cosa ci verrebbe da pensare? Quest'uomo teniamocelo, riconosciamolo come profeta mandato da Dio, facciamolo re. A una religione così, con pane e companatico pronti, non è il caso di sottrarci. È Gesù invece a sottrarsi. La sua fuga offrirà l'occasione di un salto decisivo, per i discepoli e per la folla. Vedremo dunque dove ci conduce Gesù, nel percorso che la liturgia ci porterà a fare per tutte le domeniche di Agosto, fino alla sorprendente conclusione.

 

Vangelo secondo Matteo 13,24-30

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo:
«Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania.
Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”.
E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio”».

LA PAZIENZA DEL TEMPO

Con una semplice parabola, Gesù dice molte cose. Indica l’origine del male: un ‘nemico’, che possiamo identificare con satana. Richiama la pazienza del tempo che fa crescere il bene accanto al male; troppo facilmente e crudelmente si pretende di fare piazza pulita, con la logica perversa delle rivoluzioni. Dio permette la libertà del cuore e delle azioni degli uomini. Resta ancora una cosa, che questa parabola non dice: la possibilità di conversione dal male al bene. Il tempo ci è donato per questo.

Stasera ore 21 momento di Parola di Dio e Adorazione in Cattedrale. Poi andremo avedere l'eclisse (in campanile??)

Vangelo secondo Matteo 13,18-23

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

GESÙ SPIEGA

Ed ecco che Gesù stesso spiega in dettaglio la parabola del seme, egli che conosce il cuore di ogni persona. Il cuore chiuso, incapace di ascoltare e di capire; il cuore superficiale, di chi dice subito sì e poi, per incostanza o per una qualsiasi prova, si perde; il cuore distolto da preoccupazioni e sedotto da altri desideri. Infine il cuore attento e docile, che ascolta, accoglie e porta frutto. La spiegazione di Gesù diventa occasione per un personale paragone.

Vangelo secondo Matteo 13,10-17

In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?».
Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.
Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
“Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!”.
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!».

Il MISTERO DEL REGNO

Le parabole ci appaiono come pagine chiare e belle del Vangelo. Gesù invece dice che esse nascondono il mistero. Le parabole raccontano il Regno di Dio con linguaggio figurato: occorre entrare dentro l’immagine, e soprattutto occorre accoglierne la realtà, che è Gesù stesso. Si ammira il Vangelo come bel racconto, si guarda Gesù come grande maestro, senza coinvolgersi con lui. Gioacchino e Anna, genitori di Maria, con semplicità hanno accolto il mistero del Regno di Dio che spuntava nella loro famiglia.

Oggi festa nella Chiesa di san Giacomo a Chioggia. Alle ore 21 il Vescovo Adriano celebra la Santa Messa insieme con i sacerdoti della città.

Vangelo secondo Matteo 20,20-28

In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

COSA CONVIENE

Arriva il giorno di San Giacomo, con la pretesa della madre e la presunzione dei due fratelli, decisi a seguire Gesù partecipando al suo calice, pur di sedere alla sua destra e alla sua sinistra. Gesù non si adegua e fa fare un balzo a tutti, madre, figli e apostoli insieme. Quale via conviene seguire? Conviene avere come unica regola quella di guardare ogni giorno Gesù, andare dove lui va, servire come lui serve. Non è perdita, ma guadagno: la convenienza della fede.

Vangelo secondo Matteo 12,46-50

In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli.
Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti».
Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».
Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».

UN ORIZZONTE APERTO

Ci disturba sempre e nello stesso tempo ci consola questo episodio di Vangelo. Abbiamo l'impressione che Gesù prenda le distanze dai familiari e da sua madre. In realtà egli apre a una nuova familiarità, alla quale anche Maria, e tutti quelli che lo che lo seguono e fanno la sua volontà, potranno partecipare. Gesù non soffoca nel 'familismo' ma fa desiderare la misura universale della Chiesa. Un orizzonte aperto a tutti gli uomini e tutte le donne del mondo.