Vai al contenuto

Ciao, verso Pentecoste con Maria. Stasera da Campo Marconi ore 20,45  a Via Fava. 

 

Vangelo secondo Giovanni 17,20-26

In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
«Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».

ANCHE PER NOI

Gesù prega anche per noi, che abbiamo creduto in Lui attraverso la testimonianza dei primi. Non è solo una fede-conoscenza, ma una fede che ci rende partecipi dell’unità di Gesù con il Padre. Il Figlio di Dio viene tra noi uomini per farci vivere della vita stessa di Dio. Nello scorrere della storia, l’unità dei discepoli con il Signore diventa il segno più evidente e più efficace perché tutti arrivino a riconoscere Gesù e partecipino dell’unità con il Padre.

In questa Novena di Pentecoste oggi preghiamo Maria con i misteri gloriosi, invocando lo Spirito Santo. Ore 20,45 a partire dalla zona Cavanis in Campo Marconi.

Vangelo secondo Giovanni 17,11-19

In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
«Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità».

LA PREGHIERA DELL’AMICIZIA

La preghiera intensa e struggente di Gesù esprime il suo attaccamento a coloro che gli sono stati affidati dal Padre. Nell’imminenza del distacco, Gesù domanda al Padre che i suoi amici rimangano nella gioia, pur vivendo in un mondo che non li accoglie. Per essi Gesù ‘consacra’ – cioè offre – se stesso, affinché non si pervertano. La preghiera di Gesù avvolge i discepoli di allora e accompagna pure noi nel cammino verso la verità del compimento della vita nell’incontro con il Padre.

Continua il Maggio mariano in questa settimana che ci conduce alla Pentecoste, invocando lo Spirito Santo. Stasera ore 20.45 ripartiamo dalla riva di Fondamenta San Francesco e andiamo in zona Cavanis. Ciao!!

Vangelo secondo Giovanni 17,1-11

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse:
«Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato.
Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.
Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.
Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te».

VENGO A TE

Tra l’Ascensione e la Pentecoste la liturgia ci offre le parole di Gesù agli apostoli nell’ultima Cena. Gesù si pone di fronte al Padre e di fronte ai discepoli, divenuti così profondamente amici e partecipi del suo destino. Essi sono diventati depositari del ‘nome’ del Padre e di tutto ciò che il Padre ha donato al Figlio affinché  lo comunichi al mondo. Mentre si consegna al Padre, Gesù si consegna ai suoi: in essi continuerà la sua azione tra gli uomini.

Vangelo secondo Giovanni 15,9-17

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

UN’AMICIZIA VIVA

Rileggere questo Vangelo dopo la festa dell’Ascensione fa comprendere e amare di più il compito che Gesù ci ha affidato e la grazia con la quale ci accompagna. Ci ha scelti e ci ha stretti nel suo amore perché la sua opera e la sua stessa persona possano continuare a fiorire nel mondo, attraverso un segno che ci coinvolge personalmente: il suo amore accolto e diffuso. Convocati nell’amicizia del Signore Gesù, possiamo trasmetterla attraverso la nostra stessa vita, come il tredicesimo apostolo.

Vangelo secondo Marco 16,15-20

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

DALLA TERRA AL CIELO, DAL CIELO ALLA TERRA

Rincorriamo lo scopo della vita. Non solo per quanto riguarda il 'fine vita' e le circostanze che lo accompagnano, ma anche per ciascun giorno e ciascuna ora che ci viene donata da vivere. Dove ci conducono i nostri progetti, le nostre iniziative, le nostre imprese? Verso quale mèta si proietta il compito che svolgiamo; quale felicità desideriamo?
Quello che accade a Gesù di Nazaret è sorprendente. Il suo 'fine vita' non è la croce e neppure il sepolcro e nemmeno soltanto la sua risurrezione. Salendo al cielo, Gesù non compie appena una ascensione spaziale. Egli entra nel profondo della realtà, trasforma la nostra struttura umana, avvolgendola nello stesso abbraccio del Padre che Egli riceve. Il cielo che accoglie Gesù non è più solo una realtà dell’altro mondo e dell’eternità futura, ma illumina e dona contenuto e valore a questi nostri giorni terreni, aprendoli all'infinito per il quale siamo fatti e al quale tendiamo. Fin da ora lo desideriamo e lo domandiamo e, come gli apostoli, possiamo annunciarlo ‘dappertutto’.

Vangelo secondo Giovanni 16,23-28

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio.
Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre».

FIGLI NEL FIGLIO

Passo dopo passo, parola dopo parola, Gesù svela il suo rapporto con il Padre e ne rende partecipi gli amici. Questo è lo scopo per il quale il Figlio si è fatto uomo ed è vissuto tra noi: farci diventare figli di Dio, per vivere in modo nuovo. Ritroviamo una confidenza filiale con Dio e lo preghiamo con la fiducia di Gesù. Verremo corrisposti allo stesso modo del Figlio: dopo la prova della croce, il Padre gli dona lo splendore della risurrezione.

Fioretto di Maggio stasera ore 20,45 insieme con la lettura del Vangelo dell'Ascensione, in Cattedrale nella Cappella dell'Eucaristia

Vangelo secondo Giovanni 16,20-23

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.
La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».

IL DOLORE E LA GIOIA

La sofferenza non è inutile. La vita insegna che il dolore è una porta che apre alla felicità, come la creatura data alla luce nella sofferenza della madre. Gesù ha accolto la croce, rendendola strumento di un amore interamente donato. La croce è diventata passaggio alla vita nuova di risorto. Può accadere anche per i nostri piccoli e grandi dolori, vissuti e offerti come occasione di impegno, di dedizione, di amore a Gesù per la vita nostra e quella dei fratelli..

Fioretto di Maggio stasera ore 20,45, a partire dal Corso presso chiesetta San Pieretto, verso Fondamenta San Francesco

 

Vangelo secondo Giovanni 16,16-20

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete».
Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».
Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».

TANTO O POCO?

E’ tanto o poco il tempo che dobbiamo aspettare? Tanto o poco il tempo dell’attesa del Signore? Tanto o poco il tempo della vita, il tempo per fare il bene, per amare e lasciarci amare, per lodare e ringraziare, per domandare grazia e perdono? Ogni attimo vale l’eternità, ogni desiderio degli occhi e ogni attesa del cuore si proiettano nello spazio dell’infinito. Solo Dio basta. Ogni giorno abbiamo da decidere di vivere e vivere intensamente, rispondendo alla Sua chiamata, nell’attesa della Sua venuta.

Fioretto di Maggio stasera ore 20,45, a partire dal Canal Lombardo alla Porta Santa Maria accanto al Duomo. Ciao!!

Vangelo secondo Giovanni 16,12-15

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

DI PIU’

Quante cose ha detto e quante cose ha donato Gesù nella sua vita terrena! Custodite nel Vangelo, ci raggiungono attraverso la lunga storia della Chiesa. Tuttavia, c’è un di più, che si esprime nel dono di Cristo stesso, nella partecipazione alla sua figliolanza divina e nell’effusione della sua stessa vita. La santità, cioè l’immedesimazione a Gesù, è dono dello Spirito Santo, che scorre come un fiume nella vita della Chiesa e la illumina come un sole.