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In programma avevamo 'solo' la giornata di studio, martedì 20 maggio, nel 1700.o anniversario dell’inizio del Concilio di Nicea. E’ già una sorpresa, nell’Aula Magna dell'Università Urbaniana, vicino al Vaticano, scoprire che il convegno è guidato dall’amico teologo spagnolo Javier Pradez.  Intervengono studiosi qualificatissimi della Commissione Teologica internazionale che ha redatto il documento ‘Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore’ sul valore e l’attualità del Concilio di Nicea nel percorso millenario della fede della Chiesa e della sua teologia. Troviamo finalmente il documento nell'edizione cartacea e ne acquistiamo alcune copie anche per gli amici. Il saluto del Rettore dell’Università, Vincenzo Buonomo, sottolinea che la fede espressa nel dogma costituisce una dilatazione della ragione e rappresenta un elemento di unità fra tutti i cristiani. L’introduzione del Cardinal Victor Manuel Fernandez, Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, e l’intervento di Mons. Piero Coda, presentano il valore e l’attualità di Nicea, anche richiamando alcune sottolineature di papa Francesco. Gli interventi che seguono - proposti in varie lingue - documentano aspetti particolari di Nicea, con la sintesi finale di Piero Coda che riprende la necessità dell’annuncio di Cristo per il nostro tempo.

Se la teologia rimane il ‘pezzo forte’ del soggiorno a Roma in compagnia con due amici sacerdoti, ci viene offerta anche l’occasione di altri incontri, come il dialogo con Andrea Tornielli sugli ultimi avvenimenti della Chiesa, nella sede della direzione dei ‘media’ vaticani, in faccia a Castel Sant’Angelo. Le sorprese più belle sono patrocinate dal fatto di essere ospiti nella Casa Santa Marta in Vaticano, ossequiati, in entrata e in uscita, dalle impeccabili guardie svizzere. A cena ci troviamo con il direttore della rivista internazionale di teologia Communio, il quale ci annuncia la ripresa della edizione italiana che verrà ad aggiungersi alle tante edizioni estere. Con altri sacerdoti avviene uno scambio amichevole e vivace in forza di qualche consonanza territoriale o per amici comuni, o solo perché casualmente incontrati e salutati. La grande ‘macchina’ del Vaticano muove da qui alcune delle sue ‘rotelline’ più nascoste e più necessarie, e la Chiesa universale si rivela nei volti delle persone.

L’ultima sorpresa, provvidenzialmente collocata a ridosso dell’orario del treno per il ritorno, è la prima udienza pubblica del mercoledì di papa Leone XIV. Nell’attesa in piazza San Pietro ci si sente salire agli occhi un impeto di commozione, immersi nel grembo di una folla nella quale ci si rigenera nella fede, con la varietà di volti, lingue, età, colori, e nell’unità di tanti cuori pieni di affetto. Ecco arrivare papa Leone. La papamobile percorre in lungo e in largo piazza San Pietro nello sventolio di voci e colori; il papa alza le braccia a salutare e benedire a destra e a sinistra, e accoglie con atteggiamento sobrio e discreto il bambino che gli viene consegnato. La sua parola chiara e lineare racconta la parabola del seminatore che spreca la semente in terreni aridi come le nostre vite, attendendo che fioriscano come nel dipinto di van Gogh, sotto il sole splendente del Dio Creatore.
Lasciando piazza San Pietro e tutte le persone incontrate nel breve soggiorno romano, rapide come i colombi in piazza e liete come gli amici in dialogo, Roma ci rimane in cuore come una casa materna, dove anche la nostra piccola vita continua a vibrare di un grande respiro.

 

Non l’avevamo previsto, ma è accaduto.                  Il prezioso tempo di intervallo tra la fumata BIANCA e l’annuncio del nuovo PAPA, ci ha permesso di esultare e di ringraziare Dio per il Papa, qualunque nome avesse. Guardandolo e ascoltandolo, abbiamo sentito la voce di Gesù risorto che dona la pace a noi e al cuore di tutti. In serata un amico mi ha scritto: “Nessuno sta notando che Frate Leone era uno dei compagni più stretti di San Francesco. Chissà… ” Poco dopo mi arriva la foto della pergamena che riproduce la benedizione a frate Leone scritta da San Francesco. Il giorno seguente un’amica di Milano mi scrive: “In milanese il Prevost è il Parroco!”. Grazie a Dio e una preghiera per te, papa Leone!!!

Don Angelo Busetto

L'invasione di tanta folla in piazza San Pietro come una benefica alta marea, e poi i fiumi di persone incamminate verso le Basiliche di San Pietro e di Santa Maria Maggiore nei giorni successivi, segnano il cammino dell’umanità nell’alveo del Mistero di Dio. Non sappiamo quanta fede abbia mosso le persone, né quale livello del cuore sia stato raggiunto, quale limpidezza e quale intensità abbia comportato. Sappiamo che è accaduto. La bara di Papa Francesco, e poi il marmo della tomba, richiamano la figura di un uomo che ancora vive nel cuore di Dio e nel cuore della gente. Nella vita e nella morte di ogni uomo e di ogni donna il mistero di Dio si rende presente attraverso il volto, il cuore, le mani. Questo è il grande miracolo che continua ad accadere. L’incarnazione del Figlio di Dio in Gesù di Nazaret non si esaurisce nel sepolcro ma prosegue nella vita del Risorto e si riverbera in coloro che lo seguono e lo annunciano. Sulla riva del lago di Tiberiade, Gesù risorto si affida all’amore di Pietro per consegnargli le persone (…Lui dice: ”le pecore”…) che per la sua parola e quella dei testimoni crederanno in Lui. Tutta la storia che segue, nella bellezza e nella fragilità di chi la vive, è permeata dalla presenza del Risorto e dall’azione del Suo Santo Spirito. Potremo aprire gli occhi a riconoscerlo, come i due discepoli tristi e increduli in cammino verso Emmaus?

Nei giorni che precedono e accompagnano il Conclave, tanti invocano Cristo che, nel Giudizio Universale disegnato da Michelangelo nella Cappella Sistina, incombe sui cardinali con la sua figura imperiosa. In mezzo al frastuono di tante interpretazioni, emergono quegli indagatori che, con perspicacia ed esperienza, provano a intuire le intenzioni dei cardinali e ne scrutano il volto, immaginando le linee e i colori del grande affresco di una Chiesa che raccoglie i valori e le contraddizioni della condizione umana.

Un filo sottile e potente attraversa la trama articolata e confusa di due millenni di storia della Chiesa, e un rigagnolo di grazia viene a scuotere le menti e a pervadere i cuori. Vieni Santo Spirito. Nella sequenza dei papi, con l’alternanza dei santi e dei peccatori, con la fede dei semplici e la carità dei buoni, la vela della barca della Chiesa si gonfia con il vento dello Spirito Santo. La vita del cristiano non procede in solitaria, ma vive nella comunione dei santi del cielo e della terra, gode del dono del consiglio e della sapienza, della fortezza e della pietà, fermenta nel terreno delle comunità, si alimenta con il buon vino della Parola di Dio e con il pane dell’Eucaristia. In questo formidabile passaggio, domandiamo che il mistero di Dio non sia appena l’arcobaleno che sorpassa le teste e subito sparisce, ma sia un raggio che provoca uno slancio di decisione affinché la Chiesa abbia un padre amorevole e un pastore sapiente. Le porte della misericordia si spalancano nel Giubileo vissuto a Roma e nelle nostre cattedrali, e più ancora nella nostra esistenza di ‘sempre’ peccatori e ‘sempre’ salvati: in compagnia del nuovo papa che viene e della Chiesa che continua a vivere.

don Angelo Busetto

 

 

 

Disceso dal vaporetto nella mia isola di Pellestrina, procedo verso il vicino cimitero per una visita di preghiera. Entro nella cappellina che custodisce i sacerdoti della mia infanzia e giovinezza e indugio poi presso le tombe dei familiari. Ho appena accarezzato la foto di mia sorella, che una voce d’uomo mi interpella: “Lei che è una persona religiosa… Il Papa è morto”. Incerto e sbigottito controllo la notizia sul cellulare. Con il tumulto di una voragine nel cuore mi avvio alla Chiesa parrocchiale per la celebrazione della Messa del Lunedì di Pasqua: vita e morte, morte e risurrezione, Pasqua fra terra e cielo. Ho la percezione di uno sconvolgimento, un vuoto abissale. Quest’uomo, questo Papa ha invaso la vita mia e di tutti, ha dato una virata alla Chiesa fino al mare aperto, e ora ci abbandona a metà del viaggio…Custodisco vivo il ricordo dei primi giorni dopo la sua elezione. Non potevi uscire in strada che le persone ti fermavano per chiederti ‘cosa pensi di questo Papa’ sorprendente con l’iniziale ‘Buonasera’ e sconcertante per le prime mosse; il barista esce a chiamarmi e prima di ascoltare il mio parere mi sorride entusiasta. “E’ una strada aperta, camminiamo”, mi sento subito di confermare.

“La gioia del Vangelo–Evangelii Gaudium”, il suo primo fondamentale documento, mi fa esultare fino al punto di acquistare una grande mostra che ne illustra i contenuti e che viene presentata in varie comunità. La gioia del Vangelo irrompe come un torrente, salta gli schemi, va in cerca di persone fuori dal recinto cristiano, abbraccia poveri e deboli, si confronta con i potenti; un’acqua tumultuosa deborda dalle sponde, arriva a spaccare argini e dissestare istituzioni e persone, suscitando perplessità e contrasti. Tu intanto continui a guardare e a seguire questo ‘segno’ che la grazia dello Spirito santo colloca nel cuore della Chiesa e sospinge a percorrere le strade del mondo. Questo Papa fa la sua prima uscita nel mare di Lampedusa, e immerge la sua preghiera nelle acque in cui periscono i migranti. Ogni mattina celebra la Messa nella Chiesa di un ‘albergo’ in Vaticano, casa Santa Marta, dove abita. E’ qui che ho il privilegio di concelebrare la Messa con lui, con qualche cardinale e alcuni vescovi e preti in occasione del mio 50.o di sacerdozio e del 25.o dell’amico don Renato. Alla fine della Messa papa Francesco saluta personalmente ciascuno, e la foto di questo incontro la porto davanti agli occhi ogni giorno. Ogni giorno cerco di seguire le sue mosse, ascolto le sue parole, inseguo le varie udienze e gli Angelus domenicali; sono esterrefatto per le sue nomine e le non nomine di cardinali, per le scosse alla Curia romana, per quei viaggi impossibili in terre quasi ignote, tra gente dimenticata e abbandonata. Allargo le dimensioni del mondo e chiedo di aprire anche le dimensioni del mio cuore. Ritrovo una percezione di grande paternità nell’immensa piazza San Pietro che ci accoglie nell’udienza per il centenario della nascita di don Luigi Giussani: un abbraccio e uno stimolo, un nuovo invito alla missione.

In questi giorni in cui la sua figura viene presentata al passato, mi invade la sensazione di un cammino aperto, una Chiesa che con Pietro e Paolo percorre le vie del mondo, entra nelle case, percuote e convince il cuore delle persone, incontra i fratelli vicini e quelli considerati estranei o perduti. E’ il segno – e il sogno – di Papa Francesco.

Eccolo con noi in una serata di paese, tra persone che lo ascoltano e lo guardano così attente come potevano essere quelle che per seguirlo dimenticavano di mangiare. Gesù entra nelle case: lo vediamo in uno spezzone di filmato ripreso dalla serie Chosen, che ormai viene trasmessa in tutte le televisioni del mondo. Gesù è in casa di Marta e Maria, con la sorella maggiore tutta presa a preparare una raffinata apericena per lui e i suoi dodici apostoli, e Maria, ‘la piccola’, incantata a guardare il Maestro che parla. Marta va a lamentarsi con Gesù, e questi taglia corto: “Grazie Marta per la bella cena che ci prepari. Ma se vuoi essere lieta quando lavori, smetti un momento e ascolta me”.                    Anche qui da noi alcune donne hanno cominciato ad ascoltarlo e a comunicarlo ai figli, piccoli e già fioriti. Con timore e tremore e con l’audacia della fede accettano la sfida di raccontarsi davanti a tante persone: “Cristo ti accoglie nel sacramento così ‘difficile’ della confessione, ti invita nella comunità riunita per l’Eucaristia, ti rimette in cammino in uno slancio di vita… E’ il sentore di una felicità nuova, che sgorga dal profondo”. Le parole escono come un torrente: “Mi spiazza davvero con quale semplicità i bambini si fanno coinvolgere. Mi sono chiesta: perché, se la cosa li rende felci, non fare come i bambini?”. “I sacramenti non hanno avuto un significato preciso nella mia vita al tempo in cui li ho ricevuti, ma continuano ad agire in me da allora in poi. Accade in maniera improvvisa, illuminante, accecante. Tutto appare più chiaro, mi pare di percepire il senso di tutto, come quando riesci a vedere un pezzo di intreccio dietro al tessuto. Ho sempre avuto la percezione che qualcosa di molto più grande ci fosse dietro le cose di cui io riuscivo a comprendere solo un pezzettino”. “Voglio dare ai miei figli la possibilità di accogliere - magari più e meglio di me - la grazia, il dono più grande, più forte di tutto, il senso più alto di quello che vivono. Come un seme che poi loro potranno sviluppare o no. Ma con i sacramenti che ricevono non saranno mai soli”. Vale per la vita intera: c’è chi racconta la consolazione del sacramento dell’unzione nel corso di una malattia ormai superata.                                                             In mezzo al nostro mondo vario e terribile, nelle paure che ci piovono addosso come malefici droni, ci ritroviamo come quando, circondati dalla gente in una strada sconosciuta di una grande città, scorgiamo in un lampo un volto amico e la segnalazione di una guida; finalmente gli occhi si illuminano e i polmoni respirano. Lo percepiamo nella canzone di Fabrizio Moro, proposta dal vivo mentre sullo schermo scorrono le parole e appare il volto di Gesù: “Tu che sei il sogno più grande / Tra i sogni più veri / E questa canzone / Che gira e rigira, la dedico a te / Il mio unico amore / Il senso di ogni cosa che c'è / Che sei l'infinito tra i miei desideri”.             L’infinito che colma i desideri è Gesù che viene a incontrarci, non solo come ascoltatori della sua Parola, ma testimoni della sua Presenza, nuovi protagonisti in una comunità ricca di storia, toccata dal balenare di un guizzo di trasfigurazione.

 

 

 

La Chiesa è donna: la prima figura della Chiesa è un volto e un corpo di donna; un cuore, una volontà, un’intelligenza, una decisione di donna, ragazza, fidanzata, sposa, madre: qualifiche di una donna reale. Maria di Nazaret è l’ultima fioritura dell’antico popolo d’Israele e il primo germoglio del popolo cristiano. La sua esistenza si svolge interamente per Cristo, con Cristo, in Cristo, secondo tutti i passaggi: vocazione e risposta, concezione, nascita, crescita del Figlio Gesù, accompagnamento alla vita pubblica, partecipazione alla sua passione, unita agli apostoli e ai primi cristiani nell’effusione dello Spirito a Pentecoste. Ogni donna – milioni di donne nella storia – che entra nel flusso di vita della Chiesa, ritrova Maria di Nazaret come ispirazione, modello, protezione, speranza. Ogni uomo, ogni cristiano guarda Maria come Madre del Signore e come compagna di viaggio nel cammino della vita.

In Maria riconosciamo i tratti della grazia e della bellezza, come cantano poeti e musicisti e raffigurano pittori e scultori; i tratti della fede e della fiducia, le pieghe del dramma e del dolore, i raggi della gioia e della gloria, come descrivono le statue e i dipinti e come narra la vita e l’opera di tante persone. Ogni cristiano e cristiana, ogni santo e santa riproduce nella sua fisionomia un tratto della donna di Nazaret, a partire dal silenzio e nascondimento di Nazaret, evocati da Paolo VI pellegrino in Terrasanta e rivissuti da Charles de Foucauld portinaio e giardiniere nella cittadina. L’adesione del suo sì intelligente e consapevole richiama la vocazione di donne e uomini consacrati e la reciproca accoglienza degli sposi; lo strappo dalla propria terra e la fatica dell’esilio anticipano il dramma degli emigrati e dei migranti; la fedeltà quotidiana alla casa e al lavoro, rivivono nella condizione di tutti gli uomini e le donne del mondo; la consegna della vita nella passione del Figlio e sua personale, continua nelle variegate vicende di tutti noi. Maria vive non una vita celestiale, ma reale; visita parenti, partecipa a matrimoni, si coinvolge nel tumulto delle persone che seguono Gesù di paese in paese e nei passi del calvario fino alla croce.

Il popolo cristiano non solo si immedesima nella figura umana di Maria, madre e discepola di Gesù, ma la vede come compimento del destino di ciascuno e della storia intera: Maria Assunta in cielo, Maria in Paradiso insieme con gli Angeli, nelle raffigurazioni dei pittori e nelle invocazioni dei cristiani: “Prega per noi, adesso e nell’ora della nostra morte”, perché possiamo percorrere la tua strada fino al compimento del nostro destino nell’eternità. Non la sublimazione delle sofferenze della terra, consolate con il sole dell’avvenire; piuttosto, i dolori, le malattie e tutte le povertà terrene vengono circondate di affetto, di cura, di grazia attraverso la carità diffusa ad opera di santi e sante, buoni cristiani e cristiane. Lo splendore dell’arte avvolge i primi ospizi e ospedali costruiti per l’accoglienza di poveri, malati, pellegrini; la dedizione della cura e il calore della carità fanno germogliare quaggiù il primo pezzo del Paradiso.

Maria è prototipo, immagine, custode della vita cristiana, della vita del mondo: sorella e madre, figlia e regina di un popolo in cammino lungo tutte le strade che portano al cielo: Oh Madonna, tu sei la sicurezza della nostra speranza!”  

don Angelo Busetto 

Madonna della Misericordia, pala di Piero della Francesca

Dove nasce speranza

La chiamava ‘mia Regina’: Adeodato, il figlio che Agostino aveva avuto prima della conversione, amava la nonna Monica fino alla venerazione, attratto dal suo affetto e sapienza, dalla sua fede e determinazione. Monica, fedele cristiana, seguiva con passione e dolore le vicende del figlio Agostino che emergeva per intelligenza e oratoria nella cittadina di Ippona, a Cartagine, a Roma,   disperdendosi in compagnie goderecce, in filosofie insufficienti e in forme religiose equivoche.  Finalmente, a Milano città imperiale, dove la fede e l’eloquente energia di Ambrogio guidava il popolo cristiano, Agostino incontra il cristianesimo e si fa battezzare. In un romanzo che racconta la ‘vita avventurosa di Agostino’ si intravvede il rapporto discreto ma profondo di Monica con la Chiesa e in particolare con il vescovo Ambrogio. In quei tempi le donne, mentre tessevano i vestiti della liturgia cristiana liberata da Costantino, andavano costruendo la chiesa domestica nelle case. La preghiera assidua, la vicinanza discreta, l’affetto incondizionato, il consiglio silenzioso accompagnavano figli e nipoti, sostenevano le celebrazioni e le tante forme di carità della comunità.

Quasi per l’intero corso di due millenni della storia d’Occidente, le donne non hanno goduto di una posizione significativa nella società, se non per il nome di qualche principessa o regina e di qualche rara artista e studiosa. In questo contesto, nella Chiesa alcune donne emergono attraverso varie direttrici: badesse di monastero, con competenza anche verso monasteri maschili; sante martiri dei primi secoli, venerate e celebrate, e sante mistiche, analfabete o studiose: nomi noti e dimenticati, Agnese e Lucia, Ildegarda e Caterina, Maria Goretti e Gianna Beretta Molla.

Pope Francis poses for a photo as he attends a meeting with African women, judges and prosecutors, on human trafficking and organized crime, at the Vatican, Thursday, Dec. 12, 2019. (AP Photo/Gregorio Borgia)

Tuttavia, la storia non procede solo per grandi nomi e imprese. Donne madri, spose, sorelle, amiche hanno amato, custodito, protetto, consigliato, soffrendo e godendo per mariti, figli, nipoti, bambini e anziani. Nel giro delle famiglie patriarcali, nel contesto del paese e del circondario, nel rapporto con monasteri e conventi, ecco donne ostetriche, donne che allattano i figli degli altri, donne consigliere, donne catechiste. Madri e sorelle ‘spirituali’ costituiscono il buon terreno per la fioritura di famiglie cristiane, per vocazioni al sacerdozio e alla consacrazione. Donne sante accanto a santi uomini, come Chiara e Francesco, Francesca de Chantal e Francesco di Sales; moglie e marito santi insieme come i genitori di Teresa di Lisieux e i coniugi Beltrame-Quattrocchi.

Oggi, quando il terreno della società sembra sfaldarsi e irrigidirsi nell’individualismo, e le comunità cristiane sembrano smarrirsi e disperdersi, le donne offrono cuore e cura, pazienza e vigilanza. Negli ultimi decenni esplode il fenomeno di donne che lavorano fuori casa e donne studiose, teologhe, responsabili di comunità. Al di là delle problematiche sui ministeri e sulle responsabilità istituzionali, oggi in modo più palese la Chiesa respira con due polmoni, ama con un intenso battito del cuore, ragiona con l’intelligenza di quanti la costituiscono, uomini e donne. La Chiesa consiste nelle persone, con le doti e i carismi di ciascuno, nell’armonia di una orchestra che naviga in una grande barca nel vasto mare. Ogni cristiano, ogni uomo o donna è pieno di gratitudine verso la donna dalla quale ha ricevuto la vita, verso tante donne che lo amano, lo accompagnano e lo custodiscono. Nella poesia e nella prosa della vita, nella bellezza e nella sofferenza, da bambini o da grandi, da sani o malati, è grazia di Dio che una donna ti sia accanto.

don Angelo Busetto

 

“Ha preso sul serio l’uomo – Ha preso sul serio Cristo”. Così il cardinal Farrell, Prefetto del Dicastero per laici, famiglia e vita, delinea la figura del servo di Dio don Luigi Giussani a vent’anni dalla morte. Il vescovo Giampaolo, nella messa celebrata in cattedrale per la ricorrenza, ripropone la stessa frase e ne ritrova le tracce in un libro famoso di Giussani, Il senso religioso; nel decimo capitolo il sacerdote milanese svela la fisionomia dell’uomo che con stupore e gratitudine si scopre come ‘dato’, donato a sé da un Altro, da Dio, fino a dire: “Io sono tu che mi fai”. Questa è la radice di quel bisogno e di quella ricerca di assoluto che trovano risposta nel Figlio di Dio fatto uomo; don Giussani, di fronte agli studenti del liceo, traccia con il gesso sulla lavagna una linea orizzontale dalla quale tante frecce salgono in alto verso una stella, impotenti tuttavia a raggiungerla; dall’alto della stella, una freccia scende dritta a intercettare l’orizzonte della domanda umana: Cristo viene a incontrare l’uomo. Un cammino che Giussani compie personalmente fin dagli anni del seminario, e che costituisce la sua passione e la sua missione. Diventato sacerdote, abbandona il suo già apprezzato insegnamento della teologia nel seminario di Venegono per buttarsi nella scuola pubblica. Per tante persone, giovani studenti o adulti, credenti o indifferenti o atei, l’incontro con don Giussani apre la possibilità di imbattersi in Cristo presente qui ed ora. Da Milano e da Rimini, dalla Liguria e dalla vicina città di Adria, la novità di questo annuncio viene a toccare le sponde della nostra laguna e sorprende la vita di sacerdoti e laici. Andiamo a incontrare don Giussani, e anche lui viene a trovarci. Non è in gioco appena qualche aspetto particolare del cristianesimo, come la preghiera, la carità o la vita sociale. Piuttosto, l’avvenimento di Cristo coinvolge il cuore della persona, ne determina la vocazione, prende dentro tutte le dimensioni del vivere: famiglia, lavoro, scuola, tempo libero, vacanze, impegno sociale. Non la proposta di una ‘spiritualità’ particolare, quanto piuttosto l’accorgersi di Cristo presente nelle cose che fai e in tutte le situazioni che incontri. Fede in Cristo ed esperienza umana non corrono separate; l’interesse per l’umano coincide con l’interesse per Cristo. L’esperienza di comunità - tanto desiderata e ricercata - non si limita allo star bene insieme, né viene concepita separata dalla Chiesa cosiddetta ‘istituzionale’: è invece parte viva del Corpo di Cristo nel mondo. Vediamo delinearsi un cristianesimo non solo ideale o morale, ma teso a esprimersi e attuarsi concretamente: ”Una rivoluzione di sé”, come titola l’ultima raccolta degli interventi di don Giussani. Colpiscono in lui la grande passione per l’amicizia e la missione, per musica, arte, letteratura, canti, fino al buon cibo e alla buona tavola; l’attenzione al povero - anche allo straniero che ti ferma al semaforo per lavarti i vetri della macchina -; la proposta di una caritativa sistematica e ordinata, la cura della bellezza e proprietà delle cose. Giussani ‘vive intensamente il reale’ nel vigore degli incontri, viaggi, iniziative, e nella debolezza della malattia degli ultimi anni. Sempre appoggiato a Maria, ‘di speranza fontana vivace’: la passione per l’uomo, vissuta come passione per Cristo.

don Angelo Busetto, Nuova Scintilla 2 marzo 2025, p 10

“Buongiorno. Avvisiamo che l’articolo da Lei prenotato è arrivato ed è a sua disposizione.” Mi giunge via mail l’avviso che la biografia di Divo Barsotti è in libreria. Qualche settimana fa, dopo una veloce giro tra gli scaffali, avvicinandomi al bancone della commessa esclamavo: “E il naufragar m’è dolce in questo mare”. Un mare di libri, dolce e amaro insieme, nel quale non trovo l’autore che cerco. Ordinatissima come un negozio di alta moda, la libreria contiene un catalogo infinito di titoli, copertine, proposte, novità, colori e parole, passato, presente e un po’ di futuro. Quante vite ci vorrebbero per leggere tutto? So di persone che macinano libri a macchinetta; altre inseguono i titoli alla moda, molte non vanno al di là della copertina. Ragionando con un amico salta fuori una proposta: ‘Facciamoci una biblioteca ideale’. Ideale per chi? Metti un cristiano, già entrato nella grande cattedrale della Bibbia, che domanda di scoprire i pilastri della fede, le navate della speranza, le cupole della carità, le colonne della teologia, gli altari delle devozioni, le statue dei santi, le immagini del Crocifisso e della Madonna. Cosa suggerirgli, quale itinerario proporgli? Da pari suo, l’amico sta facendo un audace percorso di lettura, al quale dedica buona parte delle serate; ha solcato un buon tratto di mare con qualche poderosa opera di Agostino e Tommaso d’Aquino, senza affondare, ed è entrato nelle correnti della spiritualità e della mistica. Di tanto in tanto mi manda fotocopia della copertina e di qualche pagina di scrittori e di mistici che traboccano di amore e dedizione a Gesù. Si potrà dunque costruire insieme una ‘biblioteca ideale’ del cristiano, gettando le fondamenta di un edificio che potrà crescere secondo le preferenze di ciascuno. Cominciamo con i Padri apostolici. Chi sono costoro? Formano la prima fioritura della letteratura cristiana dopo i Vangeli. Ignazio di Antiochia, nel primo decennio del secondo secolo, scrive sette lettere alle chiese incontrate nel viaggio che lo porta incatenato verso Roma, dove troverà il martirio; supplica i cristiani di Roma di lasciarlo andare “in pasto alle belve, come frumento di Cristo macinato per diventare pane puro di Cristo”. Policarpo si gloria della discendenza della sua fede direttamente dall’apostolo Giovanni. I frammenti di Papia ci sorprendono riferendo la prima elaborazione dei Vangeli con ‘i detti del Signore’ e alcuni cenni su Marco e Matteo. La lettera di Barnaba è una sorta di manuale catechistico dove si dice: ‘Passiamo nella gioia l’ottavo giorno in cui Gesù risorse dai morti’. L’immaginifico Pastore di Erma entra nel contesto di una comunità cristiana ormai cresciuta. Infine Diogneto definisce i cristiani come anima del mondo.

Potrà un cristiano del nostro tempo e di tutti i tempi dirsi certo e lieto della sua fede senza paragonarsi almeno con qualche spunto ripreso da queste prime esperienze di vita cristiana? Nelle librerie delle nostre città si trovano libri di esoterismo, islamismo, religioni orientali; non mancano la Bibbia e l’ultima biografia di Papa Francesco. Ma come risalire alle sorgenti del fiume che attraversa il territorio della storia cristiana per giungere ad abbeverarci al rubinetto di casa? La gentile commessa prenderà nota della richiesta, e a suo tempo ci manderà l’avviso che “l’articolo da voi prenotato è arrivato ed è a vostra disposizione”.

don Angelo Busetto

Cronaca di una serata d’inverno

 …Dicono che vivere sia simile ad un viaggio

Che ogni cosa fugge ed è tutto di passaggio…

E nella logica del tempo

Qualsiasi cosa passerà.
Anche se non ne cogli il senso
Un giorno il senso arriverà…

In questo tempo senza tempo
Che noi chiamiamo eternità…

In un’umida serata invernale ci mettiamo insieme ad ascoltare ‘La logica del tempo’: la canzone di Renato Zero ci introduce ad accogliere la Parola che ci accompagna nello scorrere delle giornate. Chi ci salva dalla banalità del tempo, dalle ore vuote, dalle giornate perse, dalla vita sprecata? Potremo lasciarci catturare da tutti i calendari del mondo, quello calcistico o quello tennistico, dalle scadenze del Black Friday o da chissà altro. Mentre ci balocchiamo nel gioco di mille occupazioni e distrazioni inseguendo cose che ci sfuggono, restiamo protesi verso l’eternità. Sullo schermo appare la silhouette di una corsa in spiaggia, con bambini che saltellano e infanti che sorridono in faccia alla mamma: tempo, giorni, minuti sono donati nell’abbraccio di una presenza calda di amore. Il tempo che viviamo è segnato da un avvenimento che ne cambia il ritmo. Non siamo appena ‘dopo Cristo’. Venuto una sola volta, Cristo cammina con noi. In un istante prezioso percepiamo la sua vita che scorre nella nostra e il nostro cuore che vibra con il suo come un bimbo nel grembo della madre.                                                                                Il calendario liturgico di Avvento, Quaresima, Pasqua, Tempo ordinario disegna il percorso della nostra esistenza; le nostre stagioni di gioia e dolore, lavoro e amore, lambite dal fiume della sua presenza, riflettono gli accadimenti della sua vita. Perfino il ritmo settenario dei giorni, legato all’umana esigenza della festa e del riposo, spunta dai sette giorni della creazione e ricomincia con l’ottavo giorno di risurrezione. Lo raccontano una mamma e un papà che, assieme ai quattro figli, partecipano da sempre alla messa festiva, con la carrozzina o con le piccole scorribande in chiesa, sulla stessa panca o disseminati lungo la navata, sistemando l’orario della liturgia nel turbinio delle partite di calcio o pallavolo. “Un dono sempre nuovo”, commenta la donna. Il Signore Gesù entra nell’intreccio dei sentimenti e delle decisioni, e apre il sentiero della speranza. Il video dell’unico matrimonio celebrato nelle quattro parrocchie nel corso dell’anno, evoca la promessa dichiarata davanti a Dio, al sacerdote, ai testimoni e alla gente: un amore accolto e promesso continua nella grazia del sacramento; più che nel filmato la memoria dell’evento rimarrà impressa nel cuore dei giovani sposi.                                                                                                       Memoria del Dio che è entrato nel tempo: non è questo il Giubileo? Occorre ‘solo’ accorgersene, non per uno sforzo della mente, ma con i gesti che lo risvegliano, come è stato per il drappello di ragazzi del paese che, insieme con altri settemila della compagnia del Graal, hanno vissuto il Giubileo con il Papa. Nella grande sala delle udienze Papa Francesco ha fatto ripetere il verbo ‘ricominciare’. “Siete la nostra avanguardia”, qualcuno dichiara. Ricominciamo insieme, ogni giorno del tempo che ci viene donato. Con la musica dell’amico don Anas che ha già ricominciato in cielo, ci mettiamo a cantare: “La festa sta per cominciare…”