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Vangelo di Matteo 19, 20-30

In quel tempo, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». Gli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Gli chiese: «Quali?». Gesù rispose: «Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse: «Tutte queste cose le ho osservate; che altro mi manca?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!». Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte ricchezze.

UN AMORE PIU’ GRANDE

Non basta rispettare i comandamenti per vivere una vita piena e felice. Quello che Gesù propone a quel giovane è una mossa concreta: seguirlo, apprezzandolo e amandolo più di ogni altro bene. Noi abbiamo un cuore più grande delle cose che maneggiamo, abbiamo un desiderio più vasto del nostro istinto di possesso. Solo un amore più grande lo può colmare. Allora il velo di tristezza che chiude il cuore si scioglie come nebbia al sorgere del sole. San Bernardo, con tutti i suoi amici, ne è testimone.

 

Vangelo secondo Giovanni 6,51-58

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

CARNE E SANGUE

Un cristianesimo di carne e sangue, di cibo e bevanda. Mangiare la carne e bere il sangue di Cristo è il modo per rimanere in Lui e avere la vita eterna.
E dunque, primariamente il cristianesimo non consiste nel conoscere e nel ragionare, nel filosofare e nel teologare. Non consiste nemmeno nelle opere che ne conseguono. Cristo ci incontra e ci fa vivere attraverso il gesto semplice e primario del mangiare e del bere, che appartiene ad ogni uomo e che costituisce una inevitabile condizione per vivere.
C'è tuttavia un salto sorprendente. Non si tratta di un mangiare qualsiasi; non è come i pranzi rituali che caratterizzano molte forme religiose. Gesù invita a mangiare il suo corpo e a bere il suo sangue. Lui stesso trova la modalità attraverso la quale questo si possa realizzare. Nell’ultima cena, Gesù dona agli apostoli il pane che ‘è’ il suo corpo e il vino che ‘è’ il suo sangue, e raccomanda loro di ripetere quel gesto ‘in sua memoria’.
Da duemila anni i cristiani si fidano della parola di Gesù, mangiamo ‘questo pane’ e accolgono la promessa di ‘vivere in eterno’.

Vangelo di Matteo 19,13-15

In quel tempo, furono portati a Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono. Gesù però disse: «Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli». E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là.

IL BAMBINO

I modelli che Gesù mette davanti ai nostri occhi non sono gli eroi, ma i piccoli, in particolare i bambini. A Dio ci si presenta non con l’abbondanza e la potenza, ma con la povertà e l’apertura, pronti ad accoglierlo. Non ci siamo fatti da soli e non rispondiamo da soli al bisogno del cuore e a tutti i bisogni della vita. Il Padre ci riempie di beni nel Figlio che ci viene consegnato e nello Spirito che ci viene donato.

Vangelo di Matteo 19,3-12

In quel tempo si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?». Egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: Per questo l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto». Gli domandarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e di ripudiarla?». Rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all'inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un'altra, commette adulterio».
Gli dissero i suoi discepoli: «Se questa è la situazione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi». Egli rispose loro: «Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».

UN AMORE PIU’ GRANDE

Affinché si realizzi la fedeltà al marito e alla moglie, occorre che entri in gioco Dio stesso. Non soltanto la sua legge, ma la sua forza di grazia e di amore. Gesù stesso ha realizzato questo amore per noi, dando la vita fino alla croce. Gesù ha l’audacia di consegnare ai suoi seguaci la strada di una dedizione totale, realizzata nella verginità per il regno dei cieli: per tutti un richiamo all’amore più grande donato da Dio.

Vangelo di Matteo 18,21-19,1

In quel tempo, Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: «Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa».Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: «Restituisci quello che devi!». Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: «Abbi pazienza con me e ti restituirò».Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: «Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?». Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano.

LA GRAZIA DELLA MISERICORDIA

Colui che ci ha creati e amati con una iniziativa gratuita, ci riguadagna ad ogni tornante della vita con l’abbraccio della misericordia. La sua è la logica del padre e della madre, dell’innamorato e dell’innamorata. Supera le regole giuridiche e rompe le convenzioni commerciali. Quando entriamo in questo fiume di misericordia, il cuore si rinnova e il mondo si purifica. Occorre chiedere la grazia di poter vivere così e di testimoniarlo di fronte a tutti.

 

MONTAGNE DI STORIA

Cento milioni di anni fa qui si stendeva una laguna come oggi la si vede alle Bahamas. Qui, dove ora si innalzano le vette delle Dolomiti sullo scenario di San Martino di Castrozza. Dio ha impiegato tutti questi anni per mostrarci lo spettacolo della sua bellezza. Il suo dono fiorisce nella lenta pazienza del tempo, avvenimento dopo avvenimento, goccia dopo goccia, battito su battito.
Anche tutto il procedere della nostra storia personale alza oggi il sipario e si svela come un panorama di monti che sorgono dalla profondità del tempo. Ce ne accorgiamo con una sorpresa di incanto. Succede come nel procedere della storia sacra. Come poteva Abramo, il primo chiamato, contare le stelle e numerare i granelli di sabbia per elencare la fila di uomini e donne che avrebbero portato a compimento la sua storia, arrivando a coinvolgere pure noi? Come poteva Maria immaginare il passaggio di generazione in generazione di tutti coloro che l'avrebbero chiamata beata?
Nelle svolte del tempo, il panorama della vita si chiarisce ad ogni passaggio, svelando le tessere del disegno che sgorga dalla profondità del mistero. Come in un poster nel quale - una foto dopo l'altra - gli amici hanno raccolto i fatti di una, le perle della collana, lo scorrere di strade e sentieri, di giorni e di ore. La semente è fiorita in una pianta, l'albero ha allargato i cerchi degli anni, i volti nuovi sono sopraggiunti componendosi con quelli di chi già c'era. Non è solo la potenza di una fioritura che germoglia. È la grazia nuova delle persone che si incontrano, dei maestri che riaprono il percorso e delle guide che accompagnano, della compagnia che si moltiplica e si infittisce.
Noi siamo la storia che abbiamo vissuto, siamo le persone che abbiamo incontrato, gli amici che abbiamo amato, gli ostacoli che abbiamo superato, i pericoli che abbiamo sfiorato, le contraddizioni che abbiamo subito, le ferite che ci hanno toccato, le grazie che abbiamo ricevuto, le coincidenze che ci hanno esaltato. Tutto - meravigliosamente - è diventato tua carne e tue ossa, purificato dalla grazia del perdono, salvato dal sangue della croce, alimentato dal pane del cammino.
Continuano le trasmigrazioni di Abramo e il deserto di Mosè, la traversata dei discepoli sul lago, la tempesta sedata e la pesca miracolosa. Lui, il Signore riconosciuto da Giovanni e abbracciato dalla Maddalena, ha acceso il fuoco e ha cucinato i pesci e ti attende ancora sull'ultima spiaggia, scrutandoti con la grazia di una domanda tante volte ripetuta: "Mi ami tu?".

Vangelo secondo Luca 1, 39-56

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

L'ALBA DEL MONDO NUOVO

Nelle albe d’estate vediamo sorgere dal mare la luce del mattino. Accade ogni giorno, anche quando striature di nubi ricoprono di un velo i raggi del sole.
All'orizzonte della storia, i cristiani hanno individuato in Maria l'alba del mondo nuovo illuminato dal sole di Cristo. Nel percorso della sua vita, Maria è accanto a Cristo, bambino, maestro d'Israele, Messia crocifisso e risorto. Partecipa della sua missione, del suo dramma, del suo mistero. Gesù percorre la vita umana e la porta a compimento nella risurrezione e ascensione al cielo.
In questo cammino che per tutti si compirà con la risurrezione dei morti, Maria è la prima. La sua Assunzione al cielo in anima e corpo è un anticipo e una promessa; diventa per l’umanità intera segno di speranza, come la prima fioritura nel giardino di Dio.
Guardando Maria Assunta, diventiamo certi del nostro destino buono, lieti ogni mattino di intravvedere il primo sorgere del sole che illumina le nostre giornate.

Vangelo di Matteo 18,1-5.10.12-14

In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?».2Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda.

LA LOGICA DI DIO

Il più grande è il bambino perché non possiede niente di suo e quindi può ricevere tutto. Anche chi accoglie un bambino, senza poter attendere alcun contraccambio, trova la strada aperta per il Regno. Colui che possiede ricchezze o energie, chi è grande e forte, si metta a disposizione di chi è piccolo, debole o disperso. In un mondo di fratelli che collaborano tra loro, nessuno va perduto, e tutti godi dei beni che il Padre ha seminato nel mondo.