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Stasera ore 21 momento di Parola di Dio e Adorazione in Cattedrale. Poi andremo avedere l'eclisse (in campanile??)

Vangelo secondo Matteo 13,18-23

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

GESÙ SPIEGA

Ed ecco che Gesù stesso spiega in dettaglio la parabola del seme, egli che conosce il cuore di ogni persona. Il cuore chiuso, incapace di ascoltare e di capire; il cuore superficiale, di chi dice subito sì e poi, per incostanza o per una qualsiasi prova, si perde; il cuore distolto da preoccupazioni e sedotto da altri desideri. Infine il cuore attento e docile, che ascolta, accoglie e porta frutto. La spiegazione di Gesù diventa occasione per un personale paragone.

Vangelo secondo Matteo 13,10-17

In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?».
Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.
Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
“Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!”.
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!».

Il MISTERO DEL REGNO

Le parabole ci appaiono come pagine chiare e belle del Vangelo. Gesù invece dice che esse nascondono il mistero. Le parabole raccontano il Regno di Dio con linguaggio figurato: occorre entrare dentro l’immagine, e soprattutto occorre accoglierne la realtà, che è Gesù stesso. Si ammira il Vangelo come bel racconto, si guarda Gesù come grande maestro, senza coinvolgersi con lui. Gioacchino e Anna, genitori di Maria, con semplicità hanno accolto il mistero del Regno di Dio che spuntava nella loro famiglia.

Oggi festa nella Chiesa di san Giacomo a Chioggia. Alle ore 21 il Vescovo Adriano celebra la Santa Messa insieme con i sacerdoti della città.

Vangelo secondo Matteo 20,20-28

In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

COSA CONVIENE

Arriva il giorno di San Giacomo, con la pretesa della madre e la presunzione dei due fratelli, decisi a seguire Gesù partecipando al suo calice, pur di sedere alla sua destra e alla sua sinistra. Gesù non si adegua e fa fare un balzo a tutti, madre, figli e apostoli insieme. Quale via conviene seguire? Conviene avere come unica regola quella di guardare ogni giorno Gesù, andare dove lui va, servire come lui serve. Non è perdita, ma guadagno: la convenienza della fede.

Vangelo secondo Matteo 12,46-50

In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli.
Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti».
Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».
Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».

UN ORIZZONTE APERTO

Ci disturba sempre e nello stesso tempo ci consola questo episodio di Vangelo. Abbiamo l'impressione che Gesù prenda le distanze dai familiari e da sua madre. In realtà egli apre a una nuova familiarità, alla quale anche Maria, e tutti quelli che lo che lo seguono e fanno la sua volontà, potranno partecipare. Gesù non soffoca nel 'familismo' ma fa desiderare la misura universale della Chiesa. Un orizzonte aperto a tutti gli uomini e tutte le donne del mondo.

Vangelo secondo Giovanni 15,1-8

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

TRALCI DELLA VITE

Questo Vangelo ci fa desiderare di più quello che noi già siamo. Siamo rami innestati nell'albero che è Gesù stesso fin dalla nostra origine nel Battesimo, cresciuti in Lui attraverso tutta la nostra esperienza di vita cristiana. Non possiamo vivere come esseri autonomi, non combiniamo nulla di buono e di vero senza di Lui. Le difficoltà, le fatiche, gli insuccessi diventano le potature che ci ridanno vigore. Lo Spirito Santo rinnovi la nostra decisione di appartenere a Gesù.

Vangelo secondo Marco 6,30-34

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

IL DISTACCO E IL RIPOSO

Non soltanto il clima dell'estate: anche Gesù ci invita al riposo e alla solitudine. Il distacco dalle cose fatte e da quelle da fare ci libera dal peso e dall'affanno, neanche fossimo i padroni del mondo o i conduttori della locomotiva della vita. A qualunque livello, l'efficientismo logora e sfianca. Papa Francesco parla addirittura della tentazione del pelagianesimo, quando si pensa di risolvere il dramma della vita attraverso l'impegno e l'attivismo (vedi Esortazione apostolica Gaudete et exsultate). Purtuttavia non bastano appena il riposo o la solitudine a salvarci. Non basta calmare gli impulsi e scendere nel profondo dell'anima. Invece, è lo stare in compagnia con Gesù, il quale appunto dice: 'Venite', volendo coinvolgerci nel suo rapporto con il Padre. Questa è la sorgente della novità e della bellezza, la scoperta dell'origine della vita e l'esperienza della comunione con Lui. Il Vangelo dice che poi Gesù e gli apostoli non riescono a sottrarsi alla folla. Nella compagnia di Gesù è ancora possibile reggere l'urto degli avvenimenti e la sorpresa delle persone.

Vangelo secondo Matteo 12,14-21

In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Ecco il mio servo, che io ho scelto;
il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento.
Porrò il mio spirito sopra di lui
e annuncerà alle nazioni la giustizia.
Non contesterà né griderà
né si udrà nelle piazze la sua voce.
Non spezzerà una canna già incrinata,
non spegnerà una fiamma smorta,
finché non abbia fatto trionfare la giustizia;
nel suo nome spereranno le nazioni».

UNA GIUSTIZIA PIU’ GRANDE

Mentre i farisei tramano per ucciderlo, Gesù guarisce ‘tutti’ coloro che continuano a seguirlo, e intravvede il compimento del suo destino attraverso le parole del profeta Isaia. Egli è il servo fedele che fa trionfare la giustizia di Dio con la mitezza e la misericordia e con l’accoglienza di ogni barlume di verità e vita: non spezza la canna incrinata, non spegne la fiamma smorta. Gesù si affida alla ‘giustizia’ di Dio, più grande della violenza degli uomini.

Vangelo secondo Matteo 12,1-8

In quel tempo, Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle.
Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato».
Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

LEGALISMO E MISERICORDIA

In modo immediato e concreto Gesù provvede alla fame dei suoi amici, contraddicendo la formalità della legge. Viene da paragonare l'atteggiamento di Gesù ad altre scelte, di politici o magistrati o gente comune o anche nostre, quando affermiamo un legalismo che blocca la carità e mortifica la persona umana, incapace di rispondere a bisogni concreti. Gesù ci supera in tutte le direzioni, a destra e a sinistra. Soprattutto ci sospinge avanti, lì dove incontriamo l’abbraccio misericordioso di Dio.