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CAMMINO DI SPERANZA

Quando, sul finire dell'autunno, mi facevo catturare dalle pagine de La peste, il romanzo che meritò il Nobel a Camus, mi colpiva la puntuale, progressiva descrizione di una situazione talmente paradossale da sembrare frutto di fantasia. Tutti gli abitanti di Orano, città algerina, improvvisamente rinchiusi in casa, ogni attività sospesa, impossibile entrare o uscire dalla città, i topi, dapprima trovati morti per le scale dei condomini o all'interno degli appartamenti e poi a frotte sulle strade e lungo le rive del fiume. Camus descrive una città immota, con tanti personaggi colti di sorpresa, sbigottiti e incerti. Tra loro, alcuni ‘eroi’ e indifferenti che tentano di trascinare una vita ‘normale’. Protagonista suprema, la peste produce una vasta moria progressiva, tale da evocare il racconto della peste di Manzoni nei Promessi Sposi.

In questi giorni, non una sola città, ma vasti territori che man mano si estendono, vengono sottoposti a restrizioni, mentre le persone subiscono la paura del ‘contagio’. E’ ben vero che la peste descritta da Camus, come quelle che hanno attraversato nei secoli l’Europa e il mondo, produceva un gran numero enorme di morti, con rapidità indomabile. Oggi i decessi sono limitati e tuttavia sempre drammatici e sconvolgenti. Il danno più esteso riguarda il blocco delle attività lavorative, degli scambi commerciali, delle scuole, delle celebrazioni religiose. Un mondo di persone, di appuntamenti, di occasioni viene progressivamente a occultarsi; paesi e città si svuotano come d’estate, ma la gente non è in vacanza e si acquatta nelle case, forse indugia a letto, o si pianta davanti al televisore e al computer o maneggia il cellulare. Magari scopre un nuovo modo di vivere, di incontrare, di pregare. Mai come in questi giorni internet e whatsapp, insieme con altri social, sono una grazia, e vengono usati come canali di amicizia, comunicatori di suggerimenti e di speranza. Ragazzi, giovani, insegnanti, famiglie, scoprono in distanza un nuovo modo di imparare e di viveri la compagnia, pur con immancabili equivoci e intrighi. La casa, i rapporti in famiglia, i contatti con pochi amici, sono vissuti con intensa gratuità. Gli spazi dilatati di mattine, pomeriggi, serate scoprono nuovi panorami e inaugurano nuovi percorsi. Sbuca dalla libreria la perla di un libro prezioso lasciato dormire per decenni, e il lavorio personale di lettura e meditazione non scantona più negli alibi del tempo che manca. Certo, ci assilla il dramma del mondo attorno, dei poveri senza difesa, dei migranti senza asilo, dei giovani smarriti. Puoi pregare, impostare qualche gesto di carità, muovere il cuore. Dalle calamità e dalle tragedie del passato sono sorti templi e sono nate formidabili imprese di carità, un nuovo sentimento di abbandono a Dio e ai suoi santi. La speranza cristiana apre le porte.

Carissima, Carissimo,
in questi giorni il Vangelo inviato ogni mattina ha un sapore nuovo di speranza e di amicizia. Gesù ci sostiene con la sua parola e la sua presenza e ci mette in comunione gli uni con gli altri. È Lui la via di salvezza per noi e per tutti.
Buon sabato e buona DOMENICA!!
don Angelo

Vangelo secondo Matteo 17,1-9

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

CAMMINO VERSO LA TRASFIGURAZIONE

“Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni…”. Dove li porta Gesù? In disparte, su un alto molte, per far loro godere un anticipo di Paradiso: la sua persona trasfigurata e la voce del Padre che lo indica come Figlio amato e dice di ascoltarlo. Quello che i tre apostoli intravvedono, si compirà nella risurrezione di Gesù. Intanto c’è un cammino da fare in discesa, come nell’ultimo dipinto di Raffaello, che sul piano superiore pone la bellissima Trasfigurazione, e in quello inferiore la liberazione del giovane indemoniato. C’è una lotta da compiere contro il male, contro la morte, contro satana. Alla fine della strada esplode la risurrezione.

Vangelo secondo Matteo 5,43-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

SENZA CONFINI

L’amore che Gesù ha vissuto e che propone a noi, non ha limiti né confini. Gesù è venuto ad abbattere il muro di separazione tra popoli e persone, supera ogni inimicizia e ogni lontananza. Vincendo la potenza invasiva del male che si propaga nel mondo, Gesù incontra e salva ogni uomo. La sua azione si prolunga in coloro che lo accolgono e partecipano del suo Corpo di Risorto; rende visibile e realizza per ogni uomo e donna l’amore di Dio Padre.

Vangelo secondo Matteo 5,20-26

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

LA FRATERNITA’ VINCE

Non sono le mani che uccidono, ma l’ira. Non è l’offerta all’altare che realizza il sacrificio, ma l’iniziativa di misericordia. Non la contesa con il fratello ci evita la prigione, ma il tentativo di riconciliazione. Gesù fa piazza pulita dell’ira, della vendetta e della rappresaglia, libera da ogni inimicizia e sospinge a gesti di benevolenza. La sua vita si trasfonde nella nostra: è la vittoria della fraternità e dell’umiltà. A imitazione di Lui, figlio del Padre e fratello degli uomini.

 

Domenica 8 marzo 2020, II di Quaresima

Introduzione del celebrante

Gesù ci chiama come Pietro, Giacomo e Giovanni, a condividere la gioia della sua presenza e a prendere parte alla sua croce e alla sua gloria. A Lui ci affidiamo.

Preghiamo insieme: 

SIGNORE DELLA GLORIA, ASCOLTACI

  1. La trasfigurazione ci svela la bellezza del volto di Gesù. Domandiamo di riconoscere la sua presenza tra noi e di fidarci della strada che egli ci chiama a percorrere,

Preghiamo insieme:  SIGNORE DELLA GLORIA, ASCOLTACI

  1. Mentre il Padre ci invita a guardare e ascoltare il Figlio Gesù, domandiamo per noi, per tutti i cristiani e per i nostri pastori la grazia di testimoniarlo davanti al mondo con decisione e gioia,

Preghiamo insieme: SIGNORE DELLA GLORIA, ASCOLTACI

  1. Affidiamo al Signore quanti sono colpiti dal virus e domandiamo per tutti serenità, fortezza, spirito di carità e di servizio. Affidiamo i profughi che cercano asilo da guerre e calamità,

Preghiamo insieme: SIGNORE DELLA GLORIA, ASCOLTACI

  1. Per tutte le comunità, le famiglie e le persone private della celebrazione eucaristica: possano riscoprire la Parola di Dio e la preghiera vissuta personalmente e in famiglia,

Preghiamo insieme: SIGNORE DELLA GLORIA, ASCOLTACI

Conclusione del celebrante

Il tuo Spirito di fortezza e di unità o Padre, ci sostenga nel cammino della nostra Quaresima. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

Spunto della Domenica

Un passaggio rapido: dalla cenere del Mercoledì e dalle tentazioni della prima domenica di Quaresima, allo splendore della Trasfigurazione. E’ bello stare con il Signore: in Lui troviamo la risposta all’attesa di vita, bellezza, felicità. Questo si compie attraverso un cammino: quello percorso da Gesù fino alla croce, chiamando dietro a sé i discepoli. E’ il cammino di Abramo e di ogni cristiano (‘soffri anche tu insieme con me per il Vangelo…’, seconda lettura). Lo sguardo su Gesù trasfigurato trasforma anche la fatica, la sofferenza, la dedizione, e offre bellezza e pace, anche nella particolare circostanza che ci è data da vivere.

Cari amici,
come potete immaginare, la presentazione del libro

LA SCOPERTA CHE INCANTA 

BELLISSIMA QUARESIMA

prevista per giovedì 5 marzo,                                      è rimandata a data da precisare.
Chi lo desidera può richiedere il libro alle librerie,    o via mail, o al sottoscritto, precisando autore - ANGELO BUSETTO - e casa editrice - ITACA.

Buona lettura e buona QUARESIMA!!

Don Angelo

Vangelo secondo Matteo 7,7-12

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.
Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti».

LE COSE BUONE DEL PADRE

Come fa Gesù ad essere sicuro che il Padre celeste dà ‘cose buone a quelli che gliele chiedono’? Gesù l’ha sperimentato nella sua vita? Ha sempre ricevuto dal Padre le cose buone che ha chiesto? Il Padre ha la vista lunga, e non ha concesso a Gesù semplicemente le cose che Lui il Figlio chiedeva, come nella scelta dei discepoli o nel compimento dei miracoli o nell’allontanamento della croce. Ha fatto di più: l’ha condotto alla risurrezione, inizio di una nuova umanità.

Vangelo secondo Luca 11,29-32

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

MIRACOLI E SEGNI

Ricerchiamo sempre i segni che corrispondono alla nostra mentalità e alla nostra misura. Con il risultato di non riconoscere i segni che già abbiamo sotto gli occhi, e soprattutto il grande segno della presenza di Gesù nella nostra vita. Quando riconosciamo Gesù, lo sguardo sulla realtà cambia e sperimentiamo che anche le situazioni più difficili portano dentro la semente della sua Grazia e della sua Presenza.

Vangelo secondo Matteo 4,1-11

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

LA PROVA DEL MESSIA

Gesù va nel deserto per ritrovare il senso della sua missione, come il Padre gliela affida. E’ il grande ‘ritiro spirituale’ prima della sua consacrazione pubblica come Messia. L’evangelista Matteo, però, dice che ‘Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo’. Nella scoperta della propria missione, inevitabilmente Gesù subisce la prova del paragone con la strada che satana gli suggerisce: istintività, potenza, sfida a Dio. Questa tentazione permane nei suoi discepoli fino ad oggi. Gesù la vince una volta per tutte e porta a compimento la sua missione nella concretezza della vita, figlio obbediente che si offre al Padre per i fratelli.

Vangelo secondo Luca 5,27-32

In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».

LA CHIAMATA

Gesù si avvicina a noi e ci chiama mentre siamo intenti alla nostra vita, ai nostri lavori, alle nostre preoccupazioni. Ripiegati sui nostri interessi, Egli ci fa rialzare il capo e ci dona la decisione e l’energia di seguirlo. Non servono gli alibi con i quali ci vogliamo proteggere: “Non sono capace, non sono degno, non sono la persona giusta”. La nostra identità viene definita dalla sua chiamata, e la nostra anima viene sanata dalla sua misericordia. Vale per tutti, vale per ogni giorno.