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Vangelo secondo Matteo 5,20-26

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

LA GIUSTIZIA DEL PERDONO

Non la giustizia della vendetta, e nemmeno quella della ‘giusta’ giustizia umana, che punisce il colpevole in modo ‘legale’. Gesù fa diversamente e diversamente insegna. Accoglienza, pazienza, perdono. Sembra impossibile, eppure l’accoglienza e il perdono confortano il cuore e rilanciano la vita. Diventano via di serenità e aprono alla gioia. E’ sempre clamoroso e confortante ascoltare la testimonianza di chi perdona.

Domenica 13 giugno 2021 - XI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO, Ciclo B

Introduzione del celebrante

Noi siamo il campo in cui il Signore getta il seme che cresce silenziosamente di giorno in giorno. Affidiamoci alla potenza della Sua grazia.

  1. Signore Gesù, donaci di accogliere la semente che tu getti nella nostra vita con la tua parola, i sacramenti, la testimonianza dei Sant’Antonio, dei santi e di tanti fratelli,                                 Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

2. Signore Gesù accompagna con la tua grazia le famiglie e i figli, con gli amici, i colleghi e con tutti coloro che incontriamo nelle situazioni della vita,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore, ti affidiamo quanti vivono difficoltà di salute e crisi di lavoro. Rinnova la fiducia nella tua provvidenza e dona apertura verso il nostro prossimo,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore, rendi fruttuosa l’opera di chi collabora alla crescita del tuo regno; rendici capaci di riconoscere e apprezzare tutto il bene che c’è nel mondo,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante

Signore, affidiamo alla tua grazia il nostro cammino nella Chiesa e la vita del mondo. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen

IL SEME CHE CRESCE

La potenza del seme può solo essere assecondata. Il seme piantato su un buon terreno, irrigato e protetto. Non può essere sostituito da nessuna combinazione artificiale. Il nostro compito consiste nell’accogliere il seme, cioè la parola di Dio e la sua opera nel mondo. Ogni giorno possiamo accogliere nuove sementi di vita, attraverso le circostanze che accadono, le persone che incontriamo e tutta la storia di Dio con noi, che passa attraverso i Vangeli, la vita della Chiesa, la testimonianza dei Santi (S.Antonio, i Santi Patroni, P.Marella…). Siamo collaboratori dell’opera di Dio, da scoprire e seguire, senza ostacolarla o sostituirla con le nostre invenzioni.

 

 

 

 

 

Vangelo secondo Matteo 5,17-19

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.
In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

DIO DEL COMPIMENTO

Non è venuto a bloccare la vita, ma a compierla. Non taglia desideri e aspettative, ma apre strade nuove e le conduce a termine. Vale per il nostro cuore, per il cuore di ciascuno. Vale per il mondo, perché il piccolo germoglio di bene diventi pianta e doni frutti. Dio conduce sempre al di più;  Gesù ci accompagna E ci attira, ci mostra come si fa, ci dona valorosi ed esperti compagni di cammino. Non il Dio degli eroi, ma dei figli e dei fratelli.

Vangelo secondo Matteo 5,13-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

SAPORE E LUCE

Ci sorprendono queste parole di Gesù rivolte ai discepoli. Egli li definisce sale della terra e luce del mondo. Eppure è Lui il sale della terra e la luce del mondo! Noi, come possiamo essere quello Lui è? Solo per partecipazione, per dono ricevuto. Un dono trafficato, non tenuto sotto il moggio, ma esposto e visibile, utile a tutti e alimentato dal vento delle circostanze e dei nuovi incontri. Abbiamo tutti bisogno del sapore nuovo per la vita, della luce nuova per il mondo.

Vangelo secondo Matteo 5,1-12

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi».

UNA NUOVA PARTENZA

Riprendiamo nella Messa il Vangelo di Matteo, a partire dal ‘discorso della montagna’, che comincia con le beatitudini. Un annuncio di vita bella, una promessa di felicità. Le beatitudini presentano un nuovo programma di vita che non percorre quelle strade ovvie e superficiali che promettono e non mantengono. Invece, situazioni di insufficienza e di precarietà: povertà, pianto, ame e sete, persecuzione; posizioni umane di semplicità: mitezza, purezza, misericordia. Qui Dio ci incontra per salvare noi e il mondo.

 

Vangelo secondo Marco 14,12-16.22-26

Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

UN DIO VIVO E PRESENTE

Il cristianesimo è Gesù presente tra noi, segnalato dall’Eucaristia, sacramento della sua Passione, Morte, Risurrezione, e donato come cibo e bevanda. Attorno a questa Presenza si edifica la Chiesa: anche la nostra comunità, anche le nostre singole persone. Quando non guardiamo questo Dio presente e non ci avviciniamo a Lui, le nostre comunità si sfaldano e rimaniamo soli e perduti. Adesso che persone, comunità, attività di lavoro e di commercio si ridestano, possiamo ricominciare a vivere ripartendo dall’Eucaristia celebrata insieme e adorata personalmente. Partecipiamo alla Messa con familiari e amici. Gesù ci accompagna nella quotidiana impresa della vita.

Vangelo secondo Marco 12,38-44

In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

LA MISURA DI DIO

La misura di Dio è diversa, perché Dio guarda il cuore. Dio non ‘pesa’ la quantità ma guarda dell’offerta che fai, ma l’intensità della persona che sei. Davanti a Lui vale la persona, vali tu, vale ciascuno. Dio domanda il dialogo con noi, cerca il rapporto padre-figlio, aperto al rapporto con fratelli e sorelle. Egli domanda una corrispondenza di amore. In Gesù, Dio fatto uomo, Dio apre con noi un rapporto ‘umano’ di amicizia e di fiducia.

Vangelo secondo Marco 12,35-37

In quel tempo, insegnando nel tempio, Gesù diceva: «Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo:
“Disse il Signore al mio Signore:
Siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici
sotto i tuoi piedi”.
Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?».
E la folla numerosa lo ascoltava volentieri.

SUPERIORE A DAVIDE

Gesù tira una palla nel campo degli scribi, grandi interpreti della Scrittura. Il Cristo, cioè il Messia mandato da Dio, è soltanto ‘figlio’ – cioè discendente - di Davide? Davide lo chiama invece Signore. Gesù presenta un argomento, ripreso da un Salmo della Bibbia, che pone il Messia, cioè la sua stessa persona, a un livello superiore a Davide. La folla guarda Gesù, ascoltandolo più volentieri di quanto ascolti gli scribi. E noi, sappiamo distinguere e ascoltare Gesù, piuttosto che le chiacchiere degli scribi?

Vangelo secondo Marco 12,28-34

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio».
E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

UN AMORE PIENO

Non un amore occasionale, provvisorio, passeggero. Un amore intenso che coinvolge tutta la persona, misurato sulla pienezza dell’amore di Dio, e proteso a raggiungere lo stesso livello dell’amore che uno ha verso se stesso. Praticare questo amore ci mette nella strada che ha per meta la realizzazione del Regno di Dio. E’ la sorgente dell’amore di Dio che si comunica nel mondo e si esprime nella vita delle persone: da qui rinasce ogni volta – anche oggi – la nuova umanità.

Vangelo secondo Marco 12,18-27

In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».

UN AMORE PIU’ GRANDE

Siamo fatti per un amore più grande, al quale nemmeno un amore inteso e continuo di questa terra, come l’amore dei coniugi, può essere paragonato. Siamo fatti per un amore che non muore, perché noi stessi – pur attraversando la morte – non moriamo. La nostra vita ci mette in faccia e Dio, e il nostro destino si compie alla fine nell’immersione dentro il mare del suo amore infinito: lì dove potrà essere finalmente colmata l’esigenza di amore che ci lascia inquieti.