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Vangelo secondo Marco 8,34-9,1

In quel tempo, convocata la folla insieme ai suoi discepoli, Gesù disse loro:
«Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.
Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita?
Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi».
Diceva loro: «In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio nella sua potenza».

PERDERE E SALVARE

Gesù si pone come decisivo nei riguardi del nostro destino, cioè della riuscita o della perdita della nostra vita: Le sue parole suonano come minaccia o come promessa? Già tante volte abbiamo sperimentato la fragilità e l’inganno dei nostri programmi, quando pretendiamo di realizzarci con le nostre forze. Realmente conviene affidarci a Lui e andargli dietro con un desiderio e una decisione sempre nuovi. Penserà Lui a riempire la nostra vita della felicità di incontrarlo e amarlo.

Vangelo secondo Marco 8,27-33

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».

LA VIA DI CRISTO SALVATORE

Scoprire che Gesù è Cristo, cioè Messia Salvatore, è un passo importante nella nostra vita. Tuttavia, come Pietro, rischiamo di immaginare un Messia che non passa attraverso la croce e supera in anticipo ogni opposizione e ogni avversità. La via che Gesù percorre è un’altra. Egli giunge alla risurrezione e quindi alla vittoria sulla morte attraverso la consegna di sé fino alla morte di croce. Percorrendo la dolorosa via di Gesù, con Lui arriviamo alla pienezza della vita.

Vangelo secondo Marco 8,22-26

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo.
Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano».
Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. E lo rimandò a casa sua dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio».

A POCO A POCO

Un miracolo a tappe progressive, come di solito accade nella vita. La grazia di qualcuno che ci accompagna a Gesù, la sua mano che prende la nostra e ci conduce ‘fuori dal villaggio’, poi la saliva e tutto il resto. Colpisce la ‘progressione sacramentale’ dei gesti di Gesù. Il cristianesimo non tocca solo mente e cuore: tocca corpo e anima. Senza pubblicità: “Non entrare nemmeno nel villaggio”, dice Gesù al cieco guarito.

Introduzione del sacerdote

La Parola del Signore proclamata in questa domenica supera le normali capacità umane. Con fiducia domandiamo quello che è impossibile all’uomo, ma possibile a Dio.

Preghiamo: DONACI UN CUORE NUOVO O SIGNORE

  1. Signore Gesù, donaci un cuore nuovo, per imparare a perdonare e ad amare secondo la tua misura, in famiglia, nella società, nella Chiesa,

Preghiamo: DONACI UN CUORE NUOVO O SIGNORE

  1. Signore Gesù, ti domandiamo che la regola del Vangelo, attraverso l’insegnamento dei pastori della Chiesa e la testimonianza di tanti cristiani, diventi testimonianza attiva nel cuore delle persone e nelle decisioni dei governanti,

Preghiamo: DONACI UN CUORE NUOVO O SIGNORE

  1. Signore Gesù ti affidiamo tutti coloro che soffrono a causa della guerra, dell’odio, della vendetta: dona loro di incontrare testimonianze di pace e di perdono, rinnovando lo slancio del bene,

Preghiamo: DONACI UN CUORE NUOVO O SIGNORE

  1. Signore Gesù ti preghiamo per i giovani e le famiglie: possano vivere il presente e guardare il futuro ricchi di speranza ricchi di speranza e di fiducia, aperti all’accoglienza e all’amicizia,

Preghiamo: DONACI UN CUORE NUOVO O SIGNORE

Conclusione del sacerdote

Signore Dio Padre, guarda la preghiera del tuo popolo; rinnova il nostro mondo nella libertà e nella pace. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

UNA NUOVA UMANITA’

Da dove riparte un mondo diverso? Ogni bambino che nasce porta in sé il germoglio di un mondo nuovo, ma eredita anche la radice del male. Gesù ha proposto questo Vangelo che Lui ha realizzato fino in fondo con la vita, morte e risurrezione. Uniti a Lui fin dal Battesimo, e camminando dentro la vita della Chiesa che vive la carità e il perdono con la testimonianza dei santi e di tante persone veramente cristiane, possiamo rinnovare ogni giorno il rapporto con la realtà: una nuova umanità nasce dal Vangelo.

Vangelo secondo Marco 8,14-21

In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane.
Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?».

E’ IN GIOCO LA FIDUCIA

Il lievito dei farisei e quello di Erode non servirebbero a fare il pane di cui i discepoli hanno bisogno, ma corromperebbero la loro anima. E dunque, non bisogna ricorrere a ‘fornitori’ falsi quando si ha bisogno di pane o di altro: non rispondono alle nostre necessità. Possiamo invece confidare nel Signore Gesù che ha moltiplicato i pani e ci insegue con la sua Provvidenza: un miracolo che ci accompagna in tutta vita. Occorre comprendere e fidarsi!

Vangelo secondo Marco 8,11-13

In quel tempo, vennero i farisei e si misero a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova.
Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno».
Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.

LA PRETESA

La pretesa dei farisei verso Gesù, è anche la nostra. Pretendiamo di credere in Dio e di accogliere Gesù a condizione che ci venga fatto quello che vogliamo. Pretendiamo una prova, una ‘dimostrazione’ che ci ‘costringa’ a credere. Invece, Gesù si propone a noi lasciandoci nella nostra libertà. Solo seguendolo e accompagnandolo nel suo cammino che ci porta con lui fino alla croce e alla risurrezione, acquistiamo certezza su di Lui e rispondiamo alla domanda della nostra vita.

Vangelo secondo Luca 6,17.20-26

In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne.
Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

LE STRADE DELLA VITA

Quante strade ci apre la vita, quante promesse ci vengono fatte ogni giorno… Il Vangelo ci dona un nuovo criterio di giudizio, che possiamo verificare mettendolo in pratica. Quali sono le strade da percorrere? Ricchezza, successo, arrivismo, egoismo? Osserviamo come viviamo in famiglia, nel lavoro, in società. Domandiamoci con sincerità che cosa ci dona pace e sicurezza, serenità e gioia, anche nell’affronto di sofferenze e fatiche. Guardiamo chi vive con fede e fiducia.

Cronaca di una serata d’inverno

 …Dicono che vivere sia simile ad un viaggio

Che ogni cosa fugge ed è tutto di passaggio…

E nella logica del tempo

Qualsiasi cosa passerà.
Anche se non ne cogli il senso
Un giorno il senso arriverà…

In questo tempo senza tempo
Che noi chiamiamo eternità…

In un’umida serata invernale ci mettiamo insieme ad ascoltare ‘La logica del tempo’: la canzone di Renato Zero ci introduce ad accogliere la Parola che ci accompagna nello scorrere delle giornate. Chi ci salva dalla banalità del tempo, dalle ore vuote, dalle giornate perse, dalla vita sprecata? Potremo lasciarci catturare da tutti i calendari del mondo, quello calcistico o quello tennistico, dalle scadenze del Black Friday o da chissà altro. Mentre ci balocchiamo nel gioco di mille occupazioni e distrazioni inseguendo cose che ci sfuggono, restiamo protesi verso l’eternità. Sullo schermo appare la silhouette di una corsa in spiaggia, con bambini che saltellano e infanti che sorridono in faccia alla mamma: tempo, giorni, minuti sono donati nell’abbraccio di una presenza calda di amore. Il tempo che viviamo è segnato da un avvenimento che ne cambia il ritmo. Non siamo appena ‘dopo Cristo’. Venuto una sola volta, Cristo cammina con noi. In un istante prezioso percepiamo la sua vita che scorre nella nostra e il nostro cuore che vibra con il suo come un bimbo nel grembo della madre.                                                                                Il calendario liturgico di Avvento, Quaresima, Pasqua, Tempo ordinario disegna il percorso della nostra esistenza; le nostre stagioni di gioia e dolore, lavoro e amore, lambite dal fiume della sua presenza, riflettono gli accadimenti della sua vita. Perfino il ritmo settenario dei giorni, legato all’umana esigenza della festa e del riposo, spunta dai sette giorni della creazione e ricomincia con l’ottavo giorno di risurrezione. Lo raccontano una mamma e un papà che, assieme ai quattro figli, partecipano da sempre alla messa festiva, con la carrozzina o con le piccole scorribande in chiesa, sulla stessa panca o disseminati lungo la navata, sistemando l’orario della liturgia nel turbinio delle partite di calcio o pallavolo. “Un dono sempre nuovo”, commenta la donna. Il Signore Gesù entra nell’intreccio dei sentimenti e delle decisioni, e apre il sentiero della speranza. Il video dell’unico matrimonio celebrato nelle quattro parrocchie nel corso dell’anno, evoca la promessa dichiarata davanti a Dio, al sacerdote, ai testimoni e alla gente: un amore accolto e promesso continua nella grazia del sacramento; più che nel filmato la memoria dell’evento rimarrà impressa nel cuore dei giovani sposi.                                                                                                       Memoria del Dio che è entrato nel tempo: non è questo il Giubileo? Occorre ‘solo’ accorgersene, non per uno sforzo della mente, ma con i gesti che lo risvegliano, come è stato per il drappello di ragazzi del paese che, insieme con altri settemila della compagnia del Graal, hanno vissuto il Giubileo con il Papa. Nella grande sala delle udienze Papa Francesco ha fatto ripetere il verbo ‘ricominciare’. “Siete la nostra avanguardia”, qualcuno dichiara. Ricominciamo insieme, ogni giorno del tempo che ci viene donato. Con la musica dell’amico don Anas che ha già ricominciato in cielo, ci mettiamo a cantare: “La festa sta per cominciare…”

Vangelo secondo Marco 8,1-10

In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano».
Gli risposero i suoi discepoli: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?». Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette».
Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli.
Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò.
Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà.

COME SFAMARE IL MONDO?

Nel mondo c’è chi soffre per fame, seta, malattia, guerra, disastri ecologici e altri malanni. Questo mondo non è una dimora definitiva; l’estremo male che soffriamo, la morte, attraverso la risurrezione di Cristo ci apre un passaggio all’eternità felice del paradiso, se noi stessi non ci opponiamo. Nel frattempo, come alleviare i malanni? Una reale possibilità viene dalla condivisione. Attraverso la condivisione dei nostri sette pani e dei nostri pesciolini, Dio continua a sfamare e a salvare, mentre ci attende in paradiso.

Vangelo secondo Luca 10,1-9

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

UN AMORE INTERO

Qual è lo scopo della vita? Nel giorno di San Valentino è facile rispondere: amare ed essere amati.  Domanda: Che cos’è l’amore? Risposta: L’amore è donare se stessi. Domanda: Il dono di me stesso basta all’altro per vivere? Purtroppo non basta.       Ci soccorrono i santi Cirillo e Metodio che, dando la vita per la conversione al cristianesimo delle popolazioni slave, hanno portato Gesù con il suo Vangelo. Questo è il dono intero dell’amore che salva.