Vai al contenuto

Vangelo secondo Giovanni  3,31-36

Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito.
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.

IL VOLO DI DIO

Gesù ci fa volare: Egli viene dall’alto e ci porta in alto. Parla del Padre celeste che ama il Figlio e lo dona a noi perché ci consegni la luce e la vita di Dio, cioè lo Spirito Santo. Accogliendo il Figlio e il suo dono, possiamo anche noi vivere di Lui. Non è impresa impossibile e astratta: il Figlio di Dio, apparso in forma umana, ci comunica la sua vita divina di risorto attraverso lo Spirito che muove la Chiesa.

Un cristiano che ha voglia di vita, si mette a leggere pezzo per pezzo l’Esortazione di Papa Francesco GAUDETE ET EXULTATE. Trova una strada vera e comincia a percorrerla…. La trovi nel sito www.vatican.va

Vangelo secondo Giovanni 3,16-21

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

UNA LUCE PER NOI

Tutta la storia cammina dentro l’iniziativa di Dio, che sembra quasi rincorrere l’uomo. “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio…”. Lo vediamo nella nostra vita da Natale a Pasqua, nella luce dei giorni e delle occasioni che ci sorprendono. Dove siamo? A lamentarci, a prendere le distanze dagli altri, a scansarci da impegni e occasioni? Papa Francesco dice nell’Esortazione sulla santità: “Nessuno si salva da solo, come individuo isolato. Dio ha voluto entrare in una dinamica popolare, nella dinamica di un popolo”.

 

Vangelo secondo Giovanni 3,7-15

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».

NASCERE DALL’ALTO

La risurrezione non riguarda solo Gesù. Essa viene comunicata anche a noi uomini. Nel dialogo con Nicodemo che lo va a trovarlo di notte, Gesù apre una strada che viene dall’alto. Egli, che per noi è disceso dal cielo, ci dona la possibilità di ‘nascere dall’alto’. E’ un passaggio misterioso come il vento dello Spirito. Eppure reale, e si è aperto su noi a cominciare dalla Pasqua, quando Gesù è stato ‘innalzato’. Come può accadere questo? Gesù lo spiega nel dialogo con Nicodemo, che continua.

 

- la Solennità dell'Annunciazione viene spostata a questo giorno perchè il 25 marzo era Quaresima -

Vangelo secondo Luca 1,26-38

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

ALLA SORGENTE

Questo è il momento in cui tutto è cominciato. Ecco la donna che Dio ha scelto, il primo sì che è stato pronunciato. Tutta la storia che ne segue, la storia di Gesù culminata nella croce e nella risurrezione, la storia della chiesa e quella del nostro incontro con Gesù e del cammino dietro a Lui, sgorga da questo dialogo come dalla sorgente prima. Nel cuore di una donna e poi nel suo grembo Dio trova accoglienza e viene ad abitare in mezzo a noi.

 

Vangelo secondo Giovanni 20,19-31

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

UNA VITA IN ESPANSIONE

Non c’è solo Tommaso in questo vangelo. C’è la straordinaria consegna che Gesù fa ai discepoli riuniti insieme. Nessun rimprovero per la loro fuga, nessun rammarico per la loro paura. Invece, l’invio in missione, in parallelo e in continuità con la missione che Gesù ha ricevuto dal Padre. Come potranno, i discepoli così deboli e frastornati? Nella nuova partita che comincia, Gesù fa entrare in gioco lo Spirito Santo, colui che stringe in unità il Padre e il Figlio e nello stesso tempo espande questa unità nel mondo. Anche chi non era presente in quel momento potrà essere raggiunto da Cristo risorto e coinvolto nella missione. Tommaso rappresenta tutti quelli che non c’erano nel primo mattino di Pasqua e quelli che resistono alla testimonianza ricevuta. Entra nel mondo una nuova corrente, quella dei testimoni: coloro hanno sperimentato personalmente il Signore risorto e lo testimoniano con una vita trasformata. Si allunga la cordata di quanti credono nel Signore e vivono di Lui.

Ieri è stato un dono imprevisto e bellissimo. Gesù ci supera sempre. Grazie alle tante persone che hanno condiviso il Grazie al Signore per i miei 54 anni di ordinazione sacerdotale, partecipando alla Messa o in altro modo. La Pasqua continua!! Don Angelo

Vangelo secondo Marco 16,9-15


Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero.
Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro.
Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».

LA TESTIMONIANZA DELLA FEDE

 

Marco ci conduce alla fine del suo Vangelo sottolineando l’incertezza e la difficoltà della fede dei discepoli del Signore. Gesù stesso rimprovera gli ‘Undici’ ‘perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto’. Questa notazione vale per tutto il tempo che segue, e quindi per noi che non abbiamo visto Cristo risorto, ma partecipiamo all’annuncio di chi lo ha visto e udito. La fede in Gesù si comunica per testimonianza e, una volta accolta, trova conferma nella propria esperienza personale. 

 

In comunione di preghiera, ringraziando oggi per i 54 anni di sacerdozio. Ciao!!  Don Angelo

 

Vangelo secondo Giovanni 21,1-14

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

LA NUOVA PESCA

Con la Pasqua di Gesù tutto diventa nuovo; anche il mestiere di pescatori, sul quale sembra ripiegare Pietro con un gruppetto di amici. Pescare senza Gesù è un fallimento. Quando vediamo e seguiamo Gesù risorto, le cose cambiano. La pesca è abbondante e non si misura solo sul numero dei pesci pescati. La vita si esalta e trova compimento nell’amicizia personale e diretta con il Signore che ci invita a stare con lui, e ci alimenta con il pane e il pesce del miracolo.

 

Ciao! Venerdì 6 aprile, compio 54 anni. Di ordinazione sacerdotale!

Celebrerò la Messa alle ore 18 in Chiesa San Francesco a Chioggia.

Sarò lieto di condividere il mio GRAZIE al Signore con amici e parrocchiani che avranno la possibilità di partecipare.

Dopo la Messa faremo insieme un brindisi nel Centro Parrocchiale della Cattedrale. Ciao!!

don Angelo

Vangelo secondo Luca 24,35-48

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

GESU’ IN PERSONA

Dopo il sepolcro vuoto, le bende, gli angeli, ecco ‘Gesù in persona’. Gesù mostra le mani e i piedi feriti, e mangia il pesce arrostito. Non una fantasia, una suggestione, una interpretazione, un genere letterario, una rielaborazione della comunità. Un fatto, invece, accaduto e constatato. “Quello che abbiamo visto e udito”, dirà l’evangelista Giovanni. Il fatto della risurrezione, constatato e vissuto, è all’origine della fede e del cambiamento dei primi discepoli e di tutti coloro, come noi, che sono venuti dopo.