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Sono lieto e grato per l’incontro con Gesù, avvenuto ieri sera in Cattedrale attraverso la testimonianza di don Julian Carron e Andrea Tornielli.
Prego e vivo perché sia riconosciuto e accolto da me e da tanti miei fratelli.
Stasera ascolteremo ancora la parola di Gesù nel Vangelo alle ore 21 in Cattedrale.

Vangelo secondo Luca 17,26-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti.
Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà.
In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva.
Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata».
Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi».

L’ULTIMO GIORNO

Un linguaggio figurato, pieno di immagini sconvolgenti riprese da antichi avvenimenti narrati nella Bibbia, e altrettanto incombenti sul tempo presente, spalanca la scena degli ‘ultimi giorni’. Gesù provoca alla vigilanza, richiamando addirittura l’irruenza degli uccelli rapaci. Nessuno conosce il tempo e il momento della fine, e nessuno può sfuggire all’incombere dell’ultimo giorno. Ma già sul limitare di ogni giornata, mentre mangiamo e beviamo, compriamo e costruiamo, si affaccia sulla nostra vita il volto del Figlio di Dio.

Un INVITO CHE AIUTA A SCOPRIRE TE STESSO E IL MONDO

Ho letto in anteprima il libro del dialogo dell’amico giornalista Andrea Tornielli con Don Juliàn Carròn. E’ stata un’iniezione di fiducia e di intelligenza.                        Don Carron è un maestro di vita, che segue le orme di don Luigi Giussani, aiutando tanti uomini e donne a scoprire la fede e tanti cristiani a seguire Gesù.

Vorrei invitare personalmente gli amici e tutti i parrocchiani a partecipare a un incontro eccezionale nella nostra Cattedrale. Tornielli e Carron, che  hanno presentato il libro del loro dialogo solo in due altre città d’Italia, Milano e Bologna, saranno insieme a Chioggia, in Cattedrale

Giovedì 16 novembre ore 21.

E’ un’occasione da prendere al volo. Arrivederci!

Don Angelo

 

Vangelo secondo Luca 17,20-25

In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!».
Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione».

IL REGNO CHE VIENE

Il Regno di Dio non è una rivoluzione, ma una presenza. Non avviene con segni clamorosi, ma cresce come una semente nella vita delle persone. Il Regno di Dio è Gesù presente, che parla, guarisce, perdona; Gesù che muore e risorge e ci invita ad accompagnarlo nel suo grande e misterioso amore per gli uomini. Allo stesso modo il Regno di Dio si rende presente ora nella nostra vita attraverso Gesù, e vi possiamo partecipare amando Dio e servendolo nel nostro prossimo.

Vangelo secondo Luca 17,11-19

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

LA FEDE CHE SALVA

Nove guariti, uno salvato. Come è accaduto? Dopo la riconquistata salute fisica e la riammissione nella società attraverso il lasciapassare dei sacerdoti, di quale salvezza devono godere ancora i lebbrosi guariti? Uno solo dei dieci incontra veramente Gesù: torna a ringraziarlo e rende gloria a Dio. Dalla fede non deriva appena il miracoletto che risolve una qualche nostra condizione precaria. Abbiamo bisogno di ben altro: solo la mossa di un incontro personale con il Signore Gesù ci rimette sulla strada della vita.

 

Vangelo secondo Luca 17,7-10

In quel tempo, Gesù disse:
«Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

SERVI INUTILI

Gesù blocca ogni presunzione e ogni orgoglio. Ci lasciamo prendere dalla compiacenza per le opere compiute e le prestazioni fornite. Davanti a una nuova richiesta, proclamiamo sicuri: “Ho già dato”. Ci sembra così di poter chiudere la partita a nostro vantaggio. Gesù riapre invece la questione e spazza via ogni misura. La vita può domandare un di più, che non tocca a noi definire o rifiutare. A noi spetta seguire il Signore e Maestro, che ci conduce al compimento del nostro destino.

 

Vangelo secondo Luca 17,1-6

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi!
Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai».
Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».

REALISMO E FEDE

Sulla china degli scandali non è il caso di correre. Conviene ‘stare attenti a noi stessi’. Con decisione e misericordia, possiamo ‘ammonire il peccatore’. Soprattutto possiamo chiedere: “Signore, accresci la nostra fede”. La più grande salvaguardia alla nostra debolezza e a quella degli altri è proprio la fede, cioè l’unità del cuore e della mente con Gesù e la fiducia in Lui. Non vinciamo il male da soli; le piante cattive si sradicano solo con la sua grazia.

 

Buona Domenica! Attendiamo Gesù che ci invita alla sua festa come uno sposo.
Andiamo a Messa arrivando in anticipo, desiderosi di incontrarlo e di ascoltarlo.
Ciao!! Don Angelo

Vangelo secondo Matteo 25,1-13

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

BELLEZZA DELL’ATTESA

L’attesa è una condizione umana privilegiata. Ci sono cose da preparare, e soprattutto c’è il cuore che vibra di trepidazione e di gioia: l’attesa della fidanzata, della sposa; l’attesa del figlio; l’attesa di una circostanza bramata e preparata. Chi non attende il compimento dei suoi desideri, del suo lavoro lungamente servito, custodito, amato? La vita corre sul binario dell’attesa e si proietta verso una mèta piena di felicità.
L’attesa più grande è soltanto attesa. Siamo andati al treno, e che cosa possiamo fare se non attendere che arrivi? Desiderosi, vigilanti. C’è un momento della vita in cui sperimentiamo che non spetta più a noi immaginare o costruire il nostro futuro. Semplicemente, ci viene donato. Qualcuno – Uno che ci ama – ci viene incontro e ci convoca alla sua festa. Occorre solo la pazienza di attenderlo, con una buona fornitura dell’olio della speranza, della fiducia, dell’amore.

 

CUSTODISCE DORMENDO

Un contenitore di legno, appena più grande che se dovesse contenere una buona bottiglia: me lo consegna con totale gratuità un amico. Districo lo spago che avvolge il legno, sfilo attentamente il leggero coperchio e mi appare davanti la statua di San Giuseppe disteso a dormire assai più profondamente che non quando s’è appisolato nella Natività di Giotto. Realizzata da un artista napoletano, è dipinta a mano. Un leggero rotolo di pergamena riporta un articolo di spiegazione, con le parole di Papa Francesco: «Vorrei anche dirvi una cosa molto personale. Io amo molto san Giuseppe, perché è un uomo forte e silenzioso. Sul mio tavolo ho un’immagine di san Giuseppe che dorme. E mentre dorme si prende cura della Chiesa! Sì! Può farlo, lo sappiamo. E quando ho un problema, una difficoltà, io scrivo un foglietto e lo metto sotto san Giuseppe, perché lo sogni! Questo gesto significa: prega per questo problema!». Come nota il giornalista Tornielli, la statua del santo dormiente si trova nello studio della Casa Santa Marta, dove Papa Bergoglio ha deciso di abitare dopo la sua elezione, in un cassettone a fianco della piccola scrivania. San Giuseppe ha ricevuto in sogno gli ordini dell'Angelo che gli comandava dapprima di accogliere Maria come sposa, insieme con il bambino che sarebbe nato, e poi di sottrarre il piccolo Gesù alla minaccia di Erode che voleva ucciderlo. Obbedì in silenzio e con decisione, senza che nessuna sua parola sia stata registrata nel Vangelo.

Ora che a San Giuseppe papa Francesco affida problemi, intenzioni, richieste di grazie, potrò anch'io reperire un posto opportuno in cui collocare la sua statua, sufficientemente riservato e personale ma non nascosto. L'esperienza della vita consegna tante situazioni che hanno bisogno di un aiuto dall'alto, attraverso un intervento silenzioso e discreto, come è accaduto nella vita del ‘padre putativo’ di Gesù. A un sacerdote vengono confidate situazioni che non si possono condividere, se non con gli Angeli e i santi, e Giuseppe silenzioso si presta ottimamente alla bisogna. Sposo di Maria e padre eletto di Gesù, Giuseppe è stato eletto a patrono della Chiesa universale, e quindi la sua competenza si estende in un ambito senza confini. Strada facendo ci rendiamo sempre più conto di non poter garantire con la nostra capacità o inventiva la soluzione dei problemi né di poter sostenere un adeguato opportuno accompagnamento delle persone. San Giuseppe custodisce dormendo, e così muove il cuore e le mani delle persone. Attendiamo in silenzio e fiducia l’adempiersi della sua azione di padre.