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Lettere. Il mondo lo cambiano madri e padri, non le campagne contro la violenza
Le nostre voci di Marina Corradi - Avvenire 29.11.2017

Caro Avvenire,
desidero condividere alcuni pensieri che mi si sono chiariti in questi ultimi giorni. Non riesco a immaginare come l’esaltazione del dramma della violenza sulle donne - di cui siamo spettatori - possa contribuire a frenare il fenomeno. Mi pare che si tramuti in una sorta di propaganda del male, e provochi un ampliamento di sospetto sull’uomo, su ogni uomo, indagato come possibile assassino. Un sospetto che logora ulteriormente l’immagine della famiglia e la sua positiva prospettiva. Se le cose stanno così, se il mestiere degli uomini si riduce a essere quello di molestare le donne, con l’ulteriore insistita conferma degli ultimi casi dal mondo dello spettacolo e da quello politico-economico, se la famiglia è il luogo dove si finisce violati o uccisi, allora proprio la famiglia è da evitare o addirittura da abolire. In secondo luogo, questo can can dal mondo dello spettacolo sulla violazione delle donne odora di ipocrisia. Dappertutto si sbandiera una sbracata libertà per uomini e donne in ogni condizione della vita, si inaridisce la fonte dell’amore banalizzando il sesso e l’amore, deprivati di ogni stabilità e svuotati di tenerezza e umanità, e poi si pretende che non emergano odio e vendetta, rabbia e sfogo, passione e violenza. In una società senza ideali e prospettive anche il rapporto con l’altro e con l’altra viene ridotto e malmenato. Meglio dunque cambiare prospettiva, ricominciando dall’educazione e dalla testimonianza del bene.
Don Angelo Busetto, Chioggia

Caro don Angelo,
l’onda mediatica di cui lei parla mi pare in realtà composta da due fenomeni distinti. Il primo è l’alto numero in Italia di omicidi di donne da parte di mariti o fidanzati: secondo i dati raccolti nel recente rapporto Eures, pubblicato pochi giorni fa, sono stati 142 nel 2015, 150 nel 2016 e 117 nei primi dieci mesi di questo 2017. Un numero negli ultimi anni tragicamente costante quindi. È un fatto assurdo, e forse dovrebbe stupire che solo recentemente i media abbiamo preso a parlarne con grande rilevanza. Troppa rilevanza, dice lei, che non giova se non a gettare una luce drammatica sui rapporti familiari, quasi che la violenza in casa fosse la normalità. D’altronde, come tacere di fronte a queste morti, maturate in case come tante altre, a questi omicidi attuati da un uomo che diceva di amare quella donna?
Le cronache raccontano che quasi sempre dietro alla esplosione di violenza c’è un no della donna, un abbandono, un non voler continuare in un rapporto di maltrattamenti ripetuti. È davanti a quel "no" che alcuni ex mariti e fidanzati perdono la ragione. Come se fossero abituati a considerare la propria donna "cosa" loro. Da eliminare, se tenta di andarsene. Questo senso di proprietà della compagna sembra così arcaico, eppure si mantiene, tenace, dopo decenni di liberazione sessuale, e di divorzio sempre più frequente e veloce. Ci sono uomini di trent’anni, più "padroni" dei loro padri. Credevamo di essere diventati più "liberi", e la catena di femminicidi ci dice che non è vero. Che si possa morire di botte davanti ai figli, che ti ammazzi l’uomo che amavi, che questo accada in Italia una volta ogni tre giorni, è qualcosa che non possiamo tacere. Anche se, certo, i titoli non cambiano la mentalità delle persone.
La seconda parte dell’onda mediatica di cui parliamo parte dagli Usa e dall’ambiente del cinema. Decine e decine di attrici, dopo la prima denuncia di una di loro, hanno accusato attori e produttori di averle molestate, magari molti anni prima, approfittando della loro condizione di potere. Senza alcun processo, queste denunce hanno polverizzato la reputazione dei presunti colpevoli. Personalmente mi insospettisce ogni forma di caccia alle streghe. Credo che il cercare di approfittare della bellezza delle donne sia qualcosa di squallido, ma purtroppo antico come il mondo. Particolarmente nel mondo dello spettacolo. E mi viene da chiedermi perché in tante ricordino solo ora antiche molestie, e se debba bastare la loro parola per rovinare qualcuno. Perché se gli uomini talvolta sono mascalzoni, va pure detto che le donne non sono, in quanto donne, sempre e necessariamente "buone". Il vittimismo che ammanta il rumore sul caso Weinstein dunque mi lascia perplessa: quante hanno taciuto per un tornaconto, quante parlano ora per cercare celebrità? Quante hanno detto, al tempo giusto, un brusco no, come capita di fare a tante negli uffici e nelle fabbriche?
«Si sbandiera una sbracata libertà per uomini e donne in ogni condizione della vita, si inaridisce la fonte dell’amore banalizzando il sesso e l’amore», lei scrive, e poi ci si stupisce se emergono possessività e vendetta e violenza. È vero, ci troviamo di fronte a un dramma di non-educazione dei figli, maschi e anche femmine. Perché gli uni e gli altri da molto tempo ormai vengono persuasi del primato assoluto del proprio desiderio. Educati a stare di fronte all’altro come davanti alle vetrine colme degli oggetti che possiamo comprare. (Basta salire su un tram all’ora dell’uscita da scuola per sentire branchi di ragazzine che parlano dei compagni come i maschi peggiori parlano delle femmine: "Quello lì, me lo faccio").
Talvolta ci comportiamo, odiosamente, da padroni, talvolta da oggetti, soprattutto quelle donne che usano la loro bellezza, e questo va detto, come un’altra forma di potere, parallela a quello tradizionalmente maschile. E dubito che ci cambierà una campagna mediatica. Comunque, non in meglio. Il mondo lo cambiano le madri e i padri, ogni volta che ricominciano, pazientemente, a educare. A insegnare a ogni figlio che ha un infinito valore. Che questo valore non ha un prezzo. E che ognuno, anche l’ultimo mendicante, ha pure un tale infinito valore. Pensa alla madre, al padre di quest’uomo che chiede la carità, bisogna cominciare a dire ai bambini, già da piccoli, pensa come hanno amato quel figlio. O quella figlia. Li hanno amati, come noi amiamo te. Senza questa impronta iniziale di amore e rispetto, fra noi uomini, nulla cambia davvero.

Vangelo secondo Matteo 4,18-22

In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

I PRIMI, IL PRIMO

Risaliamo alla sorgente fino a toccare l’acqua del ‘mare di Galilea’, quando Gesù chiama Pietro e Andrea, Giovanni e Giacomo. In realtà dobbiamo risalire oltre, all’acqua del fiume Giordano, dove Giovanni e Andrea per la prima volta vedono Gesù, lo riconoscono attraverso il grido del Battista, e lo seguono, quel giorno e tanti altri giorni. Quell’incontro non solo ha cambiato la loro vita, ma ha dato una nuova direzione alla storia, ed è giunto a toccare pure noi. Come non essere grati di quel primo incontro e di quella prima sequela? Come non desiderare di camminare dietro ai primi?

Vangelo secondo Luca 21,12-19

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza.
Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

LA FORZA DEL MARTIRIO

Mentre ascoltiamo Gesù che annuncia il futuro del mondo, le sue parole ci mettono di fronte al nostro presente, e ci portano alla memoria il nostro passato. Quello che Gesù dice, si è realizzato e si sta realizzando: persecuzioni e tradimenti si verificano in tutti i tempi della Chiesa. Eppure la più grande forza di fede e la più grande testimonianza derivano proprio dal martirio, che ci consegnano al vero amore di Cristo e alla vera e totale salvezza.

Vangelo secondo Luca 21,5-11

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

PRIMA DELLA FINE

Che cosa accade prima della fine? La distruzione del tempio di Gerusalemme è già un simbolo che segnala come tutta la storia è protesa verso la fine. Termina questo mondo, decadono le cose, finisce la nostra vita. Viviamo dentro la precarietà delle cose, e proprio per questo non vogliamo farci ingannare dai falsi profeti che minacciano imminenti sventure o promettono cose mirabolanti. In tutto ci sostiene la fiducia in Dio Provvidente, e in Gesù Cristo nostro maestro.

Vangelo secondo Luca 21,1-4

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio.
Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».

LA VITA CAMBIATA

Il Vangelo di oggi in un certo modo prolunga quello di ieri, Domenica. Gesù è attento al gesto della vedova e ne riconosce il valore. La carità non è misurata dalla quantità di soldi o di tempo che decidiamo di offrire. La carità è la vita donata, disponibile e accogliente. Quando incontriamo una persona così, respiriamo. Quando viviamo con questo cuore, siamo noi stessi a cambiare e cambia anche un pezzo di mondo attorno a noi.

 

Dopo la Colletta Alimentare 2017

Certe cose non ci passano nemmeno per la testa. Stimi, apprezzi, proponi un gesto bello e utile, ma poi tu non arrivi a farlo. Come un predicatore dal pulpito. Capita per tante cose, e in questi giorni è capitato per la Colletta Alimentare. Mai che ti fosse venuta l’idea di parteciparvi personalmente come volontario, mettendoti all’ingresso di un supermercato come tante persone amiche e sconosciute, pettorina al petto e sorriso splendente: “Signora, è il giorno della Colletta Alimentare. Una piccola spesa per i poveri”, quindi la consegna di sacchettino giallo e volantino. Di buon mattino partecipavi al fischio di inizio, al breve raduno nella piazzetta della Chiesa, con la preghiera dell’Angelus e le ultime indicazioni operative. Nel corso della giornata, facevi un salto al supermercato senza varcarne la soglia, davi un caloroso saluto agli amici appostati all’ingresso, e consegnavi una sommetta con la raccomandazione-scusa: “Fate la spesa della Colletta al posto mio; voi sapete scegliere i prodotti!”. E via.

Quest’anno ti ritrovi a indossare la pettorina gialla e ad appostarti all’ingresso del supermercato; trovi altre persone ‘nuove’ e sai di ragazzini, suore e genitori appostati in varie località. Lieti tutti  di intercettare i volti della gente, e più lieti ancora di essere riconosciuti: semplicità e cordialità e quasi entusiasmo, qualche spiegazione, qualche rapida confidenza, come accade quando si cammina in strada; appena qualche cliente scivola via con passo veloce e viso rabbuiato.

La decisione di condividere la Colletta facendola, è spuntata da sola e si è fatta ritrovare da diverse persone come il sole al risveglio del mattino. Dev’essere maturata in una sorta di contaminazione positiva: gli amici, la gente più varia, il diffuso clima di partecipazione, l’evidenza del vantaggio che ne deriva ai poveri, il consenso esplicito della Chiesa, fino al vescovo e fino al Papa, hanno fatto diventare ‘naturale’ questo gesto.

A questo punto sorge una domanda: quanti passi occorrono per la conversione? Questa volta si trattava di un gesto piccolissimo, che comportava un passaggio minimo. E quando è in gioco un cambiamento di vita? Quanti passi, quale maturazione, quali benefici influssi, quale moto del cuore occorre? Desideriamo e invochiamo che il figlio, il marito, l’amico e l’amica, l’alunno, il collega, facciano un passo di conversione verso la fedeltà, verso la missione, verso un ravvedimento e una ripresa. Dalla conversione di Zaccheo al pentimento di Pietro, dall’uscita fuori del vizio fino al coinvolgimento in un’opera di carità, ci insegue la paziente misericordia di Dio e la sua generosa bontà. E finalmente vedi sbocciare un frutto buono e nuovo dalla pianta antica.

 

 

 

Vangelo secondo Matteo 25,31-46

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

LA STRADA DELLA CARITA’

La lavagna dei buoni e cattivi ce la saremmo aspettata, poiché il senso di giustizia che abita il nostro cuore ci induce a credere che il tribunale divino valuti con giusta misura il bene e il male. Quello che non ci saremmo aspettato è che Gesù si identifica con le persone con le quali veniamo in contatto nella vita, in particolare le più bisognose. Arriviamo con facilità a riconoscere Gesù presente nell'Eucaristia e negli altri sacramenti. Ma come è possibile riconoscerlo presente nel prossimo? Una strada per arrivarci è quella che percorre le orme dei Santi e di tanti uomini e donne che hanno vissuto la carità. Questa strada va dagli Atti degli Apostoli alle lettere di San Paolo, da San Francesco a San Vincenzo De' Paoli, da Madre Teresa alle innumerevoli opere realizzate in tutta la storia della Chiesa e in particolare negli ultimi due-tre secoli. La strada regale della carità è sempre aperta, e molti cristiani e uomini di buona volontà ancora la percorrono.

 

OGGI COLLETTA ALIMENTARE !!!
Vangelo secondo Luca 20,27-40
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.
 
UN’ALTRA VITA
 
Un’altra vita: una vita oltre la vita terrena, una vita diversa e più piena. I sadducei irridono Gesù, trasferendo pari pari la vita terrena nell’aldilà, senza poter immaginare una realtà diversa. Per la vita nuova dei risorti Gesù annuncia un amore più grande e più vero del matrimonio, non sottoposto a crisi e riduzioni, a tentazioni e tradimenti. Le espressioni che Gesù utilizza provocano la nostra fantasia: quale intensità nel vivere come figli di Dio, figli della risurrezione, angeli di Dio?

Ciao!!

Domani c’è la Colletta Alimentare nei supermercati.

Se qualcuno vuol venire con me, sarò in due supermercati nel Corso di Chioggia, tra le 8,30 e le 10,30 circa.

Suor Sophia sarà al pomeriggio nel rioneTombola.

Non dimenticare comunque di fare una qualche spesa per la Colletta, nei vari supermercati… Lo ha ricordato anche Papa Francesco all’udienza del Mercoledì.

Ciao!!

Don Angelo