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Con Gesù e con il popolo cristiano, entriamo a Gerusalemme. In Cattedrale ore 10 a partire dal cortile dell’Episcopio. Seguono altre Messe ore 12 e ore 18.
Buona Settimana Santa!

Vangelo secondo Marco 11,1-10

Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”».
Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare.
Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano:
«Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!
Osanna nel più alto dei cieli!».

UNA STORIA PER NOI

La storia di Gesù non permane appena nel racconto che la rievoca e nella scena che la riproduce.
I drammi sacri, soprattutto quelli che rappresentano la Passione del Signore, e la grande liturgia della Settimana Santa, incrociano ancora un popolo non di soli spettatori, ma di gente fedele che si rende partecipe di quanto accade. Le celebrazioni della settimana Santa non sono teatro e non si riducono all’esteriorità del rito e all'emozione dello spettacolo, ma ripropongono Gesù che rivive i misteri, cioè i fatti della sua vita attraverso il suo permanere nel tempo come risorto.
Si comincia oggi con il solenne ingresso a Gerusalemme e lo sventolio degli ulivi, e con l’intensità della lettura della Passione del Signore Gesù nel Vangelo di Marco. Quando gli occhi si spalancano e il cuore si apre, ci accorgiamo che quanto accade a Gesù è ‘per noi uomini e per la nostra salvezza’.

 

Coprire le buche e rifare le strade, rinnovare la scuola e rendere interessanti le lezioni, riaprire i negozi e rimettere in circolo il commercio, rifare la politica e ricostruire la società, dare lavoro e regolare turni e stipendi in rapporto al carico familiare, assistere i poveri e regolare l’afflusso degli stranieri, e via di seguito. Chi non vorrebbe aggiustare regole e percorsi della società? Chi non pensa di avere in mano un frammento di bacchetta magica per aggiustare pezzi di mondo? Sfilate, manifestazioni, striscioni, e persino scioperi diventano  proclami della nuova giustizia e della giusta società. Più siamo, più valiamo; più gridiamo, più contiamo. Libertà per tutti, di fare e manifestare, gridare e protestare! Quanto vale? Cosa produce? Coinvolgersi o non coinvolgersi? A ciascuno la sua scelta personale.

Partiamo dal fondo della questione, dalla sorgente dove nascono cose e persone, dove sboccia il fiore del giorno, dove il mondo comincia all’origine. Guardiamo in faccia un bambino che gira gli occhi a destra e a sinistra. Entriamo in una scuola dell’infanzia, dove lievita il pane. Incontriamo un gruppetto di ragazzini frementi. I primi boccioli di primavera spuntano nel giardino di casa. Famiglia, scuola, chiesa, oratorio, amicizia sono le aiuole dove le piante crescono, dove un bambino diventa ragazzo, un ragazzo diventa giovane e il giovane diventa uomo e donna. E’ una crescita da mese di marzo, con pioggia e sole, freddo e umido, attesa e speranza. Spruzzate di siti e messaggini, invasioni di programmi televisivi, aggressioni di cronache delittuose, rimescolate nei forni delle ‘scienze’ psicologiche e sociologiche. Scrosci di pioggia e fango, folate di vento e tempesta.

Ogni giorno nasce un uomo nuovo, ogni giorno il mondo gira, ogni giorno sorge il sole. Il cuore di un uomo nasce desideroso di bene e di alterità, pur trafitto da tentazioni. La voglia di incontrare, il desiderio di amare, il bisogno di relazione aprono le paratie e sollecitano al dono e all’incontro. Fermenti di vita e di preghiera; luoghi di verità e di vita; intrecci di carità e misericordia. Cammini da accompagnare, cuori da sostenere, strade da segnare. Nuove cordate, con il soccorso della sapienza degli anziani, l’esperienza degli adulti, la fortezza dei giovani. Uomini che tentano, con tutti i limiti, di costruire un pezzetto di mondo dove il lavoro non miri soltanto al guadagno ma alla condivisione che tutti valorizza. Qualcuno che affida la giovane vita spenta precocemente alle braccia del Padre che l’ama per sempre! Lì sopra, una Guida precede e sostiene. In vetta alla croce un Uomo attira tutti a sé. Il terzo giorno, nella corsa al sepolcro vuoto, il cuore sobbalza davanti a Cristo che vince la morte. Il cammino di Pasqua apre al Paradiso.

- Oggi la Giornata della Memoria dei Missionari Martiri coincide con la Giornata diocesana dei giovani. Viene celebrata stasera ore 21 alla Chiesa della Navicella a Sottomarina.

- Grazie per la celebrazione conclusiva della Visita Pastorale nel vicariato di Chioggia , ieri sera. Preghiera e utili indicazioni per tutti. Da riprendere e da vivere!

Vangelo secondo Giovanni 11,45-56

In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, [ossia la risurrezione di Làzzaro,] credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.
Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione».
Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli.
Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».

NEL VIVO DEL DRAMMA

Certe pagine di Vangelo conducono quasi in presa diretta dentro gli avvenimenti della vita di Gesù. La sua azione sconcerta gli avversari. Persino la risurrezione di Lazzaro, che pur induce molti alla fede, accentua l’opposizione e provoca una decisione perversa. Così, di giorno in giorno per rapidi flash anche noi veniamo introdotti nel dramma della Passione del Signore. Non è solo un racconto del passato. Il dramma di fede e di tradimento continua a ripetersi nella nostra vita e nella storia del mondo.

Ciao. Ultimo Venerdì di Quaresima prima della Settimana Santa. Domenica prossima, le PALME!!
Seguiamo gli inviti della Chiesa per seguire Gesù.
In particolare, per le parrocchie di Chioggia, stasera ore 21 in Chiesa a Borgo San Giovanni, Conclusione della Visita Pastorale del Vescovo Adriano. Camminiamo insieme!!
Ciao!
Don Angelo

Vangelo secondo Giovanni 10,31-42

In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio».
Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata –, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui.

‘IL’ FIGLIO

Quanto spazio occupa, nel Vangelo di Giovanni, la contesa di Gesù con i Giudei? Una contesa che offre a Gesù l'occasione di dichiarare la propria identità, definita dal rapporto con il Padre. Tutti siamo figli di Dio, partecipi della condizione divina, fino al punto da venire chiamati 'dèi'. Gesù è Figlio di Dio in ben altro modo: egli è nel Padre e il Padre è in lui. Consacrato e mandato nel mondo dal Padre, egli è ‘il Figlio’ oltre l'orizzonte terreste.

Vangelo secondo Giovanni 8,51-59

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: “Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno”». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?».
Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia».
Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono».
Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

L’ETERNO NEL TEMPO

Fine del dibattito di Gesù con i Giudei! Illuminante e tormentoso. Tormentoso perché la saccenza chiude il cuore ai Giudei, che scantonano in angolo. Illuminante perché Gesù dichiara la propria identità di Figlio, e parla con intensità e decisione del rapporto con il Padre. Arriva la stoccata finale. “Prima che Abramo fosse, Io Sono”. Un ‘presente eterno‘! Gesù non trattiene per sé la sua eternità, ma la comunica a chi crede in lui e osserva la sua parola. L’eterno entra nel tempo e lo salva.

Arriva la primavera, accogliendo Gesù!!

Vangelo secondo Giovanni 8,31-42

In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro».
Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro».
Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato».

SCHIAVI O LIBERI?

Schiavo è chi si allontana da Dio: cade in balia del male. Libero è chi riconosce la verità che gli viene incontro, con il volto e le opere di Gesù. I Giudei di cui parla il Vangelo avevano l’opportunità di riconoscere che la promessa fatta ad Abramo e alla sua discendenza diventava concreta in Gesù. Dio, che aveva parlato ad Abramo, si manifesta ora nelle parole e nelle opere di Gesù. Gesù ci introduce nel cammino dei figli, uomini liberi dal male.

Vangelo secondo Giovanni 8,21-30

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?».
E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati».
Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». Non capirono che egli parlava loro del Padre.
Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui.

IN VETTA: “IO SONO”

Gesù ci conduce alla vetta della rivelazione, sul panorama che svela la sua identità. “Io sono di lassù”. E infine: “Io sono”: il nome con il quale Dio si svela a Mosè dal roveto ardente sul monte Oreb. Può un uomo esprimersi così? Ecco la conferma: “Dico al mondo le cose che ho udito da lui. Faccio sempre le cose che gli sono gradite”. Gli interlocutori hanno davanti agli occhi la concretezza di queste ‘cose’. Anche noi, come i ‘molti’ del Vangelo, crediamo in Lui.

Vangelo secondo Matteo 1,16.18-21.24

Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore.

GIUSEPPE, SPOSO E PADRE

Umile e grande, gli viene affidata una ‘missione impossibile’. Giuseppe la svolge con fiducia, determinazione, tenacia. Per lui vale solo la chiamata che gli giunge dal cielo, e su questa conduce tutti i passi della vita. Giuseppe, dopo avere accolto, coltivato, protetto e fatto crescere la famiglia di Nazaret, con la sposa Maria e il Bimbo Gesù, entra pazientemente nella considerazione e nella devozione dei cristiani, che lo guardano come sposo, padre, protettore. A Giuseppe, giusto di fronte a Dio e agli uomini affidiamo la Chiesa, le famiglie, il mondo.