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PREGHIERA A MARIA ASSUNTA: oggi ore 21 in Cattedrale a Chioggia, guardiamo Maria che mostra la via della felicità

Vangelo secondo Giovanni 12,24-26

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.
Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà».

LA SEMENTE FRUTTIFICATA

Lorenzo può essere considerato il primo martire della fede e della carità. Serviva il Signore nei poveri della chiesa di Roma, della quale custodiva i beni. Gli venne richiesto di consegnare i tesori della Chiesa, ed egli indicò i poveri. La sua testimonianza percorre i secoli della storia della chiesa e continua a produrre miracoli di carità. Realmente il chicco di grano, caduto in terra, muore per portare molto frutto.

 

Vangelo secondo Matteo 25,1-13

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

LA VERGINE PRUDENTE

Edith Stein, studiosa ebrea che scrutava il fenomeno umano alla scuola di un grande filosofo, scopre la verità del Vangelo e in una notte legge la vita Santa Teresa d'Avila e si appassiona del suo ideale. Diventa suora carmelitana e presto il suo cammino viene intercettato dal regime nazista che la conduce a morire ad Auschwitz. La fede di due popoli - ebreo e cristiano - e il dramma del continente europeo si assommano nella sua persona. Il suo martirio diventa speranza per tutti.

 

Vangelo secondo Matteo 15,21-28

In quel tempo, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore, – disse la donna – eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

LA FEDE ALLA PROVA

Non va sempre tutto dritto, nemmeno con Gesù. Egli ha i suoi piani, che possono non corrispondere ai nostri. La risposta di Gesù alla donna cananea ne è un esempio. Che fare? Le difficoltà provocano la fede a manifestarsi con vigore, e la preghiera a esprimersi con determinazione. Tutto si gioca in una relazione personale, piena di fiducia e audacia. La donna cananea, testimone di una fede intelligente e decisa, riceve da Gesù un aperto elogio.

Vangelo di Matteo 14,22-36

Dopo che la folla ebbe mangiato, subito dopo costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!».E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
Compiuta la traversata, approdarono a Gennèsaret. E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati e lo pregavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccarono furono guariti.

CAMMINARE SULLE ACQUE

Gesù cammina sulle acque, e anche noi possiamo camminare sulle acque del mare della vita, fidandoci del suo comando e attaccati al suo braccio. La fede è questa: riconoscere che Gesù non ci lascia soli, ma cammina con noi e ci precede. Egli è il punto saldo da abbracciare e dal quale lasciarci abbracciare. Cominciamo dal semplice atto di fede di questa mattina, con una fiduciosa preghiera di abbandono a lui. Sciogliamo la rigidità della nostra autosufficienza e gridiamo: “Signore, salvami!”.

Vangelo secondo Marco 9,2-10

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati.
Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

MISTERO DI LUCE

Nell’estate di sole splendente, Gesù sul monte si trasfigura di luce davanti ai tre discepoli scelti. La potenza della sua divinità non è più trattenuta, e trabocca in una esperienza di totale bellezza, che Pietro vorrebbe prolungare. La voce del Padre conferma l’identità del Figlio divino. Questo squarcio di bellezza introduce i discepoli nel cammino della Pasqua del Signore, fino alla sua morte e fino alla risurrezione da morte: un mistero che custodiranno nel cuore fino a quando troverà compimento davanti ai loro occhi.

5 agosto 2018 - Domenica XVIII anno B

 

Vangelo secondo Giovanni 6,24-35

Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

UN PASSAGGIO DI LA' DAL MARE

Dopo il miracolo dei pani e pesci moltiplicati, tutto il pane che abbiamo non ci basta ancora per vivere. Dio fa un’opera più grande: ci manda il suo Figlio Gesù. Cristo è il vero pane che sazia la nostra fame, il nostro desiderio di vita e di felicità. Andare a Lui e credere in Lui, è la nostra salvezza. Tutta la vita, e quindi anche il tempo dell’estate e della vacanza, diventi occasione per incontrare Gesù nelle cose, nelle persone, nella Chiesa, nel mondo.  La folla insegue Gesù dopo aver mangiato i pani e i pesci del miracolo, perché nessuno vuole perdere un uomo così. Gesù va 'di là dal mare'. Non è solo un passaggio da un luogo all'altro, ma l’apertura su un altro orizzonte. Nemmeno i pani e i pesci in abbondanza esauriscono la portata dei bisogni umani. Ed ecco la virata di Gesù, il quale dichiara apertamente che i pani e i pesci sono un segno per scoprire il  bisogno più profondo e introdurre a desiderare la risposta compiuta. C'è dunque un altro pane da mangiare e un'altra opera da compiere. Dio stesso ha fatto la sua parte: ha mandato a noi il suo figlio. L'opera nostra è credere al Figlio che ci è stato donato e che si è svelato proprio attraverso il miracolo dei pani e dei pesci. E’ lui dunque, Gesù stesso, il pane che fa vivere. Credere in Lui e accoglierlo, è la risposta alla nostra fame e sete. Quale passaggio resta da fare per accogliere Colui che risponde a tutta la nostra fame e sete?

 

Vangelo secondo Matteo 14,1-12

In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!».
Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta.
Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista».
Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre.
I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.

IL DRAMMA DEL BATTISTA

Nella vicenda di Giovanni Battista la perversità di Erode si manifesta in tanti modi. Prima di tutto per aver ‘rubato’ la moglie al fratello. Poi per aver preteso di far tacere Giovanni Battista mettendolo in prigione. Infine, l’ultimo atto, il perfido giuramento e l’uccisione del profeta. Non ci si ferma nella discesa verso il male. Questo drammatico episodio diventa per Gesù una premonizione. Quale fine i potenti riservano a coloro che servono Dio e lo testimoniano anche davanti ai fratelli??

Pausa di silenzio, preghiera, parola: stasera ore 21 in Cattedrale, Chioggia

Vangelo secondo Matteo 13,54-58

In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

COMPAESANI DI GESU’

Appena lo si guarda realmente in faccia, Gesù appare nella sua splendida verità. Così è subito anche per gli abitanti di Nazaret che non possono non riconoscere la novità del loro concittadino. Ma, invece di accoglierlo, si scandalizzano di lui. La fede dunque non è solo questione di conoscenza. Essa nasce e cresce in un cuore aperto, che si lascia toccare dalla grazia. Ci saranno altri 'compaesani' di Gesù che pensano già di conoscerlo e non ne accolgono la sorpresa?

Vangelo secondo Matteo 13,47-53

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Terminate queste parabole, Gesù partì di là.

LA RETE DEL GIUDIZIO

Molto efficace l’immagine della rete, che Gesù doveva avere sotto gli occhi, per descrivere la cernita che Dio compierà nel giudizio finale. Gesù rilancia questo giudizio alla saggezza dello ‘scriba divenuto discepolo del regno dei cieli’. Anche noi possiamo distinguere ciò che vale e ciò che non vale, quel che è bene e quel che è male. Sarà cosa opportuna questo ‘esame di coscienza’ in questi giorni, come premessa alla confessione richiesta per ottenere l’indulgenza plenaria del Perdon d’Assisi.