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Vangelo secondo Marco 4,26-34

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

IL SEME CRESCE

Ogni tanto ce ne rendiamo conto, sorprendendoci. Nelle svolte della storia e nelle pieghe della vita, la semente del Vangelo cresce e produce frutto con un’imponenza imprevedibile: l’incontro con una persona, l’intreccio di una coincidenza, la novità di qualcosa che accade. Ci domandiamo da dove viene, che cosa l’ha prodotto. Dio è all’opera con la potenza del suo Spirito. Si palesa nella nostra vita ed esplode nei santi, come in don Bosco: nella sua personalità e nell’opera che ne è seguita.

Don Antonio, il prete di san Marco

Don Antonio Meneguolo, morto nelle prime ore di mercoledì 29 gennaio, era canonico, arcidiacono e delegato patriarcale per la basilica di San Marco a Venezia. Aveva radici parentali anche nella nostra diocesi di Chioggia, dove aveva trascorso alcuni anni da ragazzo dopo la morte precoce del padre, entrando poi nel nostro seminario. Trasferito definitivamente a Venezia, da giovane seminarista continuava a frequentare in estate la parrocchia di Contarina, con un fervore e una diligenza che colpivano le persone.

Conservo di lui alcuni ricordi occasionali e nello stesso tempo intensi. Notavo in lui la struttura del principe e l’affabilità dell’amico. Esperto come uno studioso, libero come un veneziano. Raccontava la Basilica di San Marco come l’avesse costruita lui, era la sua grande casa. L’incontro con il movimento di Comunione e liberazione aveva arricchito la sua personalità di una intensa sensibilità storica ed esistenziale, che gli permetteva di valorizzare ogni cosa e ogni persona scovandola nella sua origine e collocandola nel suo orizzonte. Conosceva la sua Basilica e la mostrava a frotte di visitatori, appassionati o estranei, la leggeva, l’apprezzava, la scrutava nei filamenti delle nervature, nell’ampiezza delle volte, nell’armonia dei mosaici che davanti al suo sguardo raccontavano storie e si animavano di personaggi. Don Antonio sapeva incontrare, dare valore a chi lo avvicinava, con misura e senza perderne la memoria. L’ultima volta l’ho intercettato nel settembre scorso insieme con alcuni amici preti, alla fine della Messa del mattino celebrata all’altare centrale di San Marco. L’abbiamo raggiunto in sacrestia e lui ci ha fatto festa. Sostenendosi col bastone, ci ha dedicato una preziosissima mezz’ora portandoci davanti alla Pala d’oro e alle colonne dell’altare e raccontandocene la storia. Ci siamo salutati all’esterno della basilica, alla porta laterale che dà sulla piazzetta dei leoni, dove lo ha raggiunto la donna che lo sosteneva nel laborioso cammino della sua malattia.

La Messa delle esequie di don Meneguolo è stata celebrata lunedì mattina 3 febbraio nella basilica di San Marco. Un lunghissimo corteo di sacerdoti ha percorso il corridoio centrale della Chiesa alzando lo sguardo alle cupole dorate dei mosaici, accompagnato dal canto gregoriano del Requiem.  L'omelia del Patriarca Francesco ha aperto il cuore dei fedeli alla bellezza di Cristo, nella quale don Antonio aveva introdotto tante persone come guida esperta nell'arte della fede. Alla fine della celebrazione un rappresentante del personale impegnato nella cura della Basilica di San Marco ha ringraziato don Antonio per la paternità e la precisione della sua presenza. La bara è stata accompagnata con una lunga processione fino alla riva del canale esterno, per il trasporto al cimitero. La splendida cornice di San Marco, con la basilica, la piazza, la riva, e la partecipazione affettuosa e composta del popolo di Dio, è diventata preludio all'ingresso nella grande Casa del Paradiso. "

Vangelo secondo Marco 4,21-25

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».

 

UNA LUCE PER VIVERE

 

Il Vangelo non è un insegnamento segreto, riservato a pochi. Non è il regolamento di una loggia massonica o di una setta che si recinta rispetto al mondo. E’ l’annuncio di una Presenza e l’indicazione di una strada per tutti: una lampada che brilla. Anche la nostra vita, illuminata dal Vangelo, diventa luce che si proietta su quanti ci incontrano. Abbiamo ricevuto una misura abbondante, una ricca riserva di vita e di speranza, per noi e per il mondo.

Vangelo secondo Marco 4,1-20

In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva.
Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato».
E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».

LA SEMENTE ACCOLTA

A guardare la nostra vita, rimaniamo sorpresi di quanta seminagione della Parola di Dio abbiamo ricevuto. Fin da bambini, e poi da giovani e adulti: attraverso la l’annuncio, la testimonianza, la liturgia, la vita. Molto è fruttificato dentro di noi in una mentalità e una vita cristiana. Molto è andato perso e disperso. E’ un’opera che continua e si incrementa anche quando noi stessi diventiamo annunciatori e testimoni, in famiglia, in comunità, nel mondo.

Vangelo secondo Marco 3,31-35

In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo.
Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano».
Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».

FAMILIARI DI GESU’

Questo vangelo sembra un respingimento verso Maria e i ‘fratelli e sorelle’ del clan familiare, mentre invece è una carezza. Gesù ci chiama vicini e ci vuole consanguinei. Come il sì di Maria la rende madre, così i nostri sì ci rendono partecipi della sua maternità e ci inseriscono nella sua famiglia. Si allarga al mondo il riflesso vivace della sua grazia, come avviene con i santi, sapienti come Tommaso d’Aquino o semplici come i santi delle nostre case.

Vangelo secondo Marco 3,22-30

In quel tempo, gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni».
Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito.
Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa.
In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna».
Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».

IL BENE E IL MALE

Gesù viene e si impone al mondo, vincendo il male e colui che ne è il protagonista, Satana, con tutti i suoi demoni. La vittoria di Gesù sul male è un’evidenza e soltanto l’ottusità del pregiudizio confonde le cose, scambiando il bene con il male. Il peccato contro lo Spirito Santo si compie quando non si vuole riconoscere il bene e la sua fonte. Colui che compie questo peccato si chiude al riconoscimento della propria colpa e quindi alla possibilità di essere perdonato.

Vangelo secondo Matteo 4,12-23

Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

UNA NUOVA ALBA

Un annuncio bellissimo come un’alba che sorge dal mare apre il Vangelo di questa domenica. Ecco Gesù, luce del mondo, inizio del regno nuovo. E subito, lì sulla spiaggia, Gesù chiama a seguirlo i primi due e i secondi due, e poi altri e altri, in tutte le spiagge e colline e pianure del mondo. Un flusso di novità e di vita che si estende e si allarga, tocca le persone e ne cambia l’esistenza. Lasciamo scorrere questo torrente di grazia, che risana e salva.

 

Vangelo secondo Marco, 16, 15-18

In quel tempo, Gesù apparve agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

SCELTO PER LA MISSIONE

Più di tutti gli altri apostoli, Paolo corrispose al comando di Gesù di ‘andare in tutto il mondo’: oltre la Palestina, in Asia Minore, in Grecia, a Roma e forse in Spagna. Il suo metodo era di impiantare una chiesa e andare altrove, così come si pone un albero nel terreno e lo si fa fiorire. A questo era stato chiamato il giorno in cui – mentre si recava a Damasco per imprigionare i cristiani – la voce di Gesù lo fermò e lo scelse per portare il suo nome ‘a tutte le nazioni’.

 

Vangelo secondo Marco 13-19

In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.
Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

LA CHIAMATA

“Chiamò a se quelli che voleva’. Il Padre glieli aveva messi accanto, e Gesù li sceglie. Come dice Newman, richiamando gli Atti degli apostoli, si tratta di ‘uomini illetterati e della più bassa specie e tali furono definiti più tardi dai Padri”. La scelta di Gesù è talmente libera da non muoversi in forza delle doti di chi è chiamato, ma in forza della grazia e del piano misterioso del Padre, che include nel suo disegno di salvezza anche il traditore.