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Vangelo secondo Giovanni 16,20-23

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.
La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».

GENERARE UN UOMO

Un paragone straordinario. Il giorno che ricorda Santa Rita coincide con un vangelo ricco promessa di vita, come una madre che genera un figlio. La vita che nasce dalla sofferenza, dal dono di sé, dalla pienezza dell’amore, come l’amore di una madre, come l’amore donato Gesù in croce. Chiediamo la grazia di non avere paura della fatica, della dedizione, della sofferenza che generano vita. Chiediamo il dono dello Spirito Santo e l’intercessione dei santi, e di santa Rita in particolare.

CHE COSA RESTA?

E’ la domanda che ci si pone dopo un grande avvenimento, una grande festa o un grande disastro. Quello che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo è uno di quegli avvenimenti che non càpita a tutte le generazioni di vivere. Evocando la memoria storica, la pandemia viene vissuta come una guerra, e il suo superamento è una vittoria. Si progetta di risanare i disastri del coronavirus con un’ondata di decreti, con prestiti e agevolazioni. Si agita la fantasia con gettiti di miliardi scaricati dalla bocca dei telegiornali. Come un coccodrillo che avanza dal fiume, emerge la pretesa di mettere tutto a posto con montagne di carte e di prescrizioni. L’uguaglianza che ci ha resi tutti fragili di fronte al coronavirus, diventa la ghigliottina di un’ideologia che taglia la testa a chi pretende ancora di averla. Che cosa ci resta?
Resta, semisommersa fino a boccheggiare sottacqua, la flotta di barche e barchini che per tutto questo tempo ha continuato a navigare e a salvare. Famiglie piccole e grandi, genitori e figli e nonni, sani o malati, lavoratori o disoccupati o pensionati, in case grandi o piccoli appartamenti, isolate o collegate, hanno portato con gioia e fatica tutto il peso della vita. Attraversate dalla paura, appesantite da problemi, minacciate da dissapori e violenze, private di alcuni beni materiali e spirituali, hanno continuato a vivere, a far studiare i figli, sperando nel sole di primavera. Navigando a remi o a bracciate, proseguono il percorso. Venisse il vento a soffiare, ora che possono alzare la vela. Quale vento? Spirasse vigoroso il vento del riconoscimento, venissero la pioggia e il sole di aiuti concreti, con provvedimenti mirati e intelligenti a sostegno di padri e madri, per la nascita e la cura dei figli e per l’accoglienza degli anziani in casa, per l’accudimento dei bambini più piccoli e per il sostegno alla scuola. Un bambino alla scuola materna e un figlio alla scuola pubblica paritaria, quale provvedimento lo sostiene? I giovani delle scuole professionali, perché vengono esclusi dalla sanatoria che salva l’anno scolastico? Lo Stato tiene sotto pressione i suoi figli; anche andando contro i propri interessi dimentica una buona schiera di ragazzi e giovani e ne trascura i genitori e gli insegnanti. Opere dimenticate, famiglie abbandonate, persone declassate. Come una macchina che perde pezzi, e alla fine si inceppa. C’è nelle famiglie una voglia di vivere, di lavorare, di educare, di collaborare, che viene dispersa: come stormi di uccelli e ai quali vengano tolti l’aria e un pezzo di cielo. Cosa resta ancora all’intreccio del bosco della società, se non vengono protetti gli alberi e restano ostruiti torrenti e ruscelli?

Vangelo secondo Giovanni 16,16-20

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete».
Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».
Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».

QUANTO POCO?

Potremmo dire: quanto poco, in questa valle di lacrime? Quanto poco o tanto in questa pandemia, con ristrettezze, incertezze, tristezze? Ce ne accorgiamo: il Signore proprio ci manca. Lo percepiamo dal disagio e dal desiderio che ci agitano il cuore. Mai soddisfatti, mai a posto, anche quando riusciamo a risolvere alcuni problemi. Il lancio del cuore mira sempre più in là. La promessa di Gesù e la nostra stessa esperienza ci confermano che ogni nostra tristezza ‘si cambierà in gioia’.

Vangelo secondo Giovanni 16,12-15

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

IL COMPIMENTO

Ecco la missione dello Spirito Santo: portare a compimento l’opera di Gesù. Prima di tutto nella comprensione e nell’adesione di coloro che hanno vissuto con Lui, e che nel tempo si renderanno conto della portata dell’avvenimento al quale hanno partecipato. Inoltre lo Spirito Santo accompagnerà lo sviluppo della fede di Gesù nei vari popoli e nelle varie epoche, nelle culture e nelle tradizioni, nella profondità dei cuori e nelle imprese della vita. C’è davanti tutta la storia del mondo e la nostra stessa vicenda.

Vangelo secondo Giovanni 16,5-11

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.
Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi.
E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».

IL COMPIMENTO

Ecco il compito dello Spirito Santo: portare a compimento l’opera di Gesù. Prima di tutto nella comprensione e nell’adesione di coloro che hanno vissuto con Lui, e che man mano si renderanno conto della portata dell’avvenimento al quale hanno partecipato. Inoltre lo Spirito Santo accompagnerà lo sviluppo della fede di Gesù nei vari popoli e nelle varie epoche, nelle culture e nelle tradizioni, nella profondità dei cuori e nelle imprese della vita. C’è davanti tutta la storia del mondo.

Vangelo secondo Giovanni 16,5-11

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.
Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi.
E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».

DOVE VAI?

Questa domanda non espressa taglia il cuore dei discepoli. L’annuncio della misteriosa partenza del Maestro li riempie di tristezza. Perché è bene che Gesù se ne vada? La sua esistenza sulla terra, fino alla morte e alla risurrezione, ha piantato una semente divenuta albero. Ora è necessario che la pianta si sviluppi con fiori e frutti, e sospinga il mondo al ravvedimento e gli uomini e le donne alla conversione. Questa è l’opera che lo Spirito compie nella storia attraverso i testimoni.

Vangelo secondo Giovanni 15,26-16,4

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto».

LA SFIDA DELLA SANTITA’

Possiamo leggere il Vangelo di oggi sullo sfondo della figura di San Giovanni Paolo II, il papa di cui ricorrono oggi i cento anni dalla nascita. Pervaso di Spirito Santo, ha dato grande testimonianza a tutti, con una ricchissima personalità e con l’intensità della fede. Egli ha proclamato al mondo l’annuncio di Cristo, ed è stato perseguitato sia fisicamente con l’attentato, sia moralmente, da chi lo ha dileggiato o anche solo trascurato. Ma la sfida della santità supera ogni contraddizione.

Vangelo secondo Giovanni 14,15-21

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

LA COMPAGNIA DI DIO

Dio è in se stesso una grande compagnia: Padre e Figlio e Spirito Santo. Il Figlio si è fatto uomo per potere fare compagnia ad ogni uomo. Una compagnia che continua anche quando Gesù lascia questa terra e torna al Padre ‘rivestito’ della nostra stessa umanità. Il Padre dona a noi lo Spirito che lo unisce al Figlio. E lo Spirito ci inserisce nella vita che il Figlio vive nel Padre. La compagnia di Dio ci abbraccia: ci accompagna e si manifesta nella compagnia dei fratelli nella Chiesa, fino alla pienezza della comunione con Lui in paradiso.

 

Vangelo secondo Giovanni 15,18-21

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia.
Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».

COME GESU’

E’ una tale novità che, o lo si segue, o lo si condanna. Così è accaduto a Gesù e così accade ai suoi discepoli. Gesù si proclama mandato da Dio e dichiara la sua origine divina; si sottrae alle logiche perverse del profitto e delle divisioni, e dà la vita per gli altri… Coloro che Lui chiama ‘non sono del mondo’, e diventano una contraddizione da eliminare. Il primo passo è l’emarginazione e il disprezzo. Proprio la persecuzione diventa testimonianza a Lui.