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Vangelo secondo Matteo 6,7-15

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».


IMPARARE A PREGARE

 

Ecco un’oasi del Vangelo in cui fermarsi: la preghiera al Padre. L’essenzialità delle parole traccia l’atteggiamento e il percorso della preghiera. Il Padre nostro non è solo una preghiera da proclamare, da soli e nella comunità. Esprime l’atteggiamento del figlio – dei figli – che guardano al Padre. In questi giorni la liturgia delle ore propone il commento di San Cipriano al Padre nostro. In queste settimane Papa Francesco nelle udienze del mercoledì insegna a pregare sull’esempio dei personaggi della Bibbia. Facciamoci accompagnare.

 

BASTA LA PRESENZA

Marmellate buonissime, liquori prelibati, vini raffinati. Una buona riserva per gli incontri con parenti e amici. Ne ho condiviso una ordinazione insieme con altre persone, e un negozio di qua ha provveduto una certa fornitura. Tutti prodotti del monastero di Vitorchiano, dove vivono 70-80 monache. Da qui negli ultimi decenni sono sciamate periodicamente decine e decine di monache per andare a costruire e ad abitare nuovi monasteri in altre parti d’Italia e del mondo, dall’Argentina alle Filippine, da Praga all’Africa e attualmente in Portogallo.
Che cosa fanno tutto il giorno queste donne in monastero, così fuori del mondo?
Pregano sette volte al giorno e lavorano altre sette ore, o forse un po’ meno. Una vita stabile, vissuta in silenzio e in compagnia nel lavoro dei campi, prima bonificati e sterrati e poi coltivati; nei laboratori e nella cura delle consorelle anziane e malate. Una vita che appare isolata ed immobile, e che si rivela invece fruttuosa come un albero ben piantato. Qui l’essere prevale sull’operare, perché i giorni che scorrono custodiscono un tesoro più grande delle opere realizzate.
Diventa un po’ il modello di ogni vita sana e santa, dove non è l’agitarsi che prevale, ma il senso delle cose e la loro giusta proporzione. In monastero la misura è dettata non appena da un saggio equilibrio, ma da una Presenza che attrae i cuori e gli ideali, e li riempie di bellezza. Valgono allo stesso modo la suora giovane e quella anziana, chi è sano e chi è malato, chi si dedica al lavoro dei campi e chi studia, chi disegna i magnifici bigliettini di auguri e chi confeziona le marmellate.
Accade di sperimentare qualcosa di simile anche in chi vive fuori del monastero, quando le forze e le abilità si afflosciano e l’intensità del lavoro diminuisce.                  E’ la condizione dei nonni e dei preti anziani. Conta la presenza. Pacata anche se non attiva. Tenace e non tumultuosa. Costante nel ritmo come il pendolo dell’orologio in salotto. Il nonno seduto sulla panchina a vedere il nipotino giocare in giardino; a raccontargli i fatti di una vita, o a insegnargli una canzoncina. Il prete a dire messa o a confessare, e a porgere qualche saluto qua e là. Niente di niente. Una presenza che rimanda oltre sé, oltre le energie diminuite, oltre le parole non pronunciate, oltre le azioni non eseguite. E’ la realtà del Sacramento, come il pane dell’Eucaristia che ‘si limita’ a lasciarsi portare e mostrare e mangiare. E diventa il sostegno della vita. Basta la presenza.

Vangelo secondo Matteo 6,1-6.16-18

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

I GESTI DELL’ANIMA

Ascoltiamo questo Vangelo ogni Mercoledì delle Ceneri, all’inizio della Quaresima. Oggi lo vediamo inserito nel ‘discorso della montagna’, che leggiamo dalla settimana scorsa. Gesù apre a un nuovo modo di pensare e di vivere, nel rapporto con Dio, con il prossimo, con noi stessi. Egli abolisce ogni esteriorità e ostentazione e fa coincidere la fede con la vita vissuta. Giustizia, preghiera, carità, non sono gesti esteriori, ma atteggiamenti dell’anima, cioè della persona la quale, amando Dio e il prossimo, edifica se stessa.

Vangelo secondo Matteo Mt 5,43-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

FINO IN FONDO

Gesù ci conduce fino al compimento del comandamento dell’amore: l’amore di nemici. Chi è il nemico? Colui che ti fa del male, ti perseguita, e anche colui che ti disprezza, non ti accoglie, ti allontana e ti considera nemico e avversario anche senza che tu te ne renda conto. Gesù ci dà una misura infinita, quella del Padre che fa vivere e concede a tutti il tempo per redimersi. La sua giustizia misericordiosa ci attende per l’abbraccio finale. Se accettiamo di farci abbracciare….

Vangelo secondo Matteo 5,38-42

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.
E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due.
Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».

PRIMA DELLA VENDETTA

Gesù interrompe la spirale della vendetta e della rappresaglia. Non è un invito a ‘non fare giustizia’, tanto meno un incitamento alla debolezza di fronte al male. Quante contese e violenze spariscono sul nascere, quando non ci si inalbera a reclamare quella giustizia e quella verità che farebbero pareggio tra offesa e menzogna da una parte e riparazione e punizione dall’altra? Gesù ci vuole attivi nell’accondiscendenza e nel perdono, per avviare la conversione del cuore e il cambiamento del mondo. Domandiamo la grazia di vivere così.

Vangelo secondo Giovanni 6,51-58

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

IL DONO DELLA PRESENZA

L’Eucaristia è un punto nel quale convergono il movimento di Dio verso l’uomo e il movimento dell’uomo verso Dio. Dio interviene nella vita del popolo eletto; nel Figlio che si fa uomo entra nella storia degli uomini; attraverso l’Eucaristia Gesù si rende presente con il mistero dell’intera sua vita. Anche l’uomo desidera il rapporto con Dio, e lo incontra nel sacramento del Corpo e Sangue di Cristo. Nei mesi trascorsi abbiamo desiderato e invocato di ‘vedere e toccare’ l’Eucaristia che fa di noi un solo corpo con Cristo e i fratelli. Viviamo e proclamiamo la grandezza e la bellezza del Dono del Signore.

Vangelo secondo Matteo 5,33-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”; “No, no”; il di più viene dal Maligno».

SEMPLICI DAVANTI A DIO

Gesù invita ad essere semplici e retti davanti a Dio e davanti al prossimo. Dio vale per se stesso, e anche l’uomo vale per se stesso. La tua parola non ha bisogno di nessuna altra conferma che non sia il tuo cuore, la correttezza del desiderio e l’onestà dell’agire. Chiediamo a Dio che ci purifichi il cuore e ci chiarisca la mente. Sarà di aiuto la conoscenza di santi come Sant’Antonio, rischiarati dall’ardore della cuore e del mente e dalla limpidità della lingua.

Domenica 14 Giugno 2020

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo

(Corpus Domini), Solennità, Anno A (bianco)

Introduzione del Celebrante

Nel cammino della vita, Gesù è con noi e si svela in questa celebrazione Eucaristica del Suo Corpo e del Suo Sangue. Ci rivolgiamo a Lui con fiducia.

  1. Signore Gesù, tu ci raduni in questa celebrazione per donarci te stesso, Pane vivo che ci sostiene nel cammino. Dona a noi e a tutto il popolo cristiano di riconoscerti e accoglierti con amore e fedeltà,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, rinnovaci nella fede e nell’impegno di una vita fraterna. Sostieni tutti coloro che sono impediti o ostacolati nel lavoro e nelle attività dell’estate,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, Ti ringraziamo per il ministero dei sacerdoti che edificano il popolo cristiano nell’Eucaristia. Rendili santi e donaci nuove vocazioni sacerdotali e religiose,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, sostieni con il cibo dell’Eucaristia i nostri fratelli perseguitati. Ti affidiamo i cristiani che non possono partecipare alla celebrazione eucaristica,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante

Affidiamo a te, Signore Gesù presente in questa celebrazione eucaristica, la preghiera del popolo cristiano che tu custodisci ed edifichi nella Messa e nell’adorazione. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

Spunto della festa

Di che cosa abbiamo bisogno per vivere? La presenza di Dio si fa vicina e diventa cibo per il cammino della vita. Ne abbiamo percepito in modo intenso il bisogno nel tempo della pandemia. Tutti i beni del mondo, i cibi, i luoghi, le bellezze, le vacanze, sono insufficienti al cuore dell’uomo e trovano valore in quanto segno di Lui. Viviamo con desiderio l’Eucaristia che ci fa diventare Corpo di Cristo insieme con i nostri fratelli.

 

Vangelo secondo Matteo 5,27-32

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio».

UN CAMMINO DI BELLEZZA

Siamo alla ricerca di una felicità più grande, che disseti come l’acqua e non bruci come l’alcol. Così è la gioia vera che allieta il cuore, rispetto al piacere che lo consuma. La gioia che viene da un amore vero e non rapace, da uno sguardo puro e non contaminato, da un abbraccio semplice e non possessivo. Gesù ci avvia su una strada che appare ripida come un sentiero di montagna, ma che conduce a un panorama pieno di bellezza.