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Vangelo secondo Luca 9,7-9

In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti».
Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.

CHI E’ DUNQUE COSTUI?

La curiosità di Erode è cattiva e presuntuosa. Egli indaga su Gesù con la pretesa che non ci possa essere nessuno che prevalga sul suo potere. Eppure, proprio la perplessità di Erode esprime ancora una volta la grandezza di Gesù, che non può essere definito da nessuna categoria umana. Il mistero di Gesù è più grande della misura di Erode e può essere svelato solo ai piccoli e ai semplici che si mettono a seguirlo.

Domenica 27 settembre 2020 - XXVI del Tempo Ordinario, Ciclo A

Giornata del migrante e del rifugiato

Introduzione del celebrante

Invochiamo la grazia dello Spirito, perché si compia in noi la volontà del Padre.

  1. Signore Gesù, Tu hai portato a compimento la volontà del Padre ‘diventando simile agli uomini fino alla morte’. Donaci la grazia di imitare il tuo SI’.

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, donaci di convertirci ogni giorno a te, per avere i tuoi stessi sentimenti, obbedienti al Padre nel dono della vita e nel servizio dei fratelli,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, libera il mondo dal male della pandemia; concedi pace e libertà ai popoli. Ti preghiamo per quanti subiscono violenza nella loro patria e cercano una casa in cui vivere.

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, sostieni chi lavora e chi cerca lavoro; ti affidiamo i poveri e i malati, ragazzi e i giovani, le famiglie e gli educatori,

Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante

O Dio nostro Padre, poniamo davanti a te la nostra preghiera di figli e fratelli. Per Cristo nostro Signore.

Spunto della domenica

Gesù parla della conversione, sia quella decisiva della vita, come i pubblicani e le prostitute che si convertono, sia le quotidiane conversioni e i ravvedimenti che ci fanno passare dal no al sì. Domandiamo la grazia di non rimanere bloccati nel nostro male; la grazia di favorire questo passaggio anche per le altre persone. Che cosa sospinge alla conversione? Un incontro, una presenza, un avvenimento che accade. E’ la grazia che ci accompagna. Guardiamoci attorno, nella comunità cristiana e nel mondo, per cogliere le buone occasioni.

 

 

 

 

Vangelo secondo Luca 9,1-6

In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro».
Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.

LA POTENZA DI GESU’

“Diede loro forza e potere”. I Dodici vengono inviati da Gesù senza alcuna garanzia personale, ricchi soltanto del dono di Dio. Questo primo invio segna l’inizio della missione della Chiesa. I Dodici aprono la strada a tutti coloro che Gesù continua a chiamare e a mandare come suoi annunciatori e ministri. La memoria liturgica di San Pio mostra come Gesù opera anche oggi la salvezza dell’anima e del corpo: con i miracoli e la confessione, con la carità e la misericordia.

Vangelo secondo Luca 8,19-21

In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.
Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti».
Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».

OGNI GIORNO

Giorno dopo giorno, le pagine del Vangelo costituiscono una catena di monti che circondano la vita. Alcuni diventano chiari punti di riferimento, come oggi. Ogni giorno vorremmo sentire e guardare Gesù che ci considera come sua madre e suoi fratelli. Ogni giorno chiediamo la grazia di ascoltare e praticare la sua parola: anche nel sacrificio della vita, come accade ancora oggi e come è accaduto ai soldati romani della Legione tebea che rifiutarono di sacrificare agli idoli e di perseguitare altri cristiani.

CHI E’ IL PRETE…

Il martirio di don Roberto Malgesini sta provocando un’improvvisa virata nella comune considerazione della figura del prete. Arretrano le immagini del prete equivoco nel comportamento morale, abbondantemente riversate sulla piazza mediatica negli ultimi tempi. Impallidiscono le figure dei preti mestieranti, da sempre presenti nella fantasia delle persone che meno frequentano la chiesa. Si scioglie la fumoseria dei preti ultramoderni per la moda del vestito e del linguaggio. Riappare chiara e precisa la figura del prete che è prete. Le cronache di questi giorni fanno risaltare due tratti della personalità di don Roberto: la carità, espressa nella semplice e continua dedizione ai poveri; la fede e l’amore a Gesù, al quale riservava l’adorazione della prima ora di ogni giornata. Una figura di prete chiara e netta, che riaccende uno sguardo positivo sulla vita di ogni prete, riemerso al livello della stima con cui il popolo cristiano considera i ministri del Signore.

Mi riaffiorano alla mente i preti della mia vita. L’antico arciprete sedentario in canonica e in cammino per le strade del paese con la preghiera delle rogazioni e la benedizione delle famiglie; i preti che sostavano in chiesa a pregare e il giovane cappellano che inventava mille iniziative per i ragazzi e innestava accese discussioni in canonica e in piazza. Il prete che illuminò il mio primo spunto di vocazione, e quello che pazientemente mi accompagnò al primo sì. I preti devoti incontrati in Seminario, i missionari che ogni anno suscitavano entusiasmo e i preti della pastorale industriosa. Diventato prete anch’io, ancora un prete mi ha affascinato con la certezza della presenza di Cristo, realizzata nella Chiesa e alimentata in una compagnia di fede e in una fruttuosa amicizia sacerdotale. Dentro la pasta umana ho visto fiorire il lievito del Vangelo, la vita coincidere con la vocazione, il cuore della persona non separato dal compito svolto. Nel vortice delle cose da fare, nel comune combattimento della vita, nei rivolgimenti di una società complessa, inevitabilmente il prete si svela come uomo di Dio, pure circondato da un velo di mistero.

Dopo i preti morti causa COVID-19 preso nelle corsie degli ospedali, e il prete morto per aver lasciato l'unico respiratore al giovane ammalato come lui, don Roberto colora di rosso sangue l’immagine del prete. E intanto le cronache nostrane raccontano la storia di un prete che dall’isola di Pellestrina ha percorso le città d’Italia e le strade di Bologna e ora diventa beato: Padre Olinto Marella. Lui pure, prete della fede professata e provata e della carità vissuta con apertura e intelligenza pedagogica. E’ ancora possibile guardare una vita da prete e incontravi il volto e il cuore di Dio.

21 settembre 2020 San Matteo apostolo ed evangelista

Vangelo secondo Matteo 9,9-13

In quel tempo, mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

LA CHIAMATA

Ieri, domenica, la chiamata degli operai a lavorare nella vigna. Oggi la chiamata di Matteo a seguire il Signore. Sorprende l’iniziativa di Gesù verso una persona che fa parte dei ‘pubblicani e peccatori’; e sorprende la pronta adesione di Matteo. Quale mistero la libertà di Dio che chiama e il cuore dell’uomo che risponde! Quando Gesù chiama non possiamo schermirci nemmeno accampando la nostra indegnità o inadeguatezza. Quando il Signore chiama a seguirlo, lo si segue. Come Matteo e come mille e mille!

 

IL VANGELO DI UNA DONNA CHE LAVORA

Buongiorno,
stamattina ho letto il vangelo di domani, domenica, ed è quello dei lavoratori della vigna che vengono pagati allo stesso modo, sia i primi che gli ultimi.
Bello il tema del lavoro. Quanta dignità dona il lavoro all'uomo  e quanto poco è apprezzato dall'uomo. Spesso sentiamo le persone lamentarsi o sperare di andare presto in pensione. È vero che il lavoro è fatica ma può essere anche fonte di amore. Penso a chi lavora per amore della propria famiglia, per mantenerla ed avere una vita decorosa, penso a chi fa quei lavori scelti per donarsi agli altri, quei lavori che vengono definiti come vocazione, ad esempio medici, insegnanti, preti e suore... anche se essere preti e suore non è proprio un mestiere. Penso ai giovani che scelgono un indirizzo di vita per poi fare un lavoro che a loro potrebbe piacere e e come è difficile scegliere.

Penso alla fatica e difficoltà oggi, dopo il covid, di trovare lavoro e si finisce per accontentarsi anche di un lavoro non adeguato a sé e che fa fare molta più fatica. Penso alla dedizione di uomini e donne che si alzano ogni giorno e magari fanno chilometri in auto, in bus o in treno per andare al lavoro e tornano stanchi rifacendo gli stessi percorsi ogni santo giorno.  E l'elenco sarebbe lungo.

Ma ripenso alla vigna del Signore, ripenso a quegli uomini in piazza in cerca di lavoro ieri come oggi. Il nostro buon Signore concede un posto a ciascuno di noi nel Suo regno. E ciascuno ha un compito. Tutti siamo utili, anzi indispensabili per il suo progetto di bellezza e di vita eterna. Non forza nessuno ma ci chiama, magari a ore diverse, ma ci chiama. Bisogna essere attenti alla chiamata. E se si accetta, alla fine la ricompensa è inimmaginabile. Già, il suo metro di giudizio non è mai il nostro. Per noi la giustizia è uguaglianza, invece per Lui è amore. È proprio un'altra misura. Dio conosce il nostro bisogno, come dice nel vangelo, Lui ci ricompensa secondo il nostro bisogno o ancora di più.  Ci siamo mai accorti come il Signore ci paga ? Ogni giorno Dio ci dona qualcosa, non in soldi, ma in fatti, in persone, in carità,  iniziando dalla nostra vita e libertà.

Che bello rispondere alla sua chiamata con la certezza di essere amati. Il Suo Amore è già la nostra ricompensa. Cristo è morto per noi, non lo possiamo dimenticare. Lui ci ha riscattati! Prima eravamo schiavi del peccato e ora viaggiamo verso l'eternità. Allora usiamo bene il tempo, usiamo bene questa vita, con gratitudine ringraziamo il Signore. Continuiamo a domandare dentro i drammi della vita. Continuiamo il dialogo con Lui perché siamo certi che Lui risponde e aprirà i nostri occhi e il nostro cuore. Se teniamo presente tutto questo, allora il lavoro è anch'esso un dono. Un grande dono che ci rende protagonisti della storia e amanti della realtà e del Suo creatore. Ricordiamoci del Suo Amore per noi e tutto sarà più semplice e lieto e la ricompensa sarà il centuplo quaggiù e l'eternita'.
Grazie Signore! È bello lavorare per te in questa vigna dove si fatica e si suda ma dove tutto ha un grande scopo e si è amati!

Buon sabato e buona carità verso tutti!

Una MAMMA che LAVORA...

Ps. Che tardi!! Faccio tardi al lavoro....scappo di corsa....

Vangelo secondo Matteo 20,1-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

TUTTO IL TEMPO DELLA CHIAMATA

In quale ora del giorno il Signore è venuto a chiamarci per lavorare nella vigna del mondo? La vita stessa è una chiamata, lo è la tua personalità, con qualità, potenzialità, limiti. La vita è vocazione che si specifica nel corso della ‘giornata’. Prende la via della vocazione matrimoniale o religiosa, di una particolare professione e di una specifica condizione. C’è chi se ne accorge fin dal primo mattino, e chi ne prende coscienza verso sera. Per tutti, la ricompensa è la realizzazione di sé e l’incontro con il Signore, dall’inizio alla fine.

Vangelo secondo Luca 8,4-15

In quel tempo, poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché
vedendo non vedano
e ascoltando non comprendano.
Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.

LA PAROLA, GIORNO PER GIORNO

Quanta semente della parola di Dio ci viene donata? Ogni giorno arriva a casa il Vangelo, ogni domenica ascoltiamo tre letture e commento alla Messa in chiesa. La parola di Dio ci attende nel gran libro della Bibbia che abbiamo in casa e forse – in qualche stagione della vita – ne leggiamo qualche ‘libro’. La parola viene seminata: possiamo leggerla e ascoltarla, custodirla nella mente e nel cuore come Maria, perché diventi criterio del vivere e di tutte le scelte. Giorno per giorno.