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Vangelo secondo Luca 17,1-6

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi!
Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai».
Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».

LA FORZA DELLA FEDE

Gesù è consapevole della miseria umana e condanna con decisione soprattutto quel male che tende a diffondersi, dando scandalo ai fratelli. Egli ci sospinge al perdono, perché proprio il perdono dato e ricevuto apre la strada al ravvedimento e diventa strumento di redenzione. Chi è capace di questo? E’ una capacità che viene da Dio. La fede – cioè il rapporto vivo con il Signore Gesù presente nella vita - crea le condizioni per vincere il male, donandoci la grazia necessaria.

Vangelo secondo Marco 12,38-44

In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

UN CUORE LIBERO

Il tintinnio delle due monetine della vedova lo avverte solo Gesù. Egli raggiunge il cuore della donna, la quale non offre al tempio appena il denaro, ma la sua stessa vita. Questo gesto trova riscontro nella vita di tutti coloro che si consacrano a Dio con il voto di povertà, e anche nella vita di tante persone che non si lasciano sommergere dal conteggio dei soldi e dalla pesantezza delle preoccupazioni e dei fastidi, ma confidano nel Signore. Chi riconosce di essere amato accoglie ogni giornata come un dono nuovo e cammina nella libertà di una speranza fiduciosa. Taglia le ali alla tentazione di arrivismo e alla pretesa di dominare tutte le situazioni, evita di sgomitare e accetta di lavorare anche in sott’ordine. Per vivere così non sono necessari particolari propositi e programmi di umiltà. Basta accogliere le circostanze della vita con il cuore affidato al Padre che è nei cieli e al Figlio che ci accompagna sulla terra, mentre il suo Spirito apre la via di una responsabilità piena e serena.

Vangelo secondo Luca 16,9-15

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole».

LIBERI E VIGILI

Le parole di Gesù scuotono e sconcertano. Egli ci vuole desti, vigili, attenti al nostro destino, nella ricerca della vera ricchezza e nel buon uso di quello che possediamo. Gesù libera la strada della vita, sgombrandola da inutili pesi e false preoccupazioni, e soprattutto da propositi di male. E’ bello camminare con cuore libero, non appesantito da interessi e partigianerie, non inchiodato nei propri programmi e nelle proprie fissazioni, ma libero per accoglierei il Signore che ci viene incontro con la sua Provvidenza.

Vangelo secondo Giovanni 2, 13-22

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

CHIESA MADRE

La Basilica del Laterano a Roma è la prima chiesa d’Occidente costruita a Roma dopo l’Editto di Costantino che concedeva la libertà a tutte le religioni. Venne consacrata, cioè dedicata a Dio, il 9 novembre 324. La memoria di quell’evento viene celebrata nel calendario universale, perché la Chiesa del Laterano è ‘madre e capo di tutte le chiese’. Ogni chiesa di paese o città, come ogni piccola o grande comunità cristiana, fa parte della Chiesa cattolica. Come membra di un solo corpo, partecipiamo alla fede della Chiesa Madre.

Vangelo secondo Luca 15,1-10

Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola:
«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

IL VOLTO DELLA MISERICORDIA

L’evangelista Luca introduce il grande capitolo della misericordia. Gesù spiega in tre parabole – la pecora perduta, la moneta smarrita, il figlio prodigo – il suo comportamento verso ‘i pubblicani e i peccatori’ che sono attratti a lui e lo ascoltano. Gesù – e il Padre con lui - è il pastore che va in cerca della pecora perduta, è la donna che rovista la casa in cerca della moneta, è il padre che attende il figlio che va via di casa, si perde nel mondo, poi si pente e finalmente ritorna.

Vangelo secondo Luca 14,25-33

In quel tempo Una folla numerosa andava con lui. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Il CALCOLO DELLA VITA

Calcoliamo i soldi che abbiamo in banca e le pietre che servono per costruire la casa. Più prezioso e necessario è il calcolo della vita: che cosa ci fa vivere? che cosa dà valore e significato alla vita? Gesù ci propone il calcolo più prezioso, invitandoci a un amore che supera ogni altro amore; un amore capace di portare la croce dietro a lui. Questo amore dà valore a ogni altro amore e fa vivere per il tempo e per l’eternità.

Vangelo secondo Luca 14,15-24

In quel tempo Uno dei commensali, avendo udito questo, gli disse: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».

POVERTA’ DI SPIRITO

Nel piccolo cerchio quotidiano chiudiamo tutto lo spazio della vita. Famiglia, piccoli interessi, tratti di egoismo, possono immiserire la vita. Cosa succede quando ci apriamo a un invito, quando accettiamo una proposta, quando ci lasciamo provocare da un imprevisto? Occorre scendere tra la folla degli uomini e delle donne che ancora soffrono un bisogno, e per questo aprono uno spazio di attesa e di libertà. Si chiama povertà di spirito, in coloro che accettano di lasciarsi chiamare e rispondono all’invito.

Vangelo secondo Luca 14,12-14

In quel tempo, Gesù disse poi al capo dei farisei che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

UN MONDO DI CARITA’

Un mondo rovescio, o finalmente messo al dritto. Con il suo linguaggio paradossale, Gesù non intende proibire la festa con parenti e amici, ma piuttosto allargare il cuore alla carità. Lo hanno seguito e lo seguono famiglie aperte e ospitali verso poveri e bisognosi, tante opere di carità in città e paesi, in parrocchie e associazioni. Sorgono nuove iniziative come gli Empori della Caritas e il Banco Alimentare, che propone la Colletta nell’ultimo sabato di novembre: si soccorre il bisogno per incontrare la persona.

 

Vangelo secondo Marco 12,28-34

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

LA NAVIGAZIONE DELL’AMORE

I due comandamenti scorrono dalle pagine del Vangelo con semplicità e totalità, come acqua dalla sorgente: amare Dio, amare il prossimo. Ma è possibile amare Dio senza perdersi in un vago infinito? E’ amabile Dio? Quale Dio? Dio potente, creatore, infinito, ….lontano? Nel percorso della storia ci imbattiamo nel volto umano di Dio: un uomo viene riconosciuto come Dio. Un uomo seguìto,  amato, contestato, rifiutato: Gesù di Nazaret, crocifisso, morto e risorto. Gesù, uomo e Dio, svela l’immagine compiuta di Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo. Questo è il Dio da riconoscere e da amare, profondamente amabile e intensamente amato da tanti uomini sulla terra.                                                                                                                    Il Dio rivelato e mostrato in Cristo si fa riconoscere nel volto dei fratelli. Il secondo comandamento “Amerai il tuo prossimo come te stesso” è il riflesso del primo, e lo porta a compimento. L’incarnazione del Figlio di Dio svela Dio e dona dignità all’uomo, ad ogni uomo, che impariamo a scoprire e ad amare come prossimo. I due comandamenti sono due strade intrecciate, due torrenti di un unico fiume. L’amore si apre a una grande navigazione.