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Scusa: dopo il trasloco ho avuto qualche problema di spedizione… Ciao!!
Don Angelo

Venerdì 23 novembre 2018
San Clemente Romano, papa e martire, II sec.; San Colombano abate di Bobbio, 530-615

Vangelo secondo Luca 19,45-48

In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.

IL VERO TEMPIO

L'evangelista Luca non indugia a descrivere i dettagli della 'purificazione' del tempio compiuta da Gesù, come invece fanno Matteo e soprattutto Marco. Insieme con il richiamo al tempio come 'casa di preghiera', Luca nota che Gesù 'insegnava ogni giorno nel tempio'. Preghiera e annuncio nel Vangelo di Luca definiscono la missione e la persona stessa di Gesù. Il luogo opportuno è il tempio di Gerusalemme, fino a quando il tempio materiale sarà sostituito dal Corpo di Gesù, immolato e risorto, vivente nella Chiesa.

Vangelo di Luca, 19,41-44

In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo: ”Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è nascosto ai tuoi occhi. Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte, distruggeranno te ei tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra , perché non hai ricevuto il tempo in cui sei stata visitata”

LA VISITA CHE SALVA

L’evangelista Luca ha accompagnato per una decina di capitoli il viaggio di Gesù verso Gerusalemme. Ora Gesù è in vista della città. Tutti coloro che, dopo il lungo pellegrinaggio, arrivano a intravvedere una città santa, come Czestochowa o Santiago di Compostela, sperimentano l’emozione della prima visione. Gesù è consapevole del drammatico destino della sua Città con i suoi abitanti, e si lascia vincere dal pianto. Gerusalemme non ha compreso né accolto la visita che conduce alla pace. E noi, sappiamo riconoscere Gesù?

Vangelo secondo Luca 19,1-10

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

LO SLANCIO DI  ZACCHEO

Il ricco Zaccheo vive una giornata – e forse la vita che ne è seguita – come povero di spirito. Pieno di desiderio e di curiosità ‘cerca di vedere chi era Gesù’ e vi riesce con un’impresa sbarazzina, con l’audacia di un ragazzo. Gesù lo sorprende. In mezzo a tutta la folla, è proprio lui che Gesù chiama per nome. Con libertà di cuore, Zaccheo di slancio tira le conseguenze dell’incontro che sconvolge la sua vita, facendolo povero di spirito e ricco del bene più grande.

Vangelo secondo Marco 13,24-32

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».

IL CIELO SI APRE

Il momento che precede lo scoppio del temporale costituisce un’attesa minacciosa, pur attraversata da un baleno di speranza. Cosa succede quando il mondo finisce e tutta la sua energia collassa? Non è solo l’ultima tappa dell’entropia, cioè dello sfinimento dell’universo o almeno della zona che ci ospita. Quando il nostro sole si oscurerà e le potenze dei cieli saranno sconvolte, un fenomeno grandioso attraverserà il cielo e la terra con un lampo rigeneratore. Il Figlio, l’Unigenito di Dio che ha percorso le strade della nostra terra, attraverserà glorioso le vie del cielo, e farà germogliare una vita nuova per coloro che lo hanno accolto e lo accoglieranno. Fantasie mitiche? Il linguaggio evangelico è espressivo come la tavolozza di un grande artista. Grande artista è Dio, che fa nascere la vita ogni giorno non solo nella pianta che fiorisce e nel bimbo che nasce, ma anche nel cuore di ogni uomo che si rinnova nell’incontro con Lui. La vita che rinasce oggi è promessa e anticipo della pienezza di vita che il Figlio dell’uomo donerà nell’ultimo giorno con l’apertura di cieli nuovi e la fioritura di una terra nuova.

Sabato 17 novembre 2018  Santa Elisabetta d’Ungheria, 1207-1231

Vangelo secondo Luca   18,1-8  

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

IL GIUDICE E LA VEDOVA

Gesù usa un paragone estremo per dichiarare la disponibilità di Dio a ‘fare giustizia ai suoi eletti’. Arriva a porre un confronto tra Dio e il giudice disonesto che, nonostante le sue resistenze, finisce con il corrispondere alle insistenze della vedova. In questo modo ci sospinge a perseverare nella fiducia e nella preghiera, fino a ‘importunare’ Dio. I salmi, l’antica preghiera che Dio stesso ha consegnato al suo popolo, offrono un esempio della libertà, della audacia e insistenza della preghiera rivolta a Dio.

Vangelo secondo Luca 17,11-19

In quel tempo, Gesù disse: Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell'uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si manifesterà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva. Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l'uno verrà portato via e l'altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l'una verrà portata via e l'altra lasciata». Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi”.

UN ATTIMO DI ATTESA

Mangiare, bere, metter su casa, divertirsi, basta alla nostra vita? Giunti all’ultima riva del mare, è finito il nostro viaggio? L’orizzonte infinito è davanti a noi, l’attrattiva di un’avventura più grande ci inquieta. L’istante di ogni giorno vive l’imminenza di un’attesa che non vuole rivoltarsi in una minaccia. L’istante è proteso a riconoscere il volto del Figlio dell’Uomo, nel giorno ultimo nel quale egli si manifesterà: potremo riconoscerLo se siamo familiari con lui nello scorrere di questo giorno e dei giorni che seguono.

Vangelo secondo Luca 17,11-19

In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione,e nessuno dirà: «Eccolo qui», oppure: «Eccolo là». Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!».
Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell'uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: «Eccolo là», oppure: «Eccolo qui»; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione.

ULTIME PREVISIONI

Quanto saremmo disposti a pagare per le previsioni sul futuro? Poter prevedere con sicurezza una vincita d’azzardo, una riuscita strabiliante, un successo straordinario, quanto accenderebbe il nostro entusiasmo e nello stesso tempo darebbe la stura alla nostra inquietudine? Gesù calma tutte le false attese, e invita a percorrere pazientemente la via del tempo dietro a lui, passando per tutte le circostanze della vita e i tornanti della storia, compresi i passi della croce, che conducono inevitabilmente al tempo nuovo della risurrezione.

Vangelo secondo Luca 17,11-19

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

LA GRATITUDINE DELLA FEDE

E’ bella ed esaltante la guarigione fisica: ridona vita ed entusiasmo. Ma c’è da rammaricarsi per i nove lebbrosi che non hanno colto l’occasione grande della loro vita, quella di riconoscere Gesù come Salvatore. La gratitudine apre il cuore e permette di riconoscere non solo il dono ricevuto, ma il donatore stesso. Il dono – in questo caso la salute, così come ogni altro bene – si esaurisce. La gratitudine, che conduce alla scoperta del Donatore, esalta la vita e apre alla salvezza totale.