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Vangelo secondo Matteo 5,17-19

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.
In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

FEDELTA’

 

Gesù non è un rivoluzionario, di quelli che per fare un mondo nuovo hanno bisogno di distruggere il passato o di eliminare la libertà degli altri. Gesù porta a compimento ogni bene che il Creatore ha seminato nel mondo e nel cuore dell’uomo. In particolare, egli fa fruttificare la lunga storia del popolo ebreo visitato da Dio. Ci chiama a rispondere all’alleanza di Dio con noi, non seguendo un capriccio provvisorio e individualista, ma nella fiduciosa fedeltà a un’appartenenza lieta e feconda.

Vangelo secondo Matteo 5,13-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

BASTA LA PRESENZA

Il Signore ci riempie il cuore con il dono delle parole che descrivono la nostra identità e missione: sale che dà sapore, luce che illumina. Possiamo essere così solo per derivazione, solo per grazia. Gesù riempie di gusto la nostra vita, e le dà sapore. Lui è la luce che illumina il mondo, e noi ne portiamo il riflesso come uno specchio. Quando accade così, negli ambienti in cui viviamo e lavoriamo, basta la presenza. E gli altri si accorgono di noi. Anzi, di Lui.

Dal Vangelo secondo Matteo 5,1-12

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi».

CAMMINO DI BEATITUDINE

Ci sorprende oggi il Vangelo di Matteo, che continueremo a leggere di seguito per molte settimane, con l’annuncio delle beatitudini. Non poteva esserci cosa più grande e più bella di questa promessa di beatitudine, che attraversa tutta la nostra vita, dalla pandemia alle delusioni, dalle malattie alle persecuzioni. Il Signore Gesù si introduce nel nostro cammino umano e ci chiama a seguirlo, ci stringe a sé rendendoci partecipi della sua vita, della sua croce, della sua risurrezione.

 

Vangelo secondo Giovanni 3,16-18

In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».

NELLA VITA DELLA TRINITA’

Veniamo al mondo preceduti da un grande amore. Dio, che è all’origine della nostra vita attraverso l’amore dei genitori, ha posto l’antefatto del dono della sua presenza nel mondo, attraverso la venuta del suo stesso Figlio eterno. Chi crede in Gesù si apre alla vita, che si sviluppa con il dono dello Spirito Santo. Viviamo, respiriamo, amiamo avvolti dall’amore di Dio Padre, abbeverati dall’acqua dello Spirito, nutriti del corpo e sangue del Figlio Gesù. Viviamo, ora e per sempre, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Vangelo secondo Marco 12,38-44

In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

POVERTA’ E DONO

La fede cristiana, cos’è? Non è una pratica esteriore priva di cuore, non è un mostrarsi davanti a Dio e agli altri come fossimo i più bravi. Non è dare una manciata di soldi, quando se ne hanno tantissimi. La fede cristiana è coscienza della propria fragilità e povertà. Come la vedova del vangelo, è offrire se stessi, la propria vita e i propri beni al Signore, perché ne ricavi un bene più grande, secondo la misura del suo amore.

Vangelo secondo Marco 12,35-37

In quel tempo, insegnando nel tempio, Gesù diceva: «Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo:
“Disse il Signore al mio Signore:
Siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici
sotto i tuoi piedi”.
Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?».
E la folla numerosa lo ascoltava volentieri.

UNA IDENTITA’ DIVINA

Gesù esprime la sua identità di Cristo-Signore rifacendosi al salmo 110, dove Davide dichiara che il Messia non è semplicemente suo figlio, ma è suo Signore. Il Messia non realizza una figura regale in senso nazionalistico, ma una identità che lo assimila a Dio. A poco a poco Gesù sfonda la barriera della nostra incapacità di comprenderlo, e svela la sua origine da Dio e il livello divino della sua personalità. In Gesù, è Dio stesso che viene a salvarci.

Vangelo secondo Marco 12,28-34

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio».
E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

UN CAMMINO DI AMORE

Nel cuore del Vangelo troviamo i due comandamenti dell’amore, presenti nell’antica legge e riproposti da Gesù con una nuova intensità e una nuova estensione. Gesù non solo li annuncia ma li pratica e li vive, amando Dio con l’offerta e il sacrificio di se stesso, e amando il prossimo senza confini: vicini e lontani, amici e nemici. Ogni persona e ogni popolo fa parte del prossimo da accogliere, perdonare, amare. La vita è un cammino di avvicinamento a questi due precetti.

Vangelo secondo Marco 12,18-27

In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».

UNA VITA PIU’ GRANDE

Misuriamo tutto con il nostro metro. Anche il paradiso, come l’avessimo visitato. Vediamo la vita dell’aldilà come una proiezione – magari ingrandita – dell’aldiqua. Come sarà la vita dei risorti? Dio ci donerà una vita più grande, un amore più grande, che non deperisce e non perisce. Una vita immersa nel sole di Dio che tutti riscalda e fa vivere: la vita di Gesù risorto e asceso al cielo; la vita di Maria assunta al cielo in anima e corpo. Domandiamo di viverne qui un anticipo.

Vangelo secondo Marco 12,13-17

In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso.
Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?».
Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono.
Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio».
E rimasero ammirati di lui.

UN ALTRO BINARIO

Nella ripresa del tempo ordinario dell’anno liturgico, torniamo a leggere in modo corrente il Vangelo di Marco. Nel bel mezzo della vita di Gesù, farisei ed erodiani indagano la sua posizione politica. Nazionalista o collaborazionista? “E’ lecito o no pagare il tributo a Cesare”. La risposta di Gesù taglia in due la storia. Potremmo tradurla così: le tasse si pagano al governo, la vita si dona a Dio. Si rispettano le leggi statali, ma la legge di Dio, spesso, percorre un altro binario.