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Vangelo secondo Giovanni 3,16-18

In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».

NELLA VITA DELLA TRINITA’

Veniamo al mondo preceduti da un grande amore. Dio, che è all’origine della nostra vita attraverso l’amore dei genitori, ha posto l’antefatto del dono della sua presenza nel mondo, attraverso la venuta del suo stesso Figlio eterno. Chi crede in Gesù si apre alla vita, che si sviluppa con il dono dello Spirito Santo. Viviamo, respiriamo, amiamo avvolti dall’amore di Dio Padre, abbeverati dall’acqua dello Spirito, nutriti del corpo e sangue del Figlio Gesù. Viviamo, ora e per sempre, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Vangelo secondo Marco 12,38-44

In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

POVERTA’ E DONO

La fede cristiana, cos’è? Non è una pratica esteriore priva di cuore, non è un mostrarsi davanti a Dio e agli altri come fossimo i più bravi. Non è dare una manciata di soldi, quando se ne hanno tantissimi. La fede cristiana è coscienza della propria fragilità e povertà. Come la vedova del vangelo, è offrire se stessi, la propria vita e i propri beni al Signore, perché ne ricavi un bene più grande, secondo la misura del suo amore.

Vangelo secondo Marco 12,35-37

In quel tempo, insegnando nel tempio, Gesù diceva: «Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo:
“Disse il Signore al mio Signore:
Siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici
sotto i tuoi piedi”.
Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?».
E la folla numerosa lo ascoltava volentieri.

UNA IDENTITA’ DIVINA

Gesù esprime la sua identità di Cristo-Signore rifacendosi al salmo 110, dove Davide dichiara che il Messia non è semplicemente suo figlio, ma è suo Signore. Il Messia non realizza una figura regale in senso nazionalistico, ma una identità che lo assimila a Dio. A poco a poco Gesù sfonda la barriera della nostra incapacità di comprenderlo, e svela la sua origine da Dio e il livello divino della sua personalità. In Gesù, è Dio stesso che viene a salvarci.

Vangelo secondo Marco 12,28-34

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio».
E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

UN CAMMINO DI AMORE

Nel cuore del Vangelo troviamo i due comandamenti dell’amore, presenti nell’antica legge e riproposti da Gesù con una nuova intensità e una nuova estensione. Gesù non solo li annuncia ma li pratica e li vive, amando Dio con l’offerta e il sacrificio di se stesso, e amando il prossimo senza confini: vicini e lontani, amici e nemici. Ogni persona e ogni popolo fa parte del prossimo da accogliere, perdonare, amare. La vita è un cammino di avvicinamento a questi due precetti.

Vangelo secondo Marco 12,18-27

In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».

UNA VITA PIU’ GRANDE

Misuriamo tutto con il nostro metro. Anche il paradiso, come l’avessimo visitato. Vediamo la vita dell’aldilà come una proiezione – magari ingrandita – dell’aldiqua. Come sarà la vita dei risorti? Dio ci donerà una vita più grande, un amore più grande, che non deperisce e non perisce. Una vita immersa nel sole di Dio che tutti riscalda e fa vivere: la vita di Gesù risorto e asceso al cielo; la vita di Maria assunta al cielo in anima e corpo. Domandiamo di viverne qui un anticipo.

Vangelo secondo Marco 12,13-17

In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso.
Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?».
Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono.
Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio».
E rimasero ammirati di lui.

UN ALTRO BINARIO

Nella ripresa del tempo ordinario dell’anno liturgico, torniamo a leggere in modo corrente il Vangelo di Marco. Nel bel mezzo della vita di Gesù, farisei ed erodiani indagano la sua posizione politica. Nazionalista o collaborazionista? “E’ lecito o no pagare il tributo a Cesare”. La risposta di Gesù taglia in due la storia. Potremmo tradurla così: le tasse si pagano al governo, la vita si dona a Dio. Si rispettano le leggi statali, ma la legge di Dio, spesso, percorre un altro binario.

MESSA DEL GIORNO (ANNO A)

Vangelo secondo Giovanni 20,19-23

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

LO SPIRITO DI GESU’

Per il Vangelo di Giovanni, l’effusione dello Spirito Santo avviene già il giorno di Pasqua. Anzi in qualche modo è anticipata sulla croce quando Gesù ‘emise lo Spirito’. Lo Spirito Santo, dono e frutto della morte e risurrezione di Gesù, è il vento della nuova creazione e il fuoco della nuova vita. Si esprime con la forza della misericordia, dovendo liberare gli uomini dal male e dal peccato. Così Gesù continua la presenza e la missione di salvezza verso chi si lascia raggiungere dal suo abbraccio.

Vangelo secondo Giovanni 21,20-25

In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».
Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

TU SEGUIMI

Quale è la condizione di vita del cristiano? Che cosa significa essere cristiani? “Tu seguimi”, dice Gesù a ciascuno. Guarda Gesù, vedi come Lui vive, come guarda il Padre, come si affida allo Spirito Santo. Anche noi, con la grazia dello Spirito Santo, che è come il sangue nelle vene e il vento sulle vele possiamo guardare e seguire Gesù. Lo Spirito Santo lancia la nostra decisione che diventa vita, dono, amore. Vieni Santo Spirito! Vieni per Maria.

Vangelo secondo Giovanni 21,15-19

In quel tempo, [quando si fu manifestato ai discepoli ed] essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».
Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore».
Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse “Mi vuoi bene?”, e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi».
Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

AMORE E MISSIONE

Il Vangelo ci conduce con un balzo dall’ultima cena alla spiaggia del lago di Tiberiade, dove Pietro e Giovanni e altri cinque vanno a pescare dopo risurrezione del Signore. Gesù li aspetta sulla riva, e arrostisce il pesce con loro. E’ l’ultimo incontro. Che cosa resta? La prima cosa è l’amore. Gesù offre a Pietro la possibilità di riscatto dal triplice rinnegamento domandandogli tre volte: “Mi ami?”. La seconda cosa è la missione: “Pasci le mie pecore”. Amore e missione: cuore e compito del cristiano.