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Vangelo secondo Matteo 13,54-58

In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

IL PRIMO MOTO DELL’ANIMA

Di fronte a una cosa grande o a una persona vera, il primo moto dell’anima è l’ammirazione. Come accade per i bambini che si meravigliano e sorridono. Ma subito l’onda della diffidenza e del sospetto, o addirittura dell’invidia, sommerge e frena il moto di adesione. “Chi crede di essere quello? Noi sappiamo bene da dove viene…”. Gesù chiede per noi la semplicità di cuore, per aderire alla Sua Persona, che il cuore ha fin da subito percepito e riconosciuto.

Giovedì 30 luglio 2020
San Pietro Crisologo, vescovo e dottore della Chiesa, 380-450

Vangelo di Matteo, 13,47-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».Terminate queste parabole, Gesù partì di là.

LO SCRIBA SAPIENTE

Lo scriba è il sapiente che studia e indaga le Scritture dell’Antico Testamento. Ora lo scriba viene messo di fronte all’insegnamento di Gesù e alla sua persona. Non dirà più solo le storie passate e la sapienza dei tempi andati. Scoprirà la novità del Vangelo, presenza viva e efficace del Signore che ci parla. Il Vangelo è la novità di ogni giorno, una nuova sorgente, una pianta che rifiorisce nel giardino della vita. Dio ha gettato il seme.

Vangelo secondo Giovanni 11,19-27

In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.
Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà».
Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno».
Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

UN BEL PERSONAGGIO

Santa Marta è entrata nel cliché che la contrappone alla sorella Maria: Marta attiva, Maria contemplativa. In realtà Marta è un personaggio interessantissimo, pronta e vivace. Scopriamo la sua vera fisionomia in occasione della malattia e della morte del fratello Lazzaro. E’ lei che corre incontro a Gesù e lo rimprovera per l’assenza durante la malattia del fratello. E’ lei che fa una bellissima professione di fede: “Io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo”.

 

Vangelo secondo Matteo 13,36-43

In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».
Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».

DISCORSI A TAVOLA

Gesù spiega ai discepoli la parabola della zizzania. Chissà quante volte, ‘in casa’, Gesù avrà ripreso i discorsi fatti alla folla, anche rispondendo alle domande dei discepoli. L’avrà fatto durante la cena, inaugurando quei ‘tischreden’ (discorsi a tavola) dei grandi personaggi della storia che verrà. I ‘discorsi a tavola’ nascono da un clima di grande confidenza e fiducia. Gesù farà un lungo discorso a tavola nell’ultima cena, quando si consegna agli apostoli e a noi con tutta la sua vita.

Vangelo secondo Matteo 13,31-35

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».

TANTE PICCOLE SEMENTI

Un seme piccolo non solo all’inizio, per il numero dei chiamati e la loro bassa condizione. Una piccolezza che prosegue nella storia. Una madre, un monaco, un vescovo, una giovane donna o un giovane uomo; un piccolo gruppo che prega, alcuni amici che seguono il carisma di un sacerdote o di un laico, un parroco confinato in collina, e via di seguito: il piccolo seme rinnova il cuore della chiesa e cambia faccia della società. Come un lievito nella pasta del mondo.

 

Vangelo secondo Matteo 13,44-52

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

IL TESORO DELLA VITA

Ogni persona ha un tesoro da ricercare e da custodire, una perla preziosa che vale la vita. Tesoro non è tanto una cosa a cui ci attacchiamo, quanto piuttosto una persona che amiamo. Quale tesoro merita la nostra vita e si colloca all’altezza del nostro desiderio e del nostro bisogno? Gli amori umani – sposo, sposa, figli e anche amici – diventano ancora più preziosi quando ci fanno intravvedere il tesoro che risponde in pieno alla nostra attesa: il ‘Regno dei cieli’. Il tesoro è Gesù, ora e per sempre.

Vangelo secondo Matteo 20,20-28

In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

IL CALICE DI SAN GIACOMO

 

La madre di Giacomo e Giovanni deve aver trasfuso nei figli la pretesa di occupare i primi posti. Gesù non nega loro i primi posti, ma li concede secondo la sua misura. Giovanni è il primo e l’unico a rimanere sotto la croce di Gesù, e poi insieme con Pietro, il primo a constatare la sua risurrezione. Giacomo è il primo degli apostoli a dare la vita per Gesù, il primo a bere il calice della passione nel martirio, e il vino inebriante della gloria celeste.

 

Vangelo secondo Matteo 13,18-23

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

DOVE IL SEME FIORISCE

Il Vangelo accompagna la fioritura dell’estate. Gesù ci dice che la semente gettata fiorisce in proporzione al terreno che la accoglie. L’azione di Dio non produce in modo automatico, ma domanda un cuore aperto, attento, fedele. Anche la semente che il Signore getta attraverso genitori, educatori, sacerdoti può dare l’impressione di non produrre frutto. Tuttavia la semente che abbiamo accolto e che abbiamo gettato in altri terreni, mantiene una potenza indomabile. Seminiamo e attendiamo con fiducia.