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Vangelo secondo Marco 1,7-11 

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».  Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

UN UOMO NUOVO

Ecco, arriva. Arriva dal buio dei trent’anni di Nazaret, artigiano del paese conosciuto da tutti e senza dubbio benvoluto. Al fiume Giordano il ‘profeta’ Giovanni dichiara di non essere degno nemmeno di fargli da servo. L’uomo Gesù si incanala nella schiera dei peccatori e come loro scende nell’acqua. Come era stato annunciato, agisce come “agnello che assume su di sé i peccati del mondo”.
Il fatto nuovo accade alla riemersione dall’acqua. Dio si coinvolge nella manifestazione della vera identità di Gesù. Con una voce dal cielo, Dio Padre lo proclama Figlio secondo una valenza unica: in ‘questo’ Figlio il Padre può dirsi di fronte al mondo. Gesù viene avvolto dallo Spirito, che lo invade con la sua potenza. L’uomo Gesù viene abilitato di fronte al mondo per professare la Parola di Dio e per esprimere l’opera di salvezza che Egli compie per gli uomini.
Da questo momento, una storia nuova percorre il mondo e una nuova identità viene offerta a tutti.

 

Vangelo secondo Matteo 2,1-12

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

Epifania

 I Magi cercano in cielo la via da percorrere sulla terra. È meraviglioso lo sguardo alle stelle, scoprendo la stella che indica la strada, così come è straordinario guardare la terra a partire dal cielo. Le dimensioni del vivere si precisano quando vengono osservate dalla prospettiva dell'infinito; così pure la direzione da prendere nel percorso della vita.  Ma è ancora più straordinario scoprire che l'infinito è racchiuso in un bambino. Dopo aver indagato l’universo e dopo aver percorso tutte le strade del mondo, negli itinerari attraverso i continenti e i libri e i pensieri, ci fermiamo davanti a un Bambino: in lui Dio viene ad abitare tra gli uomini e si presenta con una promessa di salvezza totale. Giunti a questo punto, riconosciamo che la vera sapienza consiste nel deporre davanti al Bambino le nostre presunzioni e le nostre pretese, adorandolo come Dio, Signore e Salvatore.

 

Vangelo secondo Giovanni 1,43-51

In quel tempo, Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.
Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

IL FIUME CHE SCORRE

Come un ruscello che diventa torrente e si avvia a diventare fiume: così gli incontri di Gesù con i primi discepoli. Nomi, volti, inviti, sorprese, che avviano una conoscenza e un’esperienza decisiva per coloro che l’hanno fatta personalmente e per quanti attraverso di loro hanno incontrato il Signore. Gesù si svela con immediatezza e fa intravvedere un futuro più grande. Il fascino di questi primi avvenimenti continua ad accadere e ancora invade la storia e il cuore di uomini e donne.

Vangelo secondo Giovanni 1,35-42

In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

INIZIO DELLA STORIA

Ciascuno di coloro che hanno incontrato Gesù può raccontare l’inizio della sua storia. Due amici vengono condotti dal loro bisogno sulle rive del fiume dove Giovanni battezza. Ed ecco, un giorno, il Battezzatore lancia un grido diverso, che li sospinge a una nuova sequela. La breve narrazione è estremamente efficace nel descrivere l’inizio di tutto, per la loro vita e per la nostra, che percorre i medesimi passi. Da allora tutto è cambiato, incontrando Simone chiamato Pietro e tanti altri, fino a noi.

Vangelo secondo Giovanni 1,29-34

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

COLUI CHE SALVA

Giovanni Battista indica nuovamente Gesù che ci viene incontro. La liturgia dei giorni di Avvento e Natale ci ha mostrato il Signore. La festa con amici e parenti ha riscaldato il cuore. Le luci e le musiche intorno hanno ricostruito un’atmosfera di accoglienza e pace. Ma non è lo scenario di una parata. Colui che viene dovrà essere riconosciuto come il Figlio di Dio che si fa nostro compagno, ci libera dal male e ci apre la via della vita realizzata.

 

 

Vangelo secondo Giovanni 1,19-28

Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

CONOSCERE GESU’

Riappare Giovanni, che riporta il nostro sguardo su Gesù: “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete”. Come conoscere Gesù? Ne abbiamo bisogno per vivere e sperare e per riaprire ogni giornata alla vita. Per conoscerlo, occorre guardarlo, seguirlo, frequentarlo. La vita della Chiesa ci accompagna. Il silenzio, la sua parola, le amicizie vere ci spalancano a Lui. Le circostanze della vita ci aprono alla domanda. Il bisogno del cuore invoca. Così è accaduto anche ai due grandi santi di oggi.

SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DI MARIA SS.MA MADRE DI DIO
GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

Basilica Vaticana

L’anno si apre nel nome della Madre di Dio. Madre di Dio è il titolo più importante della Madonna. Ma una domanda potrebbe sorgere: perché diciamo Madre di Dio e non Madre di Gesù? Alcuni, in passato, chiesero di limitarsi a questo, ma la Chiesa ha affermato: Maria è Madre di Dio. Dobbiamo essere grati perché in queste parole è racchiusa una verità splendida su Dio e su di noi. E cioè che, da quando il Signore si è incarnato in Maria, da allora e per sempre, porta la nostra umanità attaccata addosso. Non c’è più Dio senza uomo: la carne che Gesù ha preso dalla Madre è sua anche ora e lo sarà per sempre. Dire Madre di Dio ci ricorda questo: Dio è vicino all’umanità come un bimbo alla madre che lo porta in grembo. ...continua a leggere "OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO, Lunedì, 1° gennaio 2018"

BUON ANNO 2018 !!!!

Vangelo di Luca 2,16-21
In quel tempo, i pastori andarono senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo.

LA MADRE

Il Bambino Gesù viene sempre mostrato dagli evangelisti Luca e Matteo insieme con Maria e Giuseppe, o insieme con Maria, la Madre. Non potrebbe essere altrimenti, ma noi siamo presi quasi dal timore di ‘entrare’ nel rapporto tra Maria e Giuseppe e il Bambino: non come immagini e statue, ma persone reali, con una vita fatta di sentimenti, azioni, impegni, paure e gioie e promesse. Fin dove Maria percepisce che il Figlio stesso di Dio è diventato suo figlio? Scrive in una pagina imprevedibile e sorprendente Sartre: “Ciò che bisognerebbe dipingere sul viso di Maria è uno stupore ansioso che non è apparso che una volta su un viso umano. Poiché il Cristo è il suo bambino, la carne della sua carne e il frutto del suo ventre. L’ha portato per nove mesi e gli darà il seno, e il suo latte diventerà il sangue di Dio. E in certi momenti, la tentazione è così forte che dimentica che è Dio, lo stringe tra le sue braccia e dice: piccolo mio! Ma in altri momenti rimane interdetta e pensa: Dio è qui!...”

Vangelo secondo Luca 2,22-40

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

FAMIGLIA IN CAMMINO

La famiglia di Gesù è sempre in cammino. Dapprima compie il lungo viaggio da Nazaret a Betlemme; quindi si reca al tempio a Gerusalemme. Questi passi conducono al riconoscimento dell’identità e del destino del Bambino. Come ogni bambino - ma ben più di ogni bambino - questo figlio è dono di Dio. Gesù è il Figlio Unigenito di Dio Padre, generato dall’eternità, venuto tra noi in missione di salvezza. Giuseppe e Maria accompagneranno poi Gesù in Egitto e a Nazaret. Ogni passo, ogni luogo, ogni gesto esprimono obbedienza e realizzano l’offerta della vita, fino al compimento per le vie della Palestina, sul monte della croce e alla grotta del sepolcro e della risurrezione. Nel riconoscimento dell’origine da Dio e nell’adempimento della missione che il Padre iscrive nel nostro essere, si compie la personalità e si realizza il destino di bene per il quale nasciamo. Sostenendo il cammino del figlio Gesù, Maria e Giuseppe aprono la strada a tutte le famiglie.