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Domenica 26 gennaio 2020, III del Tempo Ordinario

Domenica della Parola

Introduzione del celebrante

L’annuncio del Signore Gesù percorre le nostre strade, come un tempo le strade della Galilea. Guardiamo Gesù con la fiducia dei primi chiamati.

  1. Gesù chiama ancora a seguirlo per continuare la sua missione. Preghiamo per il Papa, i vescovi, i sacerdoti, e per tutti coloro che sono chiamati come gli apostoli a diventare pescatori di uomini,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Anche oggi il popolo immerso nelle tenebre attende la luce della tua Parola. O Signore, donaci la grazia di conoscere, accogliere e vivere la tua Parola annunciata dalla Chiesa, per testimoniarti al mondo,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, ti affidiamo coloro che hanno responsabilità di governo negli stati e nelle città; guidali nelle vie dell’accoglienza e fraternità, della giustizia e della verità. Ti affidiamo i lebbrosi e tutti i malati,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Ringraziando per la varietà e ricchezza dei doni ricevuti, domandiamo al Signore un cuor solo e un’anima sola, nel grande spazio della Chiesa cattolica e nella nostra comunità diocesana e parrocchiale,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante

Affidiamo questa preghiera al Signore Gesù, perché ridesti la nostra decisione nella fede e il nostro slancio nella missione. Per Cristo nostro Signore Amen.

Spunto per la festa

In mezzo al popolo che abita nelle tenebre, cammina Gesù luce del mondo. Anche tra noi, nella confusione del nostro tempo, nell’incertezza e nel vuoto, una nuova presenza, una Parola di vita e speranza: Gesù. “Convertitevi…”. Volgete lo sguardo e il cuore a Lui, presente. Gesù chiama subito Pietro e Andrea, Giovanni e Giacomo, a condividere la sua missione. Nel tempo, saranno essi il suo volto, la sua parola, la sua opera. Volgiamo lo sguardo e il cuore a Gesù, seguendo il Papa e i pastori uniti con lui nella Chiesa. Seguiamo Cristo, attraverso chi ce lo indica e ce lo testimonia oggi.

Vangelo secondo Marco, 3,7-12

In quel tempo, Gesù, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui.
Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo.
Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.

SULLA BARCA

La folla risponde al desiderio del cuore e al bisogno di vita e continua a seguire Gesù, muovendosi dal circondario e oltre. Salendo in barca, Gesù si trova di fronte a un anfiteatro di gente che lo ascolta. E’ strano che il primo riconoscimento della sua identità venga dagli ‘spiriti impuri’. Anche chi gli si oppone può riconoscere Gesù, così come si riconosce un fatto. La fede fa il passo ulteriore dell’accoglienza e della sequela, che fanno salva la vita.

Vangelo secondo Marco 3,1-6

In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo.
Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita.
E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

LA LEGGE E LA CARITA’

Nella casa della preghiera e della parola di Dio, la sinagoga di Cafarnao, Gesù affronta direttamente i suoi oppositori, mettendo in paragone la legge da essi rivendicata e l’azione di carità. Se un uomo soffre, quale legge può trattenerci dall’aiutarlo? La legge è fatta per l’uomo. Gesù è venuto per noi, per accompagnarci, sostenerci, salvarci. E perché la sua azione di salvezza si possa estendere nel mondo attraverso l’iniziativa di chi lo segue.

di Pierantonio Pavanello, vescovo di Rovigo

Penso che abbiano suscitato un certo sconcerto anche tra i fedeli della nostra chiesa diocesana le notizie (e le polemiche) riguardanti la pubblicazione di un libro sul celibato ecclesiastico a firma di un cardinale (il cardinale Sarah) e del Papa emerito, Benedetto XVI, che successivamente ha chiesto che venisse ritirata dal volume la propria firma. Senza entrare nei dettagli, mi sembra utile precisare due punti fondamentali.
Il primo: oggi nella Chiesa cattolica non esistono due papi. L’unico Papa è Francesco. Lo esige la natura stessa del ministero petrino: il Papa, successore di Pietro è centro di unità della Chiesa e pertanto non può esservi che un solo Papa. Lo ha riconosciuto più volte lo stesso Benedetto XVI, che ha sempre ribadito la sua “filiale” obbedienza a Papa Francesco. Servirsi di scritti o dichiarazioni di Benedetto per opporlo a Francesco non è solo agire contro l’unità della Chiesa, ma anche mancare di rispetto nei suoi confronti.
Un secondo punto riguarda il celibato ecclesiastico: il celibato dei sacerdoti (preti e vescovi) è un grande dono per la Chiesa. E’ il segno di un dono totale a Dio e ai fratelli. Per questo il celibato appare particolarmente consono al ministero sacro. La Chiesa latina proprio per questo riserva l’ordinazione sacra solo a uomini che si riconoscono chiamati al celibato e si impegnano a rispettare la continenza perfetta. Il magistero recente ha confermato questa posizione tradizionale e anche Papa Francesco ha espresso più volte la sua grande considerazione per il celibato dei sacerdoti. Ciò non toglie che vi sia da sempre nella Chiesa cattolica anche la presenza di presbiteri coniugati: innanzitutto i presbiteri delle Chiese cattoliche di rito orientale. Anche nella Chiesa latina poi vi sono delle eccezioni: sono stati ammessi infatti (durante il pontificato di Benedetto XVI) all’ordinazione sacerdotale uomini sposati provenienti dalla chiesa anglicana. La presenza di forme diverse di ministero non ci deve stupire, ma deve spingerci a valorizzare la ricchezza della molteplice tradizione della Chiesa.
+Pierantonio Pavanello - Vescovo

Vangelo secondo Marco 2,23-28

In quel tempo, di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe.
I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!».
E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato».

UNA COMPAGNIA LIBERANTE

Sembra una passeggiata fra campi di grano, quasi una scampagnata serena in un giorno di festa, con la possibilità di sgranocchiare le spighe. I farisei legalisti protestano: non si può allungare la mano per saziarsi! La compagnia di Gesù è liberante. Egli non si lascia schiacciare dalle prescrizioni con le quali viene soffocata la legge di Mosè. Vogliamo camminare dietro a Lui, liberi di amare Dio e di impegnare la nostra vita per il prossimo.

Vangelo secondo Marco 2,18-22

In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da lui e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore.
E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».

LA NOVITA’ CRISTIANA

Gesù è una presenza nuova che rinnova il mondo. Non un rattoppo sul mondo vecchio, ma una nuova sorgente, un nuovo principio, un nuovo mondo e una nuova umanità. Quando Gesù entra nella vita di una persona, questa ricomincia a vivere, a sperare, ad amare. Un nuovo slancio, una nuova speranza, una nuova vita. Tutto si rinnova non dall’impegno dell’uomo e dalla sua iniziativa, ma dalla festa per la sua presenza, come la sposa si allieta per lo sposo e genera nuova vita.

CELIBATO: AIUTIAMOCI a CAPIRE

Sul finire dell’estate ho ricevuto dal vescovo emerito Cesare Bonivento, amico fin dai banchi della Scuola Media pubblica e poi dal Seminario, il suo secondo libro dedicato al celibato sacerdotale, con un esame puntuale dei documenti del Concilio Vaticano II e di quanto ne è seguito; nel primo libro il vescovo, ancora nel pieno della sua missione in Papua Nuova Guinea, aveva esaminato il percorso storico del celibato. Ambedue le pubblicazioni propongono con precisione e acutezza il valore del celibato sacerdotale. Mi sono servite come buon paragone rispetto al Sinodo sull'Amazzonia, specialmente per quanto riguarda la proposta dell’ammissione al sacerdozio di ‘viri probati’ delle popolazioni indigene, nella loro condizione di coniugati. Il documento conclusivo del Sinodo ha ventilato questa possibilità, demandando tuttavia la questione ad ulteriori approfondimenti e alla decisione di Papa Francesco. ...continua a leggere "IL CELIBATO DEI SACERDOTI"

Vangelo secondo Giovanni 1,29-34

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

BATTESIMO DI VITA

Il Vangelo di questa domenica è la controfaccia di quello della festa del Battesimo del Signore, domenica scorsa. In modo ancora più esplicito, il Battista riconosce in Gesù il ‘Figlio di Dio’. Egli è colui che ‘è avanti’ rispetto al Battista: conduce a compimento la storia della salvezza; è colui che ‘era prima’, fin dal principio, dall’eternità. Su Gesù scende e rimane lo Spirito di Dio che ha creato il mondo e lo rinnova, rigenerandolo a vita nuova ‘nell’acqua e nello Spirito’. Da questo permanente battesimo ricominciamo a vivere ogni giorno.

Vangelo secondo Marco 2,13-17

In quel tempo, Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

LA SORPRESA DELLA CHIAMATA

Noi saremmo andati in cerca dei più buoni, dei più fidati. Levi-Matteo non è certo tra questi. Appartiene piuttosto alla categoria dei ‘pubblicani e peccatori’ disprezzati dalla gente normale. Con quale prospettiva Gesù fa le sue scelte? Perché sceglie proprio Matteo-Levi? Certamente Matteo.Levi, avendo fatto un’esperienza di libertà e di salvezza dal male nell’incontro con Gesù, potrà realmente essergli grato, fino a riconoscerne e proclamarne l’identità di salvatore.

Vangelo secondo Marco 2,1-12

Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.
Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».
Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua». Quello si alzò e subito presa la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».

QUALE GUARIGIONE?

I quattro amici che fanno arrivare il paralitico con la sua barella fin sotto gli occhi di Gesù calandolo dal tetto, non sanno quanto bene stanno per procurargli. Il paralitico avrà non solo le gambe raddrizzate, ma il cuore risanato, il perdono donato. Questa liberazione è ciò di cui la persona ha veramente bisogno per vivere, ed è preludio e promessa di quella salvezza totale – anima e corpo – che Gesù promette ed opera.