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Vangelo secondo Luca 5,27-32

In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».

LA CHIAMATA

Gesù si avvicina a noi e ci chiama mentre siamo intenti alla nostra vita, ai nostri lavori, alle nostre preoccupazioni. Ripiegati sui nostri interessi, Egli ci fa rialzare il capo e ci dona la decisione e l’energia di seguirlo. Non servono gli alibi con i quali ci vogliamo proteggere: “Non sono capace, non sono degno, non sono la persona giusta”. La nostra identità viene definita dalla sua chiamata, e la nostra anima viene sanata dalla sua misericordia. Vale per tutti, vale per ogni giorno.

SUGGESTIVO ITINERARIO

VERSO LA PASQUA

l libro nasce da un’iniziativa che si è svolta la Quaresima scorsa in una parrocchia di Sottomarina, ripercorrendo
l’itinerario suggestivo in cui l’autore ha accompagnato alla Pasqua un consistente gruppo di fedeli riuniti in preghiera,
ascolto, meditazione e dialogo.   Al centro del libro, dunque, c’è la Quaresima e, al centro della Quaresima, la scoperta che
incanta: la passione di Gesù nel cuore della Trinità e della Trinità nel cuore dell’umana esistenza. Ma non della ‘comprensione’
di quello che rimane un mistero insondabile qui si tratta, ma
dello stupore e della rinnovata consapevolezza di quanto la
nostra vita partecipi di questo Mistero. Una partecipazione che
è innanzitutto esperienza di bellezza. Per questo all’autore non
è stata possibile una comunicazione distaccata e impersonale.
Perché l’implicazione di sé in quel che dice è parte della verità
di quella scoperta. E questo dà al libro di don Angelo un sapore
tutto nuovo. Certamente, la circostanza in cui l‘ha scritto vi ha
giocato una parte importante. Dopo una vita d’insegnamento,
di responsabilità pastorali, insomma dopo la pensione, se così si
può chiamare quella di un prete, i giorni corrono liberi di godere
di una Presenza. In un momento così, cosa può aprirti al futuro, cosa può renderti ancora disponibile ad affrontare una nuova avventura? Dire sì a un’attrattiva, innanzitutto.

Si aprono allora scrigni di bellezza di cui la realtà è riserva inesauribile. C’è la Parola di Dio, sempre legata alla vita. Ci sono i tempi liturgici che accordano le stagioni alla Storia. C’è l’arte e la sua offerta di una possibilità di sguardo più
acuto sull’esistenza. E ci sono gli amici, il dolce e il bello della compagnia, le persone che incontri, le loro storie. E c’è il mondo. E c’è soprattutto la sorpresa di vedere tutte queste cose corrispondersi, legate da un filo misterioso. Non sono lì, frammenti o grovigli accidentali, ma si intrecciano, si innestano, si
incrociano, come a formare un disegno segreto. Un disegno segreto, non un ricamo di superficie.

Ed ecco la fondamentale scoperta, semplice e viva come acqua corrente – scrive don Angelo – La persona – la persona divina e la persona umana – nasce dalla relazione con altre persone. Per cui io, tu, possiamo
dire: «Io sono Tu, io sono Tu che mi fai». È il cuore della rivelazione. È l’abisso del rapporto del Figlio con il Padre e con lo Spirito Santo, nel quale Gesù ci immerge e si mostra al suo culmine nel tempo di Quaresima. E l’approfondirsi della familiarità con questo Mistero apre una nuova possibilità di vita.
L’invito al lettore è che possa godere dell’incanto di quella scoperta di cui l’autore si è fatto messaggero.
Mario Frizziero

Angelo Busetto, La scoperta che incanta. Bellissima Quaresima                  Itaca edizioni, Castelbolognese 2020, pp. 140, € 13,00.

* La presentazione del libro, promossa dalla Fondazione Santi Angeli e dal Centro Culturale Terzo
Millennio, avverrà giovedì 5 marzo 2020, alle ore 20.45, presso la Pinacoteca Santissima Trinità di Chioggia. Interverranno, insieme all’autore, il prof. Mario Frizziero e il prof. Giovanni Scarpa.

18 domenica 1 marzo 2020
Nuova Scintilla CULTURA-TEMPO LIBERO

 

Vangelo secondo Matteo 9,14-15

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».

GIORNI DI DIGIUNO

Il digiuno ‘eucaristico’, cioè la privazione della celebrazione pubblica dell’Eucaristia, determina questi ‘giorni, quando lo sposo sarà loro tolto’, secondo le parole del Vangelo. Funzionano mercati, bar e una serie di luoghi pubblici, mentre scuole e chiese non possono svolgere la loro funzione, fosse pure in modo regolamentato. C’è da augurarsi che questo forzato digiuno accresca il desiderio e la fame di Cristo e, alla ripresa delle celebrazioni eucaristiche, il popolo cristiano faccia festa insieme con lui.

Vangelo secondo Luca 9,22-25

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?».

UN CAMMINO VERO

Non si va in cerca della croce, e non la si misura in anticipo: si accoglie e si abbraccia la croce che la vita ci presenta, domandando la grazia di portarla come Gesù e per amore suo. Non fabbrichiamo la nostra vita con le nostre mani e non la troviamo nei nostri computer, ma la accogliamo come dono di Colui che ci ha creato, ci ama e ci accompagna non a guadagnare il mondo, ma a salvare la vita, in comunione con i fratelli.

UNA STRANA ASTINENZA
Nella casa dove abito non giunge il suono delle campane, ormai ancora più ridotto in questi giorni di ‘astinenza e di digiuno’ liturgico. Le campane tuttavia non spandono virus e sarebbe bello per i cristiani e per la gente intorno, sentirle risuonare non solo per i tre Angelus della giornata – mattina, mezzogiorno, sera – ma anche in rapporto agli orari consueti delle Messe, come quel parroco che fin da subito ha avvisato i suoi parrocchiani: “Io continuo a celebrare in Chiesa anche da solo. Voi unitevi con la vostra personale preghiera”. Non siamo diventati improvvisamente un paese di atei, o di indifferenti, o di gente finalmente liberata dall’obbligo settimanale della Messa. La coincidenza dell’inizio della Quaresima, con la perdita della celebrazione del Mercoledì delle Ceneri e della prima domenica di Quaresima, viene avvertita come una ferita che taglia il cuore. Il distacco dalla celebrazione liturgica crea un vuoto nell’anima e invoca un segno, un richiamo, una compagnia. “Non possiamo vivere senza la Domenica”, cioè senza l’Eucaristia celebrata: diventa nostro il grido dei cristiani di Abilene privati dell’Eucaristia e perseguitati a morte dal potere imperiale. Non possiamo vivere senza la compagnia della comunità reale. Imprevedibilmente ci troviamo a vivere una situazione che richiama alcuni tratti di quanto hanno vissuto i cristiani perseguitati nel passato antico o recente, e di quanto stanno vivendo altri cristiani oggi: i cristiani giapponesi senza prete e senza eucaristia per duecento anni, e i cristiani dell’Amazzonia che il prete lo vedono qualche volta in un anno…

Non ci domandiamo quanto questa restrizione ‘liturgica’ possa essere realmente efficace, soprattutto mettendola in paragone con il contemporaneo libero accesso a mercati, supermercati, centri commerciali e altri luoghi di pubblica frequentazione. Quel che ci interessa è ricavarne tutto il bene possibile, come desideriamo per tutte le circostanze che ci si presentano nella vita. E’ quel che il vescovo ci sollecita a vivere, in questa inedita possibilità di sperimentare la ‘chiesa domestica’. E il prete, come si sente in questi giorni? Potrebbe considerarli come insperati giorni di vacanza. Ma non ci riesce. La vacanza è quanto esci da un ‘lavoro’ che permane, non quando il ‘lavoro’ non c’è, la comunità svanisce, gli incontri spariscono… Inevitabile un senso di vuoto, una viva percezione di assenza, di mancanza. E’ una grossa corteccia da superare per entrare nella linfa viva che continua a scorrere, e fa pressione nelle vene. La coltivazione del cuore e della mente, attraverso il silenzio, la preghiera, la solitudine, la lettura, è una grazia capace di generare nuova vita.

Vangelo secondo Matteo 6,1-6.16-18

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

UN MERCOLEDI’ SPECIALE

Strano ma vero: in questo Mercoledì delle Ceneri siamo messi nella condizione di vivere alla lettera l’invito di Gesù in questo Vangelo: “Quando preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo che è nel segreto…”. Celebreremo le Ceneri restando a casa: insieme con i familiari possiamo ritrovarci a pregare, a leggere la parola di Dio, a dialogare sulla nostra fede. Come scrive a proposito il nostro vescovo di Chioggia Tessarollo, possiamo sperimentare la famiglia come ‘la prima scuola e il primo luogo di preghiera’. Un inizio di Quaresima da non perdere.

 

Mercoledì 26 febbraio 2020, delle Ceneri

Introduzione del celebrante

La nostra Quaresima si apre con un gesto di preghiera e di penitenza. Affidiamo al Signore il nostro desiderio di conversione, accompagnati da tutta la Chiesa.

Ti preghiamo:  DONACI LA TUA MISERICORDIA, SIGNORE

  1. Mentre inizia il sacro tempo della Quaresima, domandiamo la grazia della conversione del cuore e della vita, percorrendo la strada indicata dalla Chiesa, nostra Madre e Maestra,                                                                        Ti preghiamo: DONACI LA TUA MISERICORDIA, SIGNORE                         
  2. Come figli attenti e desiderosi, domandiamo al Signore l’umiltà di del cuore e l’impegno della carità, accogliendo il messaggio quaresimale di Papa Francesco che ci invita a ‘lasciarci riconciliare con Dio’,                                    Ti preghiamo: DONACI LA TUA MISERICORDIA, SIGNORE                
  3. Il tempo della Quaresima diventi suggerimento di accoglienza, di sobrietà e di condivisione per tutta la nostra società, per i poteri politici ed economici, per le istituzioni pubbliche e private,                                                 Ti preghiamo: DONACI LA TUA MISERICORDIA, SIGNORE
  4. Signore Gesù, sostieni le persone malate e i loro familiari; donaci di vivere con fiducia, preghiera e carità questo tempo di incertezza e di timore per la salute di tante persone,                                                                         Ti preghiamo: DONACI LA TUA MISERICORDIA, SIGNORE

Conclusione del celebrante

O Signore custodisci il nostro desiderio e il nostro proposito che presentiamo a te in questo inizio di Quaresima. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

Domenica 1 marzo 2020, I di Quaresima

Introduzione del celebrante

All’inizio della Quaresima incontriamo Gesù, l’uomo nuovo che supera ogni tentazione. Domandiamo di essere partecipi della sua vittoria sul male.

Noi ti preghiamo:  CONVERTI IL NOSTRO CUORE O SIGNORE

  1. La Quaresima ci fa rivivere la creazione e il peccato, la tentazione e la conversione. La grazia di Gesù ci conduca a vivere come creature nuove, rinate nell’acqua del Battesimo,

Noi ti preghiamo: CONVERTI IL NOSTRO CUORE O SIGNORE

  1. Guardando Gesù, domandiamo la grazia di vincere le tentazioni dell’orgoglio e del potere, del denaro e del piacere, per vivere nella libertà del cuore e nell’amore verso i fratelli

Noi ti preghiamo: CONVERTI IL NOSTRO CUORE O SIGNORE

  1. Domandiamo di vivere una vera esperienza di Chiesa, nell’amicizia e nella carità, sostenendoci con amore in famiglia, in comunità, nei luoghi di vita e di lavoro, con attenzione verso i fratelli più bisognosi,

Noi ti preghiamo: CONVERTI IL NOSTRO CUORE O SIGNORE

  1. Signore Gesù, sostieni le persone malate e i loro familiari; donaci di vivere con fiducia, preghiera e carità questo tempo di incertezza e di timore per la salute di tante persone,

Noi ti preghiamo: CONVERTI IL NOSTRO CUORE O SIGNORE

Conclusione del celebrante

Presentiamo con vivo desiderio e fiducia la nostra preghiera al Signore, perché rinnovi la nostra speranza di vita, di carità e di pace, sostenendoci nella strada della conversione. Per Cristo nostro Signore

Spunto della domenica

Veniamo introdotti in una grande storia: la creazione, la tentazione, il peccato, il male, la salvezza in Gesù. Gesù attraversa tutta la nostra vita di tentazione e di male, e compie la buona battaglia che porta alla vittoria su Satana e sul male. Questa è una novità e una possibilità offerta a tutti gli uomini. Vale soprattutto nella situazione di precarietà e pericolo nella quale il mondo è sottoposto oggi. Nell’amicizia di Gesù accolta e sperimentata nella Chiesa, nel ritmo delle domeniche, con la parola di Dio, la preghiera e la penitenza, la carità, i sacramenti praticati e vissuti, l’amicizia cristiana, percorriamo il buon cammino fino alla Pasqua.

 

Vangelo secondo Marco 9,30-37

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

DUE STRADE

Gesù percorre la sua strada che lo conduce alla consegna nelle mani degli uomini, alla croce e alla risurrezione. E i suoi amici, che egli aveva scelto perché lo seguissero, ne percorrono un’altra, contraria. Accade anche noi? La croce che ci è dato di portare – qualunque colore e qualunque dimensione abbia – apre anche davanti a noi una strada che giunge alla risurrezione. E dunque, domandiamo la grazia di portarla con fiducia e fortezza, senza imboccare strade lucenti che non portano a nulla.

COME UNA VALANGA

Il primo paragone è la valanga che si precipita sulla casa e la sommerge, bloccando le uscite. Non siamo ancora a questo punto, potremo uscire e respirare, potremo andare ancora quasi tutti nel nostro luogo di lavoro o trafficare in casa, leggere, scrivere, combinare tante cose. Il secondo paragone è l’acqua alta di novembre, improvvisa e feroce. Magari questa volta la mano che ci schiaffeggia è coperta da un soffice guanto di velluto, ma il virus ci condizionerà assai più che le ventiquattr’ore dell’acqua stagnante. Sembrano i tempi di guerra, col coprifuoco, quando, la sera, la mamma ci chiudeva in casa e stagnava con degli stracci le fessure dei balconi perché l’aeroplano Pippo che ci volava in testa non individuasse dei punti luce sui quali buttare le bombe. Così prescrizioni e limitazioni tentano di chiudere i buchi della diffusione del coronavirus.
Ce la faremo a vivere così?
Intanto bisogna darci una buona calmata. Tutto l’affanno per le cose da fare, gli impegni, gli incontri, i programmi, le iniziative, le proposte, improvvisamente si spompano come il pallone stratosferico rimasto senza gas. Diventeremo o più pigri o più essenziali: questa è l’alternativa. Impareremo a capire il vero scopo delle cose? per che cosa vale la pena vivere? Potremo sgomberare cervello e cuore dalle utopie che ci assediano e ci riempiono. Purché la perdita del trampolino di lancio non ci sprofondi nella depressione. Magari, ci fiorirà addosso una bella nostalgia per le nostre chiese piene nel Mercoledì delle ceneri, proveremo il desiderio di ricevere tanta cenere in testa, e non vedremo l’ora che ancora le chiese si riempiano come una volta.
Gli altri ci sono necessari: la comunità, la preghiera insieme, il canto, l’altare, le letture, le prediche anche lunghe o un po’ sbilenche e soprattutto il tabernacolo che custodisce il tesoro più prezioso, Cristo stesso. La Chiesa, amata e ricercata, ci accompagna a vivere ogni circostanza.
C’è poi la scappatoia di internet. Lì la Messa continua, il canto, i volti, le parole, le canzoni, l’intreccio, lo scambio, i messaggi corrono e si intersecano come motoscafi in laguna.
Il pericolo più grave è la solitudine, la tentazione di chiudersi in casa, abbassando le saracinesche; rimanere soli con se stessi, non per la grazia del silenzio e della vita interiore, ma nell’abisso che succhia l’anima giorno per giorno.
Sarà bello invece ritrovare – lontani gli uni dagli altri ma stretti in comunione - il palpito della preghiera, il ritmo del Rosario, la cadenza dell’Angelus, la puntualità del Vangelo mattutino. Una rete di Angeli attraversa l’etere e ci mette in comunione con Dio e con gli uomini. Riaccendendo il desiderio di guardarsi finalmente in faccia, di ritrovarsi gomito a gomito, di darsi una poderosa stretta di mano e un abbraccio grande grande….

Vangelo secondo Marco 9,14-29

In quel tempo, [Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni, scesero dal monte] e arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro.
E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono.
Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!».
Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». Gridando, e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi.
Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».

FEDE E PREGHIERA

Questo appare un miracolo ‘complicato’: la gente discute, Gesù interviene, i discepoli sono impotenti, Gesù compie il miracolo e richiama prima alla fede e poi alla preghiera. La presenza di Gesù, la fede in Lui e la preghiera sono la sostanza non solo della religione cristiana, ma della vita stessa. Anche nella sensazione di pericolo provocata in questi giorni dal ‘coronavirus’, che cosa fare, insieme con l’attenzione alle norme che vengono prescritte? Fede e preghiera, come suggeriscono molti parroci e vescovi.