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Vangelo secondo Giovanni 3,1-8

Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».
Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».

LA RINASCITA DELLA PASQUA

Come la novità della Pasqua si comunica a noi? Come diventiamo partecipi della vita di Cristo risorto? Nella notte del dialogo con Nicodemo, curioso di conoscere Maestro ma timoroso di esporsi, Gesù comincia a dircelo: occorre nascere di nuovo. Non basta la vita ricevuta con la nascita da nostra madre. Occorre rinascere dallo Spirito di Dio. Una vita nuova che ci fa rinascere come figli di Dio, ci dona sentimenti nuovi, una nuova intelligenza e una nuova forza. Nulla è impossibile a Dio.

Vangelo secondo Giovanni 20,19-31

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

IL DONO DEL RISORTO

Gesù risorto che entra nel cenacolo riempie di gioia i discepoli, travolti dalla paura della croce. Una gioia che guarisce il cuore attraverso il dono della misericordia e sospinge all’annuncio: “Abbiamo visto il Signore”, gridano a Tommaso. Tommaso vuole vedere e toccare le ferite di Gesù e Gesù certo non gliele risparmia.

Le ferite di Gesù rimangono impresse nelle nostre personali ferite del corpo e dell’anima, e nelle ferite che riscontriamo nei nostri fratelli e sorelle. Il Suo sguardo di misericordia e l’abbraccio del Suo amore, ci sospingono a vivere la stessa misericordia e carità verso tutti.

 

Gesù risorge ferito: mani, piedi e costato. Il crocifisso trecentesco che domina il presbiterio del duomo di Chioggia risalta con un incarnato pulito da ogni macchia di sangue, mentre si intravedono appena le ferite dei chiodi. Solo dal petto sgorga un getto di sangue che scende in una breve arcata. È facile notare, soprattutto nelle riproduzioni a stampa, che la figura tende al verde, come verde è lo sfondo sul quale è disegnata la croce. È il «legno verde» di cui parla Gesù nel Vangelo della Passione. È il verde degli alberi dai quali rinasce la vita in questa nuova primavera.

Colui che risorge a Pasqua è il Crocifisso e porta impresse le sue vive ferite, che egli mostra agli Apostoli e nelle quali introduce il dito di Tommaso. La Pasqua non cancella le ferite, ma le esalta come feritoie dalle quali promana la luce, come germogli di vita nuova….

da:

Angelo Busetto

LA SCOPERTA CHE INCANTA

Bellissima Quaresima

Ed Itaca 2020

Citazione da pag. 124

Vangelo secondo Marco 16,9-15

Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero.
Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro.
Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».

UN MONDO RISORTO

Concludendo il suo breve Vangelo, Marco enumera alcune delle apparizioni di Gesù risorto raccontate dagli altri evangelisti. E’ ora che cominci una storia nuova, dove Cristo, con la sua presenza nei testimoni, nella comunità, nella parola, nei sacramenti, nella carità, attraversi il mondo come un fiume benefico e lo imbeva di mille sorgenti. La novità del Signore risorto non rimane reclusa nel cenacolo o trattenuta nel cuore, ma diventa vita, speranza, dedizione. Un mondo nuovo spunta ogni mattino, lavato e rigenerato dalla sua misericordia.

Domenica 19 Aprile 2020, II di Pasqua, o della Divina Misericordia (bianco)

Introduzione del celebrante

Chiusi nelle nostre case come gli apostoli nel Cenacolo, accogliamo con gioia la visita del Signore Risorto. Guardiamo le sue piaghe gloriose, invocando la sua Misericordia.

  1. Come gli apostoli riconosciamo Gesù risorto e vivo tra noi; domandiamo il dono pasquale dello Spirito, perchè liberi il mondo dal peccato e da ogni male con la grazia della misericordia,

Noi ti preghiamo: PADRE DI MISERICORDIA, ASCOLTACI

  1. Di fronte ai dubbi e alle domande che ci chiudono il cuore come all’apostolo Tommaso, domandiamo la grazia di fidarci dell’annuncio della Chiesa, nella persona del Papa, dei vescovi, dei sacerdoti e di tanti testimoni,

Noi ti preghiamo: PADRE DI MISERICORDIA, ASCOLTACI

  1. Mentre siamo sottoposti alla prova della pandemia, invochiamo dallo Spirito Santo la conversione del cuore e di tutta vita, per nuove iniziative di sostegno ai malati, ai poveri, alle famiglie,

Noi ti preghiamo: PADRE DI MISERICORDIA, ASCOLTACI

  1. Per tutta Chiesa, perché nelle comunità e nelle famiglie si rinnovi come nei primi cristiani l’esperienza della perseveranza nell’insegnamento degli apostoli, nella comunione fraterna, nello spezzare il pane e nelle preghiere,

Noi ti preghiamo: PADRE DI MISERICORDIA, ASCOLTACI

Conclusione del celebrante

Il Padre della misericordia accolga la nostra preghiera e rivolga il suo sguardo sul mondo e su noi suoi discepoli, e ci salvi. Per Cristo nostro Signore.

 

Spunto della domenica

La visita di Gesù in casa nostra e il dono della sua misericordia può raggiungere tutti gli uomini, anche i dubbiosi e gli increduli come Tommaso. Il primo passo da fare è la fiducia, verso Dio che ci incontra e ci soccorre in ogni circostanza, e verso la testimonianza di persone credibili. In questo modo si apre la strada perché la fede diventi per ciascuno un’esperienza personale. Pietro nella seconda lettura ricorda che anche dalle prove nasce la gioia, che fiorisce in un’esperienza di fede in comunione con i fratelli, come racconta la prima lettura.

Vangelo secondo Giovanni 21,1-14

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

E’ IL SIGNORE

In quest’ultima apparizione, raccontata con un richiamo autobiografico dall’evangelista Giovanni che sembra dire “io c’ero”, Gesù risorto riprende da capo il rapporto con i suoi amici, e li rilancia. Nuovamente il lago, la pesca miracolosa, il pesce arrostito, l’invito a mangiare. I gesti che li avevano conquistati la prima volta, ora diventano definitivi e decisivi. E’ Lui, il Signore, Gesù di Nazaret. Il risorto vive nella compagnia degli apostoli, e attraverso la loro testimonianza si presenta al mondo come salvatore.

Vangelo secondo Luca 24,35-48

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

UN CORPO REALE

Ieri, con i discepoli di Emmaus, Gesù spezzava il pane. Oggi, nel cenacolo con gli apostoli, Gesù mangia ‘una porzione di pesce arrostito’. Gesù risorto non si presenta come una evanescente apparizione, ma nella concretezza del suo corpo, con mani e piedi trapassati dai chiodi e mangiando pane e pesce. E’ una nuova umanità che si presenta sullo scenario della storia, e viene a raggiungerci nelle nostre case e nelle nostre chiese. Per questo può presentarsi a noi nel segno del pane eucaristico.

Vangelo secondo Luca 24,13-35

Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana], due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto.
Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

UN NUOVO INCONTRO

Molte volte, leggendo il Vangelo, viene da dire: “E’ capitato anche a me”. Così, potremmo ritrovarci nei discepoli delusi che tornano da Gerusalemme: come se l’amicizia di Cristo fosse stata un rapido sogno della giovinezza, travolto dalle vicende della vita. Ma ecco che ci sorprende un nuovo incontro, una parola convincente e suggestiva, l’esperienza di una compagnia che, come il pane benedetto da Gesù, apre a un mistero più grande e presente. Allora il cammino riprende e la vita si rinnova.

 

Vangelo secondo Giovanni 20,11-18

In quel tempo, Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto».
Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”».
Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

DONNE APOSTOLE

Dal giorno di Pasqua, per la terza volta il Vangelo presenta le donne come prime testimoni della risurrezione. Tra esse, Maria di Magdala, ‘apostola degli apostoli’. Qui l'evangelista Giovanni racconta l’incontro decisivo tra Gesù e la Maddalena. Piangente accanto al sepolcro, ella si sente chiamare per nome e riconosce la voce del Maestro. A questa donna, e dopo di lei a tante donne, madri, nonne, sorelle, consacrate, tanti cristiani sono grati per il dono della fede e dell’amore a Cristo.

Un fatto che accade sotto i tuoi occhi. Una realtà alla quale partecipi. Come quando uno vede una bella donna passare, e si volta; o un bambino che sorride, e si ferma; o la luna grande in cielo nelle sere precedenti la Pasqua, e si incanta. Qualcosa – Qualcuno – che ti tocca.
Quando Gesù passava, la gente non solo si fermava a guardarlo, ma gli andava dietro. I suoi amici, al ritorno dalle spese nel villaggio, lo vedono parlare con una donna al pozzo. Quelli che sono nella stanza, qualche giorno prima di Pasqua, percepiscono il profumo di nardo versato da Maria sui piedi di Gesù. Odono la sua voce, vedono il suo volto, incontrano il suo sguardo, intuiscono il suo cuore. Riconoscendolo come Figlio di Dio, non alzano gli occhi al cielo ma guardano Lui. Quando Tommaso esclama: “Mio Signore e mio Dio”, non sprofonda nel suo proprio intimo, ma tocca la ferita dell’Uomo Crocifisso.
“Quel Gesù…”: un individuo riconoscibile, un uomo concreto. Uno che ama, chiama, piange, patisce. Morto nel tormento della croce; la sua figura impressa negli occhi della Madre, di Giovanni, della Maddalena. Il lenzuolo lo avvolge nel sepolcro segnando l’immagine del suo corpo disteso, scritta con il suo sangue e con la folgore della risurrezione.
Con il corpo risorto Egli siede alla destra del Padre nei cieli. Il vento dello Spirito unifica in Lui coloro che nell’acqua del Battesimo attraversano la sua morte e risurrezione, e costituiscono il popolo dei poveri e dei peccatori salvati. Diventiamo membra del suo corpo glorioso partecipando al banchetto del pane e del vino. Non aderiamo appena alla sua parola, ma alla sua persona.
In questi giorni privi del suo cibo e bevanda, Egli ci raggiunge attraverso i cristiani che lo testimoniano in una vita cambiata. Presente in famiglia, nel lavoro, nelle persone malate, nei medici e infermieri, nei volti di quanti incrociamo facendo la spesa, in una visita lampo in chiesa. Entra nelle nostre vite con il riflesso virtuale dei sacramenti, con la parola vissuta, con la preghiera. Nasce un rapporto reale tra Lui e noi, tra Lui e me.
“Il suo corpo, il suo medesimo corpo; il suo sangue, il suo medesimo sangue”, canta il poeta Péguy. La sua presenza reale ci accompagna nei giorni che trascorrono. Non guarisce appena le malattie dell’anima, ma dona un corpo risuscitato.
Cristo è un fatto che continua ad accadere nel suo corpo reale, tocca i nostri paesi, percorre le nostre piazze, entra nelle nostre case. La Maddalena lo riconosce in un incontro imprevisto: "Rabbuni, maestro caro". Oggi e sempre lo incontriamo e lo riconosciamo: SEI TU, SIGNORE GESU’!