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Lunedì 26 aprile 2021 San Cleto-Anacleto, papa, m. 88 – San Pascasio Radberto, abate di Corbie, Francia, 790-860

Vangelo secondo Giovanni 10,1-10

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

SEGUENDO IL PASTORE

Nel recinto il guardiano custodisce le pecore di notte; al mattino il pastore entra dalla porta, e le chiama. Le pecore riconoscono la sua voce e gli vanno dietro. Con questa immagine Gesù rappresenta il rapporto di fiducia dei discepoli verso di Lui. Egli ci chiama perché abbiamo la vita, una vita intensa, grande, bella, dove tutto prende valore, perché seguendo Lui non ci disperdiamo e non andiamo perduti. Lo sperimentiamo nella concretezza della vita.