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nuove strade

LA BELLA ESTATE

E’ arrivata. E’ arrivata la bella estate con il sole chiaro e il venticello rasserenante. E anche con i nuvoloni neri e la pioggia violenta e il vento scontroso come una persona dal cattivo carattere. L’estate della laguna e del mare, l’estate ‘dei lunghi mattini e delle albe senza rumore’, come dice il poeta. Imbocchi la strada che scivola veloce nel traffico intenso e scorrevole, svolti alla traversa che taglia la campagna e svela un mondo quasi ignoto e bellissimo. Alberi ombrosi e campi distesi, argini e ponticelli, canali e fiumi e finalmente la chiesa e la gente che arriva. A casa degli amici si fa festa per l’ultimo battesimo.

L’estate sembra rimarginare le ferite della stagione passata. Quello che più conforta è la Parola che sale dalla liturgia quotidiana e risuona con nuovi accenti; è l’Eucaristia che raccoglie e fa vivere il popolo dei cristiani. Da qui rinasce la speranza cristiana. I chierichetti che prolungano la quarantena potranno presto rientrare in servizio, e intanto in ogni chiesa un drappello di fedeli si ritrova a pregare, e cura con passione il corporale e le tovagliette e tutto il servizio dell’altare. Risuona a ripetizione nella liturgia dei giorni l’episodio di Gesù in barca con gli amici, beatamente addormentato e bruscamente svegliato da urla terrorizzate per l’improvvisa tempesta. Le nostre barchette navigano su acque di laguna più tranquille di quelle del lago; le tempeste che ci sorprendono e dissestano, hanno come ultimo esito quello di rinnovare la fede e di ampliare il cerchio delle persone con cui navigare.

Il ristoro dell’aria e la pace della sera ridestano la preghiera di adorazione che si inoltra nella notte e giunge a svegliare il mattino. “Pur mettendo la sveglia mi sono alzato 10 minuti prima che suonasse, - sento raccontare - perché quando Qualcuno mi aspetta sono teso a quella cosa anche dormendo. Il cuore ha un sobbalzo quando Gesù mi aspetta, ed è Lui che mi sveglia. Magari poi il sonno viene durante l'adorazione o al lavoro ed è un bel sacrificio che mi richiama ad ogni minuto e mi fa dimenticare di meno a Chi appartengo.”

Ci si riconcilia anche con il fastidio delle mascherine. "Gesù imparò l'obbedienza da ciò che sofferse." Noi a chi obbediamo? A delle regole? I bimbi a chi obbediscono, da chi imparano?

In fondo alla chiesa ecco un papà con la mascherina e i figli piccoli tutti con mascherina. Si fa volentieri il sacrificio dell’obbedienza alla Chiesa sapendo che quella strada conduce a Cristo, nelle chiese di campagna e in quelle della città.