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Martedì 5 maggio 2020 – Sant’Ilario di Arles vescovo, 400-449

Vangelo secondo Giovanni 10,22-30

Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

IL CUORE DELLA FEDE

Di che cosa c’è bisogno per credere? Gesù è davanti a tutti: lo ascoltano, vedono le opere che compie. Eppure rimangono incerti e non si lasciano convincere. Che cosa manca loro per credere? Manca un atteggiamento di fiducia, un cuore aperto, la disponibilità a farsi coinvolgere. Come uno che voglia conoscere un paese misterioso senza accettare di mettersi in viaggio. “Le mie pecore ascoltano la mia voce”: le pecore sanno che possono fidarsi e quindi si muovono per andargli dietro.