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PASQUA: UN CORPO REALE

Un fatto che accade sotto i tuoi occhi. Una realtà alla quale partecipi. Come quando uno vede una bella donna passare, e si volta; o un bambino che sorride, e si ferma; o la luna grande in cielo nelle sere precedenti la Pasqua, e si incanta. Qualcosa – Qualcuno – che ti tocca.
Quando Gesù passava, la gente non solo si fermava a guardarlo, ma gli andava dietro. I suoi amici, al ritorno dalle spese nel villaggio, lo vedono parlare con una donna al pozzo. Quelli che sono nella stanza, qualche giorno prima di Pasqua, percepiscono il profumo di nardo versato da Maria sui piedi di Gesù. Odono la sua voce, vedono il suo volto, incontrano il suo sguardo, intuiscono il suo cuore. Riconoscendolo come Figlio di Dio, non alzano gli occhi al cielo ma guardano Lui. Quando Tommaso esclama: “Mio Signore e mio Dio”, non sprofonda nel suo proprio intimo, ma tocca la ferita dell’Uomo Crocifisso.
“Quel Gesù…”: un individuo riconoscibile, un uomo concreto. Uno che ama, chiama, piange, patisce. Morto nel tormento della croce; la sua figura impressa negli occhi della Madre, di Giovanni, della Maddalena. Il lenzuolo lo avvolge nel sepolcro segnando l’immagine del suo corpo disteso, scritta con il suo sangue e con la folgore della risurrezione.
Con il corpo risorto Egli siede alla destra del Padre nei cieli. Il vento dello Spirito unifica in Lui coloro che nell’acqua del Battesimo attraversano la sua morte e risurrezione, e costituiscono il popolo dei poveri e dei peccatori salvati. Diventiamo membra del suo corpo glorioso partecipando al banchetto del pane e del vino. Non aderiamo appena alla sua parola, ma alla sua persona.
In questi giorni privi del suo cibo e bevanda, Egli ci raggiunge attraverso i cristiani che lo testimoniano in una vita cambiata. Presente in famiglia, nel lavoro, nelle persone malate, nei medici e infermieri, nei volti di quanti incrociamo facendo la spesa, in una visita lampo in chiesa. Entra nelle nostre vite con il riflesso virtuale dei sacramenti, con la parola vissuta, con la preghiera. Nasce un rapporto reale tra Lui e noi, tra Lui e me.
“Il suo corpo, il suo medesimo corpo; il suo sangue, il suo medesimo sangue”, canta il poeta Péguy. La sua presenza reale ci accompagna nei giorni che trascorrono. Non guarisce appena le malattie dell’anima, ma dona un corpo risuscitato.
Cristo è un fatto che continua ad accadere nel suo corpo reale, tocca i nostri paesi, percorre le nostre piazze, entra nelle nostre case. La Maddalena lo riconosce in un incontro imprevisto: "Rabbuni, maestro caro". Oggi e sempre lo incontriamo e lo riconosciamo: SEI TU, SIGNORE GESU’!