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Martedì 10 marzo 2020

San Simplicio, papa dal 468 a 483

Vangelo secondo Matteo 23,1-12

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

IL NOSTRO MAESTRO

In questi giorni e sempre siamo invasi da maestri, precettori, suggeritori. Tutti hanno regole e indicazioni da consigliarci o da comandarci. A volte essenziali, a volte discutibili. Al di là di prescrizioni e regole, occorre riconoscere il vero e unico Maestro della vita, Colui che ci riporta al senso pieno delle cose, Colui che ci prende per mano per condurci al compimento della nostra vocazione, cioè del nostro destino. In ogni circostanza, non dimentichiamo questo Maestro, non perdiamo questo Padre.