Vai al contenuto

Martedì 15 novembre 2016 – S.Alberto Magno, vescovo e dottore della Chiesa 1200-1280

 

ZACCHEO E GESU’

Ancora Zaccheo. Quante volte la liturgia ci mette davanti agli occhi la corsa di Zaccheo e la sua arrampicata! Gesù lo guarda, lo chiama e si autoinvita a casa sua. Il desiderio di Zaccheo gli apre il cuore all’incontro con Gesù. Quanto ci teneva Gesù a Zaccheo? Quanto ci tiene a ciascuno di noi: ci chiama per nome, si autoinvita nella nostra casa, nella nostra vita. Come guardarlo e ascoltarlo, senza lasciarci toccare il cuore dalla sua misericordia tenera e audace?

Vangelo secondo Luca 19,1-10

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».