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Vangelo secondo Matteo 11,25-30

In quel tempo, Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

 

LA SAPIENZA DEI PICCOLI

 

Ultima dei venticinque figli che il tintore Jacopo Benincasa ebbe da due mogli, Caterina resiste ai familiari che la vogliono dare in sposa fin da bambina, e fa la serva in casa. Diventa punto di incontro di frati e laici, dotti e ignoranti. Con la sua sapienza e intraprendenza detta lettere e dialoghi e prende contatto con il Papa ad Avignone. E’ un esempio dei ‘piccoli’ ai quali il Signore si manifesta. Tanto più impressionante, trattandosi di una donna, e di una donna ‘ignorante’.

Vangelo secondo Giovanni 6,30-35

In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

BISOGNO DI PANE

Abbiamo bisogno di pane; se non c’è lo domandiamo come manna dal cielo. Più del bisogno di aria, sole, rapporti sociali, salute, lavoro. C’è un altro pane, di cui abbiamo bisogno. “Il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo”. E’ Gesù davanti ai discepoli dopo il miracolo del pane. E’ Gesù davanti a noi nel pane eucaristico. Celebrare l’Eucaristia e mangiare questo pane non è cerimonia o atto formale. E’ un bisogno per vivere.

L’EUCARISTIA CHE CELEBRIAMO

Ogni mattina, a conclusione della Messa e dell'adorazione a Santa Marta, Papa Francesco innalza l’ostensorio e traccia la croce della benedizione eucaristica. Quando mi accade di essere presente, mi viene naturale mettermi in ginocchio davanti al televisore. Inevitabilmente, in quel momento il pensiero mi corre alla vicina chiesa parrocchiale dove, da mane a sera, brilla l’ostensorio con Gesù Eucaristia; davanti all’ostensorio sta la Bibbia aperta. I segni mostrano e parlano anche nella loro staticità, e il loro richiamo supera la potenza dell’immagine televisiva.

L’altro giorno un amico, entrato casualmente nella stessa chiesa, mi telefona: “Sorpresa e meraviglia! Qui in chiesa è esposto il Santissimo. Stupenda occasione per fare un po’ di adorazione. Ecco cosa ci manca. Sì, seguiamo la messa del Papa ogni giorno. Che grazia! Sì, abbiamo ripreso l’antica pratica della comunione spirituale. Ma quando potremo mangiare il Suo Corpo? Intanto ci stiamo preparando alla Confessione, dopo una lunga, lunghissima ma stupenda, quaresima”.

A me l’Eucaristia non manca. Nella quotidiana celebrazione in casa, non mi manca la realtà fisica del pane e del vino; non mi manca il ‘contenuto’ che è il corpo e il sangue di Cristo. Tuttavia, a me e agli altri sacerdoti manca la visibilità di quello che il sacramento eucaristico realizza: manca il corpo di Cristo che è la Chiesa, manca la comunità cristiana, le persone vive e presenti, che manifestano Cristo risorto. Quando lo sguardo all’Eucaristia è costretto a fermarsi alle ‘specie eucaristiche’, non ne rende palese il frutto, che può essere intravvisto solo con la memoria e la fantasia. Come Dante – se è lecito il salto triplo di questo paragone - che nel suo viaggio ultraterreno abbraccia le ombre e stringe il vuoto. Per non rimanere mortificato in una chiesa solo virtuale, dovrò accorgermi che il sacrificio di Cristo, espresso nel pane e nel vino, contiene già il sacrificio della vita mia e di tutti i cristiani coinvolti nel mistero della sua vita, morte, risurrezione. Il sacrificio di Cristo celebrato ogni giorno nel chiuso della casa contiene il corpo e il sangue dei cristiani e dei martiri. Con personale commozione vado a riprendere dagli studi giovanili una lettera del vescovo Cipriano di Cartagine ai cristiani imprigionati, per i quali non era più possibile la celebrazione dell’Eucaristia: “Non dovete soffrire per il fatto che ora non viene più concessa ai sacerdoti di Dio la facoltà di offrire e celebrare presso di voi i sacrifici divini. Voi celebrate e offrite a Dio un sacrificio ugualmente prezioso e glorioso… giorno e notte senza interruzione, divenuti ormai ostie per il Signore e offrendo voi stessi come sante e immacolate vittime…”.    Anche oggi il mistero di Cristo celebrato nell’Eucaristia, riappare vivo e reale nella Chiesa visibile e presente.

 

 

Vangelo secondo Giovanni 6,22-29

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

PASSARE ALL’ALTRA RIVA

La folla si muove attratta dal desiderio di avere ancora il pane, e raggiunge Gesù all’altra riva. E’ significativo. Occorre proprio passare a un’altra riva, e ricercare un altro pane. E’ un altro cibo quello di cui abbiamo bisogno. Dobbiamo compiere un’altra opera, oltre quella di ritrovare la libertà di muoverci, di lavorare, di andare in chiesa e incontrare personalmente chi ci è caro. E’ l’opera che Dio stesso ci consegna: la libertà di credere e seguire il Figlio che ci ha donato.

Vangelo secondo Luca 24,13-35

Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.
Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro.
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

L’INCONTRO CHE SALVA

Questo è il Vangelo di cui abbiamo bisogno oggi!
Due in strada, delusi, o magari solo rassegnati. Avevamo una grande speranza, ma ci pare ormai tutto finito. Non ci basterebbero le forze per cominciare. Non ci basterebbe il cuore. Oppure: non ci basterebbero neanche i soldi. Ed ecco, Uno si affianca al nostro cammino, ci riprende dal pozzo della delusione, ci illumina la mente e ci fa ardere il cuore. L’incontro che salva, l’avvenimento che libera, la cosa vera, è Lui. Cristo che ti sorprende, ti parla e finalmente spezza il pane con te.

LA SORPRESA DI EMMAUS

Avviene soprattutto grazie a due provocazioni che vengono attuate dall’azione dello Spirito Santo nel mondo e nel cuore delle persone: la bellezza e l’amore-amicizia. Il cuore viene ridestato da un punto fuori di noi, da una cosa bella che ci attrae, da un amore che ci affascina.
Un incontro, un’attrattiva vincente, che ci ha provocato e continua a provocarci.
Un luogo, un fatto, una persona, una comunità, una compagnia di amici, un frammento di vita, squarciano il velo dell’individualismo, aprono il cuore e la mente a riconoscere Cristo che ci viene incontro, ci prendono per mano, e lungo la strada ci accompagnano, ci sostengono, ci spiegano, si svelano e ci donano la certezza che è Lui la vita e la salvezza. Accade improvvisamente e insperatamente.

Angelo Busetto
LA SCOPERTA CHE INCANTA
Bellissima Quaresima
Ed Itaca 2020
Citazione pag 117-118

Vangelo secondo Marco 16,15-20

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

LA NOVITA’ DI MARCO

La festa di San Marco è una festa del cuore, con la primavera che avanza e il sole che riscalda. L’evangelista Marco aggancia la prima generazione cristiana alla seconda, l’annuncio del Vangelo di Pietro, che Marco raccoglie, ai secoli futuri. Il dinamismo della missione, lo slancio dell’inizio, la bellezza di un mondo nuovo che spunta in mezzo al vecchio mondo. E’ una grazia presente, che sempre ricomincia per un nuovo impulso dello Spirito, un nuovo carisma, una nuova missione di salvezza.

Domenica 26 Aprile 2020, III di Pasqua, Anno A (bianco)

Ripetiamo insieme: Resta con noi Signore

Introduzione del celebrante

Il percorso dei discepoli che tornano ad Emmaus è anche il nostro. Cristo cammina con noi e si accompagna alle nostre fatiche e alle nostre delusioni aprendoci la mente e riscaldandoci il cuore. In questa Eucaristia spiega le scritture e spezza il pane con noi: ci rivolgiamo a Lui con fiducia.

  1. Al Signore Gesù, che cammina con noi nella vita e oggi spezza per noi il pane dell’Eucaristia, domandiamo la grazia di accogliere la sua compagnia e la sua parola che illumina e salva,

Noi ti preghiamo: Resta con noi Signore

  1. Domandiamo la grazia di riconoscere il Signore nelle persone che ci accompagnano nella vita: papa, vescovo, sacerdoti, persone consacrate e tanti suoi testimoni; domandiamo di riconoscerlo in coloro che assistono malati e anziani,

Noi ti preghiamo: Resta con noi Signore

  1. Presentiamo al Signore le sofferenze e le incertezze nostre e di tante persone colpite dal virus e bloccate nelle loro iniziative. Nel dramma che attraversa il mondo il Signore ci conceda riconoscere e sostenere tutto il bene che ci circonda,

Noi ti preghiamo: Resta con noi Signore

  1. Richiamati dalla giornata dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, affidiamo al Signore studenti e insegnanti, famiglie ed educatori. In questa nuova condizione si ravvivi il senso di responsabilità nell’uso del tempo, della libertà, dei rapporti tra le persone,

Noi ti preghiamo: Resta con noi Signore

Conclusione del celebrante

Affidiamo queste invocazioni e le nostre personali preghiere al Signore Gesù che ci accompagna in questa Eucaristia.  Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

Spunto domenicale

Il racconto di Emmaus mostra il Signore Gesù che cammina con noi, incontrandoci sulla strada laboriosa che in questi giorni stiamo percorrendo. L’episodio rappresenta il paradigma della vita del discepolo: sequela fiduciosa, delusione, nuovo incontro e nuovo svelamento, testimonianza. Il Signore ci riprende sempre con nuove occasioni, nelle varie circostanze della vita, attraverso la testimonianza di tante persone. Il Signore Gesù ci incontra e ci riscalda il cuore con la sua parola e si svela con la sua presenza.

Vangelo secondo Giovanni 6,1-15

In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

UN PANE PER VIVERE

Dopo l’incontro con Nicodemo, dove Gesù parlava della nascita dall’alto e dallo Spirito, ecco il racconto del pane che alimenta la vita dei risorti con Cristo. Tutto comincia con la folla che, seguendo Gesù per giorni, ha fame. Chi provvederà? Gesù prende l’iniziativa e coinvolge nel miracolo un ragazzo e i dodici discepoli. E’ solo l’inizio. Per vivere, non ci basta solo il pane, né le medicine, né le mascherine. Di chi e di che cosa abbiamo bisogno per vivere realmente?