Vai al contenuto

Domenica 12 luglio 2020 - XV del Tempo Ordinario, Ciclo A

Introduzione del celebrante
La Parola del Signore ci viene donata come una semente che cresce nella nostra vita; domandiamo la grazia della fioritura.

1. Domandiamo di accogliere con vivo desiderio e cuore aperto la buona semente del Vangelo, che viene gettata nel terreno della nostra vita ogni domenica e anche ogni giorno,
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

2. Il Signore ci conceda attenzione e disponibilità verso i nostri pastori che ci aprono la via del Vangelo; ci conceda di accogliere la buona testimonianza di tanti fratelli che annunciano e vivono la parola di Dio,
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

3. Affidiamo le famiglie e i popoli sottoposti a varie calamità e a guerre. I poteri politici ed economici si volgano al bene delle persone e delle nazioni,
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

4. Il dono dell’estate rinnovi alle famiglie e alle persone il conforto e la gioia dell’amicizia, del riposo, delle opere di carità, del lavoro e della ripresa della vita sociale e comunitaria
Preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante
O Signore la tua parola trovi un buon terreno e giunga a maturazione nella vita nostra e dei nostri fratelli. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen

Spunto della Domenica
Il semente gettata dal Signore con la sua parola e la sua vita, è abbondante. L’abbiamo ricevuto da piccoli e continua ad essere seminata nel campo della nostra vita, in particolare attraverso la Parola della domenica nella Messa, che ci accompagna come una strada segnata. Ascoltiamo, leggiamo, guardiamo la Parola viva, per crescere nella conoscenza del mistero di Dio e aprirci all’amore verso i fratelli. Scopriamo la parola vissuta nella testimonianza di tanti nostri fratelli.

Vangelo di Matteo, 10, 7-15

Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino.
Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città.

INVITO ALLA MISSIONE

Già subito Gesù manda in missione i suoi. Egli non è venuto nel mondo per scaldare i suoi in una bella compagnia, ma per renderli protagonisti della sua stessa missione. Dovranno donare quello che hanno ricevuto.
Anche noi abbiamo incontrato e ricevuto Gesù, la sua amicizia, la speranza per il tempo e per l’eternità. Gesù ci consegna tutto quel che costituisce la felicità delle persone e che noi non possiamo produrre con le nostre mani. E’ bello corrispondere al suo invito

Vangelo di Matteo, 10,1-7

In quel tempo Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.
Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino.

CHIAMATI E INVIATI

Gesù allarga l’ambito della sua azione, chiamando e coinvolgendo i dodici nella sua missione. In questo modo egli dilata nello spazio e nel tempo la sua opera e ci rende suoi collaboratori. E’ un punto che si accende, a cominciare dal luogo più prossimo. Un punto per un incendio che avvolge il mondo, per un fiume di grazia che percorre tutti i territori della terra, per una esperienza di vita e di salvezza destinata ad ogni persona.

 

Vangelo di Matteo 9, 32-38

In quel tempo, presentarono un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni».
Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».

UNA SALVEZZA APERTA

Sembra che tutto il mondo si concentri attorno a Gesù. Indemoniati, malati, infermi, tante folle, gente perduta come pecore senza pastore. Quanto è grande il bisogno delle persone, quanto è vasto? Il cuore di Gesù si allarga e diventa una preghiera per tutti. Egli non chiede semplicemente al Padre di salvare le pecore perdute e di raccogliere la grande messe. Domanda invece che altri operai si facciano collaboratori della sua opera, per una salvezza condivisa e aperta al mondo.

 

Vangelo di Matteo 9, 18-26

In quel tempo, mentre Gesù parlava, giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli.
Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata.
Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.

DUE DONNE

Due donne, due incontri, due miracoli. In strada, incontrata quasi per caso, la prima donna. L’altra è una figlioletta, ormai morta, per la quale ‘uno dei capi’ va a chiamare Gesù; Gesù entra in casa, le prende la mano e la fanciulla si alza. Raggiungiamo Gesù nelle condizioni della nostra vita, andiamo a supplicarlo a partire dalle urgenze nostre e da quelle delle persone care. Senza timore e senza riserve ci mettiamo a rincorrere Gesù: Egli passa per la nostra strada.

 

Vangelo secondo Matteo 11,25-30

In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

AFFATICATI E SALVATI

Che ce ne facciamo della nostra scienza e della nostra potenza? Anche quando le usiamo a fin di bene, non bastano a rispondere alle esigenze del cuore e a costruire la nostra salvezza. Senza dire poi quando scienza e potenza entrano a servizio dello sfruttamento e della malignità. L’esperienza della fragilità e della debolezza può introdurci all’umiltà e all’affidamento, facendoci sperimentare una salvezza che non vien da noi ma da Colui che porta la nostra vita e la conduce a compimento. “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi…”

 

Vangelo di Matteo 9,14-17

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».

LA FESTA DELLO SPOSO

Ancora il gioco dello sposo e degli amici che non digiunano, messi a confronto con l’ascesi del Battista e dei suoi seguaci. Stare con Gesù è stare in festa, una festa di nozze. Non si può proprio digiunare! Attirandoci e sé, lo sposo ci conduce alla vera festa della vita, che consiste nel dono totale di sé, come è accaduto a Gesù e allo stesso Giovanni. Entriamo ogni giorno nella dinamica di questa festa con il Signore Gesù, portando con gioia la sua e nostra croce.

Vangelo di Giovanni 20,24-29

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

GRAZIE, TOMMASO

Grazie, Tommaso, per non esserti arreso a una fede facile e scontata. Grazie perché hai voluto vedere, e in qualche modo hai indotto Gesù a presentarsi ancora agli amici, mostrando poi a te la realtà del suo corpo crocifisso e risorto. Grazie poi per lo slancio e la chiarezza della tua fede, che si è espressa con le parole tra le più esplicite nel riconoscere la divinità di Gesù: “Mio Signore e Mio Dio”. Aiutaci, Tommaso, a incontrare e a toccare il Signore e a credere in Lui.

Vangelo di Matteo 9,1-8

In quel tempo Gesù, salito su una barca, passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati». Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa infatti è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Àlzati – disse allora al paralitico –, prendi il tuo letto e va’ a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua. Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.

GESU’ SALVA

Il racconto di Matteo è spiccio; non dice della folla assiepata e della barella calata dal tetto, come fanno Marco e Luca. Matteo va dritto allo scopo: Gesù dapprima perdona, poi guarisce. Prima risana la persona, poi guarisce il corpo. Allora l’uomo si alza e riprende a camminare, riprende a vivere. Il miracolo di Gesù si ripete nella vita di coloro che si sentono accolti, perdonati, e vengono da Lui riconciliati con se stessi, con il prossimo, con Dio.