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Papa Francesco:  “Desidero invitare tutti a vivere una giornata universale di preghiera  e  digiuno per il  Libano, venerdì  4  settembre”

Vangelo secondo Luca 5,33-39

In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere; così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!».
Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».
Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».

PRESENZA E ASSENZA DELLO SPOSO

Gli apostoli e tante persone con loro, avendo Gesù presente, potevano godere come per la presenza dello sposo alla festa di nozze. Arriva il giorno in cui lo sposo viene catturato e ucciso, e i discepoli soffrono la solitudine. Diceva Pascal “L'agonia di Cristo dura fino alla fine del mondo”. Oggi lo vediamo soffrire nelle persone che condividono la sua passione in Libano. Seguendo l’invito del Papa, possiamo partecipare con il digiuno e la preghiera alla passione di Cristo che continua nelle sue membra.

 

Domenica 6 settembre 2020 - XXIII del Tempo Ordinario, Ciclo A

Introduzione del celebrante

Signore Gesù, tu ci riunisci nella tua Chiesa e ci dona l’esperienza della comunità fraterna in questa Eucaristia e nella vita. Ci rivolgiamo a te con fiducia.

  1. Signore Gesù, tu sei in mezzo a noi; fa di tutti noi un cuor solo e un’anima sola per diventare segno della tua presenza nel mondo,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù ti affidiamo coloro che poni come sentinelle nella tua Chiesa perché illuminino la nostra fede e sostengano la nostra carità. Donaci nuove vocazioni alla vita sacerdotale, consacrata, missionaria,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, l’Eucaristia diventi sorgente di amore nelle nostre famiglie, di carità e di impegno nel lavoro e nella vita sociale, nel rispetto di tutta la realtà creata,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

  1. Signore Gesù, ti domandiamo che venga favorita una buona ripresa del lavoro e della scuola, nel rispetto della libertà e della sicurezza delle famiglie e dei ragazzi

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

Conclusione del celebrante

Signore la nostra concorde preghiera salga a te come preghiera di fratelli e figli. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. AMEN

Spunto della domenica

Nessuno di noi è un solitario. Nessuno di noi si concepisca da solo. Apparteniamo alla comunità della Chiesa, chiamati e riuniti nel suo nome. L’assemblea eucaristica rende evidente quello che siamo: il corpo di Cristo nel mondo. Siamo parte della comunità, persone, famiglie, gruppi, dalla nostra parrocchia fino all’intera Chiesa cattolica, in cui veniamo sostenuti, corretti, lanciati. L’unità nel Suo nome è garanzia e forza per ogni cristiano: da questa esperienza prende avvio la nostra missione nel mondo.

 

 

Vangelo secondo Luca 5,1-11

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

INIZIA IL CAMMINO

Ripercorriamo con l’evangelista Luca la prima chiamata dei discepoli, e la prima risposta. Così il cristianesimo apre il cammino, seguendo Gesù. Con lo sguardo dei discepoli su Gesù, con la loro stupita e spesso impacciata sequela. Soprattutto lo sguardo di Gesù su loro, la sua pazienza, fortezza e dolcezza. La sua azione totalmente coincidente con la sua parola, e la sua vita donata. Gesù inizia e prosegue il cammino nel mondo con uomini e povere donne, come sempre, come noi.

 

Vangelo di Luca 4,38-44

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagòga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva.
Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo.
Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato».
E andava predicando nelle sinagòghe della Giudea.

I PERCORSI DI GESU’

La sinagoga, luogo della parola e della preghiera; la casa, luogo degli affetti e dell’intimità; la strada, con le persone che la frequentano. Questa pagina di Vangelo descrive gli ambiti della presenza e della missione di Gesù. Egli entra nella vita degli uomini e delle donne del suo tempo, illumina, insegna, salva. Non solo a Cafarnao, la cittadina del lago, ma anche andando verso ‘altre città’. Fino a raggiungere la nostra città, la nostra casa, le nostre persone

Vangelo secondo Luca 4,31-37

In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità.
Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!».
Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male.
Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.

PRESENZA E PAROLA

 

Lì dove arriva, Gesù non suscita solo sorpresa e accoglienza, ma anche contrasto e opposizione. Egli è una presenza diversa. Se ne accorge in modo particolare satana, il grande nemico e oppositore. E’ iniziata una grande lotta, alla quale ogni uomo è invitato a partecipare. Non possiamo vincere il male con la forza nostra, ma con la potenza di Cristo, che si impone con la sua presenza e la sua parola. Ecco il punto da cui ricominciare.

Vangelo secondo Luca 4,16-30

In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

NUOVO INIZIO

Un momento importante nella vita di Gesù. Quasi un nuovo inizio per lui, che nella sinagoga del paese definisce la sua missione, riconoscendosi nella profezia di Isaia circa il messia. Un annuncio troppo grande per i suoi concittadini che paragonano le sue parole con il garzone figlio di Giuseppe che essi conoscevano.

Quando incrociamo Gesù, i nostri schemi e le nostre conoscenze non bastano mai: occorre sempre aprire nuovamente la mente e il cuore al mistero della sua persona.

Vangelo secondo Matteo 16,21-27

In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

LA LUNGA VIA

L’apostolo Pietro ha appena proclamato Gesù come Messia e Figlio di Dio, ricevendone solenne conferma, e subito Gesù gli taglia la strada: annuncia la sofferenza, la morte, la risurrezione. Pietro si ribella, Gesù lo bolla come satana e gli impone di ‘andare dietro a lui’. E’ un passaggio arduo nella vita di Pietro e di ogni seguace di Gesù. Gesù ci propone quello che Lui stesso ha fatto: il dono della vita, per amore di Dio e dei fratelli. Non è il cammino dei disperati e perdenti, ma di chi salva se stesso e il mondo.

Vangelo secondo Marco 6,17-29

In quel tempo, Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

SALVACI GESU’!

Ci sorprende sul finire dell’estate la memoria del martirio di Giovanni Battista, provocato da un capriccio odioso. Questo episodio dice che la missione del Battista coincide con la sua vita, e nello stesso tempo lo rende ‘Precursore’ di Gesù anche nella morte. E’ la lunga fila degli innocenti massacrati: bambini abortiti, innocenti violati, donne uccise, poveri abbandonati, naufraghi dispersi…. Chi ci salverà da un cuore chiuso, un cervello ristretto, un animo falsato? Con l’intercessione del Battista, salvaci Signore Gesù.

Venerdì 28 agosto 2020 Sant’Agostino 354-430

Vangelo secondo Matteo 25,1-13

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

L’ATTESA DELLO SPOSO

 

La vita è un’attesa, non proiettata sul vuoto, ma desiderosa di una venuta che compia il nostro desiderio. Desiderio di luce, di amore, di felicità. Cerchiamo per tante strade, intraprendiamo imprese e tentativi come se la risposta sbocciasse della nostra ricerca e fiorisse dalle nostre mani. Infine è Lui a sorprenderci, provenendo da una strada imprevista. E’ la vicenda di Sant’Agostino, che la grazia ha sorpreso mentre lui cercava la gloria, a Milano con il vescovo Ambrogio e altri amici.